VARIE 31/3/2012, 31 marzo 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. EVASIONE FISCALE
REPUBBLICA.IT
VALENTINA CONTE
POCHI pagano le tasse, molti ostentano il lusso. La ricchezza in Italia è un mostro a due teste: da una parte i 30 mila contribuenti onesti che dichiarano redditi sopra i 300 mila euro lordi annui, dall’altra i furbetti del Fisco. Ovvero molti dei 600 mila italiani che hanno portafogli finanziari straboccanti, sopra i 500 mila euro, per un totale di oltre 800 miliardi di investimenti, fanno vacanze tutto l’anno su super yacht, sgommano a bordo di costosissimi bolidi, viaggiano in elicottero. E dichiarano 20 mila euro lordi l’anno, il doppio della paga di un co. co. pro. I conti non tornano e l’evasione delle tasse si conferma il vero nodo scorsoio dell’economia italiana. Che punisce gli onesti e intoppa la crescita.
Più di 600 mila superpaperoni hanno patrimoni finanziari superiori al mezzo milione di euro. Eppure appena 30.590 italiani dichiarano di guadagnare sopra i 300 mila euro. Venti volte meno. Questa volta i conti proprio non tornano. Ancora meno se consideriamo che in Italia la maggior parte dei proprietari di yacht, bolidi, aerei privati ha un reddito medio "ufficiale" di 20 mila euro. A fronte di 100 mila barche di lusso, ovvero natanti lunghi almeno 10 metri, 595 mila supercar da 248 cavalli (185 kw), 518 elicotteri privati. Com’è possibile se, come calcola la Banca d’Italia, il 10% più ricco della popolazione possiede ben il 44% della ricchezza nazionale?
I (POCHI) RICCHI SOPRA I 300 MILA
Invisibili al Fisco, visibili nei consumi e negli investimenti. Puntuale, la contraddizione spunta come un fenomeno carsico. I nuovi dati sulle dichiarazioni 2011, comunicati ieri dal Dipartimento delle finanze, per la prima volta isolano il numero di italiani più fortunati, ma anche onesti, che nel 2010 hanno guadagnato più di 300 mila euro, lo 0,07% di chi presenta Unico, 730 o 770 (la precedente classificazione conteggiava quelli sopra i 200 mila euro). Si tratta di appena 30.590 contribuenti, un medio Comune italiano, e hanno versato al Fisco 7 miliardi di imposte su un totale di quasi 150 miliardi (il 4,7%). In pratica, 18 mila lavoratori dipendenti, 6.300 autonomi, 7.800 pensionati, per lo più, che pagano, tra l’altro, anche il discusso e tormentato contributo di solidarietà, voluto dalla manovra di agosto di Tremonti (il 3% sulla parte eccedente i 300 mila euro).
I PATRIMONI MOBILIARI
Eppure qualcosa stona. Secondo una ricerca dell’Associazione italiana private banking (confermata anche in analoghi studi, Uil, Bankitalia), circa 611 mila italiani posseggono corposi patrimoni mobiliari (fondi, titoli, azioni), sopra i 500 mila euro, per un totale di quasi 880 miliardi. Una cifra enorme, non molto distante, per dire, dal trilione di euro, i 1.000 miliardi prestati dalla Bce di Mario Draghi alle banche europee negli ultimi tre mesi contro la crisi dei debiti sovrani. Oltre 400 mila italiani hanno investimenti fino a un milione di euro. E quasi 8 mila super-super-ricchi oltre i 10 milioni.
IL LUSSO
Altra cartina di tornasole, i consumi di lusso. Ben 42 mila dei 100 mila yacht dai 10 metri in su sono di proprietà di quasi nullatenenti che dichiarano 20 mila euro lordi annui, secondo un recente rapporto dell’Anagrafe tributaria, predisposto proprio per studiare gli effetti della "patrimoniale sul lusso" voluta dal Salva-Italia di Monti, la famosa tassa sullo stazionamento delle barche, presto riconvertita (viste le proteste e le presunte fughe all’estero dei natanti) in tassa sul possesso nel Cresci-Italia (liberalizzazioni).
