Tonia Mastrobuoni, La Stampa 31/3/2012, 31 marzo 2012
Gli imprenditori dichiarano meno dei loro dipendenti – Nel 2010 un contribuente italiano su due ha dichiarato al fisco meno di 15 mila euro
Gli imprenditori dichiarano meno dei loro dipendenti – Nel 2010 un contribuente italiano su due ha dichiarato al fisco meno di 15 mila euro. Si tratta di 20,2 milioni di persone, delle quali 14 milioni - un terzo del totale - si mettono in tasca ogni anno addirittura meno di 10 mila euro. Un altro 30 per cento dice di guadagnare tra 15 e 26 mila euro e il 20 per cento arriva a 100 mila. Soltanto lo 0,07 per cento degli italiani che arriva a compilare la dichiarazione dei redditi incassa più di 300 mila euro: si tratta di appena 30 mila persone Ma tra i dati forniti ieri dal ministero dell’Economia, non sono questi a far cascare la mascella, simili peraltro a quelli degli anni precedenti, ma quelli che riguardano le singole categorie di lavoratori. Anzitutto, desta un lieve sospetto anche il livello medio di stipendio degli italiani: 19.250 euro. Ma se si va poi nel dettaglio delle tipologie di reddito, i paradossi diventano lampanti: i lavoratori dipendenti guadagnano più degli imprenditori. Mentre gli autonomi guadagnano in media 41.320 euro e sulla carta sono i più «ricchi», i dipendenti possono contare su neanche metà di quella cifra, 19.810 euro e dichiarano più dei loro «padroni», degli imprenditori, che si fermano a 18.170 euro. I pensionati hanno un assegno che annualmente totalizza 14.980 euro mentre il reddito medio da partecipazione è di 16.500 euro. C’è di più. Quasi 11 milioni di italiani, il 10,7 per cento del totale dei contribuenti, dichiara zero, non paga un centesimo di Irpef. Si tratta di contribuenti a basso reddito che possono contare sulle soglie di esenzione o la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni del Fisco. Quanto alla distribuzione territoriale, è la Lombardia la regione con reddito medio complessivo più elevato (22.710 euro), seguita dal Lazio (21.720 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 13.970 euro. Un aspetto positivo è che la crisi non ha impedito a 915 mila italiani di fare donazioni alle onlus, alle organizzazioni senza scopo di lucro. Ed è altrettanto importante notare, come emerge da un dossier preparato dal ministero che c’è stato un «aumento del numero dei contribuenti (+18 mila circa) che ha sostenuto spese per addetti all’assistenza personale (badanti), con un incremento del 21,8% dell’ammontare totale di tali spese». Un altro dettaglio interessante è che gli sconti Irpef hanno consentito di dedurre o detrarre dalle tasse ben 50 miliardi di euro. Gli oneri deducibili - quelli che vengono tagliati dall’imponibile complessivo - sono stati pari a 22 miliardi di euro, mentre gli oneri detraibili - quelli cancellabili una volta ottenuta l’imposta - hanno pesato per 28 miliardi. Infine, il fisco rende noto che c’è stato un «forte aumento» delle spese per la riqualificazione energetica detraibili al 55% (+23%) e delle spese per il recupero edilizio detraibili al 36% (+12%)». Numerose le reazioni dal mondo politico e sindacale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha osservato che è indispensabile mettere in campo «nuove politiche per la crescita e lo sviluppo» e favorire così «l’occupazione». Ma soprattutto «non si deve esitare a proseguire nel cammino delle riforme», ma sempre con «la necessaria severità fiscale». Molto dura la reazione di Pier Luigi Bersani, che ha parlato dell’«eterna raffigurazione della vergogna dell’evasione fiscale». Secondo il segretario del Partito democratico «resta il punto principale per riprendere la strada della crescita». Cisl e Uil hanno chiesto un provvedimento per abbassare le tasse ai lavoratori e ai pensionati mentre Luca Montezemolo ha chiesto di spostare il carico fiscale «dal lavoro e dalla produzione alle rendite e ai patrimoni».