Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sta arrivando la stangata sulla luce e sul gas. Non è roba da poco: quasi il 10 per cento per l’elettricità e l’1,8% per il gas. Il rincaro dell’elettricità è stato diviso in due tempi: un 5,8% in più ad aprile e un altro 4% a maggio. Dice l’Autorità per l’energia, attraverso il suo presidente Guido Bortoni, che il rinvio a maggio di questo 4% è dovuto all’«esigenza di dare un segnale, chiaro e concreto. Il tempo di un mese potrà servire ai decisori delle politiche energetiche per operare le migliori scelte con modalità sopportabili per i cittadini e le imprese, alle quali si sta già chiedendo uno sforzo titanico vista la congiuntura economica». In particolare, questo 4% di maggio «è ancora a livello di stima, stiamo lavorando ad ulteriori misure per far sì che i maggiori oneri dei servizi per assicurare l’equilibrio del sistema elettrico vengano in parte sostenuti dai produttori e non integralmente trasferiti alla collettività dei consumatori».
• È questa Authority dell’energia elettrica a stabilire quanto dobbiamo pagare?
Sì. L’Authority esiste da una dozzina d’anno, da quando cioè il mercato elettrico è stato liberalizzato. Vigila sulla concorrenza e stabilisce le tariffe. Bortoni ha spiegato che anche questo aumento dipende sostanzialmente dai picchi di prezzo del petrolio. C’è stato anche il freddo di febbraio che ha fatto saltare i conti.
• L’allusione ai politici per spiegare il rinvio di una parte dell’aumento a maggio significa che anche su questa voce insistono tasse e oneri che sono stati stabiliti dai vari governi?
Sì. Le dico come si dividono i 18,292 centesimi di euro che paghereno ad aprile per ogni kilowattora, tasse incluse. La spesa media totale annua per famiglia si aggirerà sui 494 euro. Di questi, 294 (59,5%) sono i costi dell’approvvigionamento e della commercializzazione al dettaglio, 69 (14%) pagano la rete, 67 le imposte compresa l’Iva, 64 gli oneri generali di sistema. Per far pagare meno gli oneri generali di sistema, ammesso che sia possibile, ci vuole una legge. Si possono tagliare le imposte? Mah, mi pare impossibile, anche se ieri s’è capito che il governo, con tutte le misure prese fino a questo momento, ha messo da parte un tesoretto di 12-13 miliardi, e altri soldi gli finiranno in cassa nei prossimi mesi. Non credo che Monti e Passera vogliano impegnare questi fondi su questa voce.
• E il gas?
Dal 1° aprile i prezzi di riferimento del gas saranno di 87,92 centesimi a metro cubo, cioè un centesimo e mezzo in più rispetto a prima. Calcolo per il cliente medio: 1.231 euro l’anno. Anche qui possiamo suddividere la bolletta: 500 euro per la materia prima, 423 euro per le imposte, 62 euro per trasporto e stoccaggio, 147 per la distribuzione, 99 per la vendita al dettaglio e la commercializzazione all’ingrosso. Non so se queste liste la divertono.
• Mi domando se si può fare qualcosa.
Importiamo energia per l’80%. L’elettricità viene soprattutto dalla Francia e dalla Svizzera, che la producono con le centrali nucleari. Quindi, noi che non abbiamo le centrali, rischiamo lo stesso, perché un incidente in un paese confinante avrebbe conseguenze catastrofiche pure da noi. La informo di passata che, superato il momento di spavento dopo Fukushima, la corsa alle centrali nucleari nel mondo è ripresa alla grande: secondo i dati della World Nuclear Association attualmente sul Pianeta sono in costruzione 60 centrali e altri 163 reattori sono stati ordinati alle aziende che li producono. I russi di Rosatrom (che sono tra quelli che fabbricano reattori) hanno dichiarato: «Dopo Fukushima non abbiamo perso neanche una commessa». Costruiscono soprattutto i paesi del Terzo mondo, in testa la Cina seguita dall’India.
• Non c’era tutta una cosa americana per cui si poteva produrre gas a poco prezzo?
Sì, le scisti bituminose. Negli Stati Uniti ce ne sono per 13.600 miliardi di metri cubi, in Cina per 25.100. Gli americani hanno trovato il modo per tirar fuori il gas da questi reperti, i cinesi no. Lo sappiamo fare anche noi e forse, su questo terreno, si potrebbe sottoscrivere una qualche intesa, anche se laggiù operano già, con accordi di ferro, Shell e Chevron. Il problema è anche che mentre il prezzo del petrolio aumenta (come abbiamo già detto qualche giorno fa anche per le sanzioni all’Iran e le crisi medioorientali) nei primi due mesi di quest’anno il mondo ha consumato ogni giorno mezzo milione di barili in più rispetto all’anno scorso.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 31 marzo 2012]