E che dire poi delle 180 mila Mercedes, Bmw e Audi di fascia superiore? C’è da augurarsi che almeno i proprietari delle 620 Ferrari e le 151 Lamborghini siano tra i pochi ma onesti 30.590 contribuenti non evasori. Poche speranze infine sul club più clamoroso di finti poveri da 20 mila euro. Sono 518 italiani che dichiarano il doppio di quanto guadagna in un anno (lordi) un cocopro, ma hanno un vantaggio che il precario può solo sognare: un elicottero pronto all’uso, magari sul tetto o nella piazzola di casa. Poveri, ma veloci.
(31 marzo 2012)
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MILANO - Il reddito medio degli italiani è pari a 19.250 euro. E’ quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi Irpef (dichiarazioni 2011 su anno di imposta 2010) che tutte sommate arrivano a 792 miliardi di euro. Di più: il 49% dei contribuenti italiani ha un reddito complessivo lordo annuo che non supera i 15.000 euro l’anno. Un terzo invece non supera i 10.000 euro. E nonostante tutto, in un anno, il reddito medio, secondo il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia è cresciuto dell’1,2%.
Dall’analisi del ministero emerge anche che circa 10,7 milioni di contribuenti "hanno imposta netta pari a zero", in pratica non pagano l’Irpef. Si tratta di contribuenti a basso reddito compresi nelle soglie di esenzione o la cui cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni del Fisco.
I ricchi veri? Lo 0,07% - Di certo emerge la fotografia di un Paese spaccato: solo l’uno per cento dei contribuenti dichiara redditi superiori ai 100mila euro. E ancora, sono 30.590 i soggetti (lo 0,07% dei contribuenti) quelli che dichiarano oltre 300mila euro. Sono i soli, quindi, cui verrà applicata il contributo di solidarietà del 3 per cento negli anni d’imposta 2011-2013. Dall’analisi per tipologia di reddito, si legge ancora nel comunicato, "emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 41.320 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 18.170 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 19.810 euro e quello dei pensionati è pari a 14.980 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione è stato pari a 16.500 Euro".
In pratica, a dar retta alle dichiarazioni dei redditi, tra un imprenditore e un pensionato ci sono meno di 4mila euro annui di differenza. Quanto all’analisi territoriale, mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (22.710 Euro), seguita dal Lazio (21.720 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 13.970 euro.
Il peso del fisco - E se i redditi aumentano dell’1,2%, l’imposta netta corre molto più veloce con un incremento del 2,5% (120 euro in più in media): il valore medio, sui redditi del 2010, è arrivato a 4.840 euro contro i 4.720 euro del 2009. L’imposta "positiva" è dichiarata da circa 30,9 milioni di soggetti, il 74 per cento del totale contribuenti.
L’addizionale regionale Irpef ammonta complessivamente a 8,6 miliardi di euro (+3,7% rispetto al 2009) con un importo medio per contribuente pari a 280 euro, mentre quella comunale ammonta a circa 3 miliardi (+0,4%) con un importo medio pari a 120 euro. L’addizionale regionale media più alta si registra nel Lazio (440 euro), seguito dalla Campania (360 euro), mentre l’addizionale regionale più bassa si registra in Puglia e Basilicata (180 euro).
Lo studio della Cgil - In giornata è stata anticipata dall’Agi anche un’elaborazione del Dipartimento politiche economiche della Cgil sulla distribuzione del carico fiscale. Secondo lo studio, i più tartassati sono i contribuenti campani, quelli che pagano meno i toscani. Il calcolo è ottenuto considerando in particolare l’aumento delle addizionali regionali appena scattato in busta paga. Secondo questi calcoli compiuti su sei principali regioni, se si prende come riferimento un reddito di 35 mila euro, l’esborso complessivo per chi abita in Campania è di 711 euro l’anno. Va meglio per i lombardi, ad esempio, che pagano 513 euro e per i toscani 431 euro. I contribuenti di Emilia Romagna, Lazio e Sicilia, si trovano invece quest’anno un ammanco di 606 euro. C’è da dire però che nel Lazio, la sorpresa è meno amara perchè l’aumento tout court rispetto all’anno scorso è di poco più di 10 euro (nelle altre Regioni, mediamente di 116 euro).
Reazioni politiche - "E’ l’eterna raffigurazione della vergogna dell’evasione fiscale che resta il punto principale per riprendere la strada della crescita". Così Pier Luigi Bersani, a margine della conferenza nazionale del Pd sulla giustizia, ha commentato i dati del ministero dell’Economia, secondo cui la metà dei contribuenti italiani dichiara meno di 15.000 euro annui.
