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 2012  marzo 31 Sabato calendario

I TEDESCHI TRUCCANO IL FONDO SALVA-STATI


Bruxelles non è riuscita nell’intento di prendere per il naso i mercati europei. Dopo aver strombazzato l’aumento della dotazione del nuovo fondo salva-Stati a 800 miliardi, ieri a metà pomeriggio ha dovuto scoprire le carte, facendo battere in ritirata una buona schiera di investitori. L’European stability mechanism (Esm), il fondo permanente che dovrà proteggerci da un’eventuale nuova fragilità finanziaria, avrà una dotazione di 500 miliardi di euro, come ha sempre caparbiamente preteso la cancelliera tedesca Angela Merkel. La novità sta nell’anticipo del pagamento delle rate di competenza degli Stati membri. L’Esm vedrà la luce il prossimo luglio e le prime due “bollette” dovranno essere versate già entro l’anno, altre due nel 2013, e una finale a giugno 2014.
Questo farà sì che il fondo permanente sarà operativo in parallelo con quello temporaneo, l’Efsf che continuerà a essere in grado di prestare risorse finanziarie in modo attivo fino a metà 2013, quando il temporaneo scadrà.
L’Efsf ha fondi impegnati con i Paesi sotto programma per 200 miliardi di euro. Gliene avanzerebbero altrettanti. Gli ultimi 100 miliardi provengono dal fondo di stabilità europeo. Il totale fa 800 miliardi. Un gioco delle tre carte che non è piaciuto ai mercati: evidentemente avevano mal interpretato i segnali di apertura lanciati dalla Merkel nei giorni scorsi. D’altronde la cancelliera non può non tener conto del muro alzato dall’opinione pubblica sull’ipotesi di innalzamento del fondo permanente salva-Sati. Secondo un sondaggio “Politbarometer” diffuso dalla seconda rete televisiva pubblica Zdf, 3 tedeschi su 4 (il 74%) non vogliono che Berlino metta ancora mano al portafoglio.
A sottolineare la posizione dell’ala intransigente, ampiamente presente anche nel parlamento tedesco, ci ha pensato la banca centrale. La Bundesbank ha comunicato ieri che non accetterà più bond bancari di paesi a rischio come Grecia, Irlanda e Portogallo: «Non rispettano i nostri requisiti minimi di garanzia», ha detto il portavoce. Attualmente la banca ha nei forzieri titoli di questi Paesi per almeno 500 milioni di euro.
Al di là delle dichiarazioni di soddisfazione piovute ieri dai leader di mezza Europa per l’anticipo del fondo Esm, la tensione tra gli euroburocrati si taglia con il coltello. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker ha cancellato la conferenza stampa in calendario perché il ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, lo ha bruciato sul tempo dando la notizia del rafforzamento del fondo di salvataggio da 500 a 800 miliardi di euro. Un rafforzamento, come detto, “fittizio”.
Oltre le dichiarazioni di facciata, qualche voce critica si è sentita rimbombare tra i corridoi della burocrazia europea, prontamente rilanciata dai cronisti delle agenzie di stampa. Come quella del leader del gruppo dei liberali europei all’Europarlamento, Guy Verhofstadt: l’Eurogruppo «s’illude, la decisione di fondere Esm e Efsf non è che un palliativo». I ministri delle finanze europei «non fanno che ripetere lo stesso errore rifiutando di mettere in piedi un “firewall” permanente, preferendo utilizzare un semplice estintore, per niente adatto a proteggere dal contagio le principali economie dell’eurozona».
I mercati borsistici partiti bene, venuti a conoscenza del trucco, hanno ripiegato pesantemente per poi riprendersi sul finale. Piazza Affari ha archiviato la giornata con un progresso dello 0,46% mentre Francia e Germania, vale a dire i due Paesi che avrebbero dovuto pagare di più per l’ipotizzato ulteriore rafforzamento del fondo permanente, hanno chiuso con guadagni superiori all’1%.

Antonio Spampinato