Giovanni Caprara, Corriere della Sera 30/03/2012, 30 marzo 2012
ANCORA A SECCO DOPO IL MARZO CALDO. IL CARDINALE: PREGATE PER LA PIOGGIA
La siccità ha aggredito buona parte della Penisola. Tra le regioni più colpite c’è la Toscana e il cardinale Giuseppe Betori a Firenze suggerisce di pregare per chiedere il dono della pioggia. Intanto la situazione potrebbe peggiorare. «Ci sono tutte le premesse — nota Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia del Cnr — perché i mesi invernali si sono già distinti per una carenza idrica notevole che proietterà effetti negativi nel prossimo futuro, probabilmente sull’intera annata». Come mai?
Dicembre 2011 e gennaio 2012 sono stati periodi molto meno piovosi del normale. Febbraio ha portato un po’ d’acqua derivata solo dalle nevi ma in zone abbastanza limitate e le aree più interessate sono state quelle lungo la costa adriatica. Comunque febbraio è per tradizione climatica un mese secco che non garantisce contributi. Poi dovrebbero arrivare i tre mesi primaverili, da marzo a maggio, abbondanti nelle precipitazioni e invece anche marzo in tutto il Centro Nord è rimasto a secco. Al contrario del Sud, dove invece c’è abbondanza d’acqua; ma questo in prospettiva non sembra aiutare granché. «Quindi anche se aprile e maggio fossero normalmente piovosi la crisi idrica segnerebbe comunque il territorio perché non basterebbe per ripristinare una normalità — precisa Pasqui —. La prossima settimana è nelle previsioni con pioggia e questo porterà un po’ di refrigerio ai campi e ai boschi, ma sarà insufficiente».
Le elaborazioni mensili sembrano suggerire pioggia anche in aprile, più incerto resta maggio dove però ci sono già indicazioni su una temperatura al di sopra delle norma. E questo è un danno perché eventuali precipitazioni sarebbero di fatto ridotte negli effetti a causa dell’evaporazione più elevata provocata dal termometro più alto.
Pasqui spiega: «Per misurare la siccità meteorologica usiamo tre riferimenti. Se non piove per tre mesi abbiamo una crisi superficiale che colpisce l’agricoltura e i boschi. Oltre i tre mesi e fino ai nove la crisi altera le falde superficiali e i corsi d’acqua; dai nove a 12 mesi si incide negativamente sulle falde più profonde creando problemi seri. Ecco, ora ci troviamo nella seconda fase di crisi intensa che riduce pure l’acqua dei pozzi». Se comunque il cielo fosse benigno nei prossimi due mesi i guai si risentirebbero anche dopo l’estate.
Nell’ultimo decennio una situazione analoga si era verificata durante l’inverno 2006-2007. Soprattutto il Nord ne era stato colpito con i fiumi come l’Adige al di sotto dei livelli. Fortunatamente la primavera fu generosa regalando da marzo a maggio piogge copiose che ripristinarono la siccità invernale. «Ma adesso la situazione è diversa da allora — conclude Massimiliano Pasqui — e non vediamo sulle nostre carte e con le elaborazioni dei computer prospettive incoraggianti: dobbiamo prepararci e tenerne conto».
Giovanni Caprara