CORRIERE.IT - PASSERA CONTRO EVASORI
A CERNOBBIO
Passera:«Evasione, serve sanzione sociale»
Marcegaglia: «L’articolo 18 va riformato»
Il ministro:«Errato considerare furbo non pagare le tasse»
E sui rincari delle spese energetiche: «Bolletta troppo alta»
«Basta con i furbetti del fisco»
di Nino Luca MILANO - Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera sottolinea l’importanza della «sanzione sociale» contro l’evasione fiscale che ritiene una «situazione da aggiustare». Lo ha detto a margine del Workshop Ambrosetti. «Non può più essere considerata furbizia non pagare le tasse - ha sottolineato - non può essere considerato accettabile che chi ha uno stile di vita di buon livello non abbia poi una sua quota di partecipazione agli oneri pubblici». Dichiarazioni giunte all’indomani della pubblicazione dei dati sui redditi degli italiani. Numeri che indicano evidenti anomalie, come quelli sui lavoratori dipendenti che mediamente dichiarano al fisco più di autonomi e imprenditori.
ENERGIA - Il ministro dello Sviluppo economico ha parlato anche dei costi energetici, che hanno subito pesanti rincari: «Bisogna evitare che crescano ulteriormente», ha detto, indicando nella liberalizzazione ulteriore del mercato del gas, «una via per pensare a delle riduzioni». E ancora, «se sapremo utilizzare il potenziale di risorse italiane che abbiamo» come «i giacimenti di gas e petrolio non ancora sviluppati, anche questo potrà contribuire a un lavoro sia di breve che di medio periodo». Certo è, ribadisce, che «la bolletta per gli italiani è troppo alta».
A CERNOBBIO
Passera:«Evasione, serve sanzione sociale»
Marcegaglia: «L’articolo 18 va riformato»
Il ministro:«Errato considerare furbo non pagare le tasse»
E sui rincari delle spese energetiche: «Bolletta troppo alta»
«Basta con i furbetti del fisco»
di Nino Luca MILANO - Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera sottolinea l’importanza della «sanzione sociale» contro l’evasione fiscale che ritiene una «situazione da aggiustare». Lo ha detto a margine del Workshop Ambrosetti. «Non può più essere considerata furbizia non pagare le tasse - ha sottolineato - non può essere considerato accettabile che chi ha uno stile di vita di buon livello non abbia poi una sua quota di partecipazione agli oneri pubblici». Dichiarazioni giunte all’indomani della pubblicazione dei dati sui redditi degli italiani. Numeri che indicano evidenti anomalie, come quelli sui lavoratori dipendenti che mediamente dichiarano al fisco più di autonomi e imprenditori.
ENERGIA - Il ministro dello Sviluppo economico ha parlato anche dei costi energetici, che hanno subito pesanti rincari: «Bisogna evitare che crescano ulteriormente», ha detto, indicando nella liberalizzazione ulteriore del mercato del gas, «una via per pensare a delle riduzioni». E ancora, «se sapremo utilizzare il potenziale di risorse italiane che abbiamo» come «i giacimenti di gas e petrolio non ancora sviluppati, anche questo potrà contribuire a un lavoro sia di breve che di medio periodo». Certo è, ribadisce, che «la bolletta per gli italiani è troppo alta».
Gli imprenditori facciano la loro parte contro l’evasione
di Nino Luca RIFORMA DEL LAVORO - E il workshop Ambrosetti è anche l’occasione per una dichiarazione della presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia, che si dice contraria a una convergenza del modello di licenziamento verso quello tedesco nella riforma del lavoro: «Se cambiamo, dobbiamo cambiare tutto o al limite non fare la riforma». «Piuttosto che fare una riforma che ha il risultato finale di irrigidire il mercato del lavoro è meglio non farla», segnalando in particolare che la riforma attuale «ha messo un irrigidimento sulla flessibilità in entrata».
