Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 30/3/2012, 30 marzo 2012
“SONO PEGGIO LETTA E MINZOLINI”
Non mi dirà che vuol difendere Fede”. “Ma non si tratta di difendere o attaccare”, risponde il direttore di Rai 4, Carlo Freccero. Che con l’ex direttore del Tg4 ha condiviso una breve stagione a Mediaset, all’inizio degli anni 90.
Vuol prendere le parti di Fede?
Non diciamo sciocchezze. Quando uno è a terra, non bisogna infierire. Dico solo che era assolutamente trasparente. Senza ambiguità.
Ma proprio lei che fa una tv
così diversa, così distante.
Guardi che all’inizio c’era un aspetto innovativo della tv commerciale. La gente subiva la Rai fatta da pochi che volevano educare il pubblico. E percepiva il canone come una tassa scolastica suppletiva.
Quando vi siete conosciuti?
Io ero appena tornato da Parigi. Nell’estate ‘91, durante il colpo di Stato di Eltsin contro Gorbaciov ci ritrovammo io e lui a Studio aperto a cercare di fare informazione su quel accadeva in Russia, in un agosto torrido. Quella tv era ancora spumeggiante, non era così tetra come oggi. Nel ‘92 fui licenziato.
E poi?
Di lì a poco Berlusconi avrebbe fermato la crescita di queste reti, in favore di una tv adulterata, manipolatoria.
L’onore delle armi?
Sì, e non solo perché quando uno se ne va non è bello insultarlo. Ma soprattutto perché Fede non è il pensiero terzista. Quello sì che è pericoloso. Lui non ha mai fregato nessuno.
Chi le fa paura, allora?
Mettiamola così: tra Letta e Fede tutta la vita Fede. Letta sì che è il potere, uno che con Bisignani ipotizza gli organigrammi della Rai. Che manovra. Fede è una macchietta, la maschera di questo carnevale italiano. Faceva un telegiornale parodia. Il pubblico di Rete 4 voleva Fede perché lo rappresentava, era il suo profeta, il cane fidato di Berlusconi.
Perché l’hanno cacciato?
Se il potere non ha più bisogno dei servitori...
Obiezione: faceva pur sempre il giornalista.
Non lo era più. Non aveva i mezzi, i servizi. Era mezz’ora di propaganda, di spot. Era un testimonial di Berlusconi. Un fan, come quelli che cantano “Meno male che Silvio c’è”. Aveva chiuso con il giornalismo: l’informazione è inchieste, approfondimenti. Lui non sapeva nemmeno più cosa fosse. Per Rete 4 l’informazione è intrattenimento. Lo dimostrano quei fuori-onda a Striscia la notizia, quando lui si arrabbiava perché non aveva le persone in redazione, non poteva fare i collegamenti, mandare gli inviati. Lui si scusava, a Berlusconi dava quel che poteva. La fedeltà cieca.
Non l’ha mai spaventata l’informazione che faceva?
Ma no. Molto peggio i telegiornali di Mimun, di Minzolini. Sono pochissimi quelli che s’informano solo con il Tg4: qualche vecchietto, i malati.
Chi è Emilio Fede?
Un uomo di 81 anni, che si è dedicato a una persona tanto da abdicare perfino al tifo della sua squadra del cuore, pronto a ogni cosa, a parlare di Berlusconi come di un semi dio.
Però è strana questa fine così burrascosa.
Questa partita di poker se l’è giocata male, malissimo. Quando Mediaset decide di chiudere, tu non puoi comportarti così. Mi meraviglio di lui, che è un grande giocatore. Non ha capito che non era il momento per tirare così la corda, di bluffare.
Fede a parte, le televisioni,
anche Mediaset, perdono
ascolti.
Questo modello di tv commerciale, così schierata, non è più praticabile. Non rende più, è in crisi perché è troppo vecchia. La tv commerciale era nata in opposizione alla Rai, dovrebbe ritrovare forza, creatività. L’influenza che la tv non è più legata all’indottrinamento come fu per l’istituto Luce. Ma a una sua rivoluzione culturale, che privilegi la qualità sulla quantità. La tv si era fossilizzata su un modello berlusconiano che ormai è superato. Deve aggiornarsi. L’audience oggi non è solo quantità, ma anche partecipazione. Per esempio attraverso la Rete. Internet ha cambiato il modo di fare la tv, ma anche l’informazione. Non si può più essere manipolatori senza pagare dazio: questo è solo il primo atto di un cambiamento radicale che ci sarà a Mediaset.