Declan Walsh, la Repubblica 31/3/2012, 31 marzo 2012
"La mia vita con Bin Laden sempre in fuga con 4 figli" – SE SI ascolta la più giovane moglie di Osama Bin Laden, dopo gli attentati dell´11 settembre, il terrorista è vissuto per nove anni in clandestinità in Pakistan, si è spostato tra cinque rifugi sicuri, e ha avuto quattro figli, almeno due dei quali nati in un ospedale pubblico
"La mia vita con Bin Laden sempre in fuga con 4 figli" – SE SI ascolta la più giovane moglie di Osama Bin Laden, dopo gli attentati dell´11 settembre, il terrorista è vissuto per nove anni in clandestinità in Pakistan, si è spostato tra cinque rifugi sicuri, e ha avuto quattro figli, almeno due dei quali nati in un ospedale pubblico. È la testimonianza di Amal Ahmad Abdul Fateh. Trent´anni, Amal offre un resoconto dettagliato della vita della famiglia del terrorista durante la latitanza, prima del raid americano che nel maggio 2011 ha ucciso Bin Laden a 54 anni. Il racconto della donna è contenuto in un rapporto di polizia del 19 gennaio che, ricostruendo quel periodo frenetico, lascia oscuri alcuni punti: le parole della signora Fateh sono riportate da un agente di polizia e non offrono molti particolari sui cittadini pachistani che hanno aiutato il marito a sfuggire agli americani. Però, esso solleva nuovi interrogativi sul modo in cui l´uomo più ricercato al mondo é riuscito a spostare la famiglia da un capo all´altro del Pakistan, apparentemente inosservato e indisturbato da quegli stessi servizi di sicurezza altrimenti infallibili. Le tre vedove di Bin Laden sono importanti per gli investigatori: conoscono la risposta ad alcuni interrogativi rimasti irrisolti per i servizi segreti occidentali dopo il 2001. Ora le donne sono agli arresti domiciliari a Islamabad. Non tutte hanno collaborato con le autorità. Le due più anziane, Kharia Hussain Sabir e Siham Sharif, entrambe saudite, hanno rifiutato di collaborare con gli investigatori, mentre Fateh, ferita nel raid in cui è stato ucciso il marito, ha scelto un atteggiamento diverso. Fateh racconta di aver acconsentito a sposare Bin Laden nel 2000 perché «desiderava sposare un mujahid», un combattente. Nel luglio di quell´anno la donna si è trasferita a Karachi e qualche mese più tardi ha raggiunto Bin Laden e due delle sue mogli in Afghanistan, nel quartier generale in una fattoria nei dintorni di Kandahar. Il rapporto spiega come gli attentati dell´11 settembre abbiano costretto la famiglia Bin Laden a «dividersi». La donna è tornata a Karachi per nove mesi assieme alla figlia neonata, Safia, cambiando casa sette volte grazie all´aiuto di «alcune famiglie pachistane» e del figlio maggiore di Bin Laden, Saad. Anche altri importanti membri di Al Qaeda si erano trasferiti a Karachi, una città di oltre 18 milioni di abitanti. Khalid Shaikh Mohammed, la mente degli attentati dell´11 settembre, sostiene che durante quel periodo ha ucciso il corrispondente del Wall Street Journal, Daniel Pearl; l´uomo è stato catturato in una casa di Rawalpindi nel marzo 2003. Fateh racconta di aver lasciato Karachi nella seconda metà del 2002 per raggiungere Peshawar, dove si trovava il marito. La caccia a Bin Laden da parte degli americani, in quel periodo, era intensa: Al Qaeda aveva attaccato in Kenya un hotel di proprietà israeliana nonché alcuni locali notturni in Indonesia; la ricerca si concentrava sulla zona di confine tra Pakistan e Afghanistan. Bin Laden aveva trasferito la famiglia in una zona montana del Pakistan nord-occidentale, ma non nella regione tribale su cui era focalizzata l´attenzione occidentale. Dapprima la famiglia si era stabilita a Swat, una pittoresca regione a circa 100 chilometri a Nord-Ovest della capitale, e lì aveva risieduto in due diverse case per otto e nove mesi. Nel 2003, Bin Laden e i suoi si erano trasferiti ad Haripur, ancora più vicina ad Islamabad, dove avevano abitato per due anni in una casa in affitto. Qui, nel 2003, Fateh ebbe una bimba, Aasia, e nel 2004 un maschio, Ibrahim, entrambi nati nell´ospedale pubblico della città. Il rapporto di polizia riferisce che in entrambe le occasioni Fateh «è rimasta in ospedale per periodi molti brevi, di due o tre ore». All´amministrazione dell´ospedale erano stati forniti documenti d´identità falsi. La donna racconta che, a metà del 2005, Bin Laden e la sua famiglia si erano trasferiti ad Abbottabad, 30 chilometri ad Est, dove nacquero altri due figli, Zainab nel 2006 e Hussain nel 2008. Le residenze a Swat, Haripur e Abbottabad erano state approntate da ospiti Pashtun: due fratelli, Ibrahim e Abrar, le cui famiglie hanno risieduto con loro per tutto il tempo. Si ritiene che Ibrahim sia in realtà Abu Ahmed al-Kuwaiti, un uomo di etnia pashtum cresciuto in Kuwait e noto come "il corriere" perché incaricato di portare messaggi al leader di Al Qaeda. Quando, nel maggio scorso, i commando dei Navy Seal americani hanno preso d´assalto la residenza di Abbottabad, uccidendo Bin Laden, Fateh, che si trovava nella stessa stanza, è stata ferita a una gamba. Nel raid sono morte altre quattro persone: il corriere, sua moglie Bushra, suo fratello Abrar e Khalil, figlio ventenne di Bin Laden. Il racconto di Fateh, se dimostrato, fa ritenere che già nel 2005 le forze americane si fossero pericolosamente avvicinate a Bin Laden quando un fortissimo terremoto colpì il Pakistan nord-occidentale, uccidendo almeno 73 mila persone. Gli Chinook americani carichi di generi di soccorso avevano sorvolato l´area del disastro. Ma il presidente Pervez Musharraf, all´epoca alleato dell´amministrazione Bush, affermava che Bin Laden era nascosto in Afghanistan. (©The New York Times / la Repubblica Traduzione di Antonella Cesarini)