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MILANO - Il reddito medio degli italiani è pari a 19.250 euro lordi. È quanto risulta dall’elaborazione delle ultime dichiarazioni dei redditi Irpef (dichiarazioni 2011 su anno di imposta 2010), diffuse dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. In un anno il reddito degli italiani è cresciuto dell’1,2% ma il 49% dei contribuenti ha un reddito complessivo lordo annuo che non supera i 15.000 euro l’anno. Un terzo degli italiani (circa 14 milioni) non supera un reddito complessivo lordo di 10.000 euro. Il 30% dei contribuenti dichiara redditi compresi tra i 15.000 ed i 26.000 euro, il 20% invece redditi tra i 26.000 e i 100.000 euro. Solo l’1% dei contribuenti italiani dichiara redditi superiori ai 100.000 euro, mentre il 90% è sotto i 35mila euro lordi. I contribuenti con redditi dichiarati superiori ai 300.000 euro sono invece 30.590, lo 0,07% del totale
REGIONI - Ma dove e chi dichiara di più? L’analisi territoriale mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (22.710 euro), seguita dal Lazio (21.720 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 13.970 euro. Nel 2010 si evidenzia, in controtendenza rispetto al 2009, una crescita superiore del reddito complessivo medio nelle regioni settentrionali rispetto al resto del Paese: gli incrementi variano da un massimo dell’1,3% al nord-ovest ad un minimo dello 0,6% nelle isole.
10 MILIONI A «IMPOSTA ZERO» - Con questa situazione di redditi (dichiarati) molto bassi, è alto il numero di quanti non sono tenuti a pagare le tasse: sono circa 10,7 milioni i contribuenti che «hanno imposta netta pari a zero», in pratica non pagano l’Irpef. Si tratta di contribuenti a basso reddito compresi nelle soglie di esenzione o la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni del Fisco.
GLI IMPRENDITORI - Le cifre del Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia dicono che quella degli imprenditori sarebbe una categoria a basso reddito. La media infatti è di 18.170 euro di reddito lordo, meno dei dipendenti (19.810 euro) e degli autonomi (41.320 euro). Il reddito dei pensionati è invece di 14.980 euro, mentre quello «da partecipazione» è di 16.500 euro.
LA CRISI - Il Dipartimento delle Finanze ha ricordato che «dopo la profonda crisi economica che ha segnato il 2009, il 2010 è stato caratterizzato da una lieve ripresa, con un recupero del Pil reale (+1,8%) e nominale (+2,2%)». Le dichiarazioni dei redditi presentate per l’anno d’imposta 2010 sono state oltre 41,5 milioni, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (0,6 per cento). Anche il numero di contribuenti è tornato a crescere (+24 mila), recuperando in minima parte il calo registrato nell’anno precedente (-280 mila). Ad aumentare sono soprattutto i contribuenti che dichiarano un reddito da lavoro dipendente (+56 mila), contro il calo di chi dichiara reddito d’impresa e lavoro autonomo
IL PESO DELLE ADDIZIONALI - A pesare sul reddito dei cittadini è l’addizionale regionale Irpef, in totale 8,6 miliardi di euro (+3,7% rispetto al 2009) con un importo medio per contribuente pari a 280 euro. L’Irpef comunale ammonta invece a circa 3 miliardi (+0,4%) con un importo medio per italiano pari a 120 euro. È il Lazio a registrare l’addizionale regionale media più alta (440 euro), seguito dalla Campania (360 euro). Al contrario l’addizionale regionale più bassa si registra in Puglia e Basilicata (180 euro).
LE REAZIONI - Il leader del Pd Pierluigi Bersani commenta così i dati sulle dichiarazioni dei redditi: «È l’eterna raffigurazione della vergogna dell’evasione fiscale». «Le tasse, in un corretto sistema democratico - ha aggiunto Anna Maria Bernini, portavoce vicario del Pdl - non dovrebbero essere percepite come una sofferenza, ma come una giusta contribuzione al bene comune». Ma sul rapporto tra reddditi di imprenditori e dipendenti reagisce la Cguia di Mestre: «È un falso statistico - spiega Giuseppe Bortoluss - non è vero che gli imprenditori guadagnano meno dei dipendenti. Ancora una volta qualcuno in malafede include, nel dato medio del lavoratore dipendente, stipendi di magistrati, manager, dirigenti che alzano il dato medio. Se il confronto viene eseguito, ad esempio, tra il reddito di un artigiano e quello di un suo dipendente, si scopre che il primo guadagna il 42% in più».