Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 31 Sabato calendario

Vasco Rossi: e adesso vorrei fare l’attore – Che convalescenza effervescente. Tornato nell’occhio dei media dopo 9 mesi durante i quali sulla sua salute si è detto di tutto, Vasco Rossi è divertito, eccitato, spiritoso e a volte sarcastico

Vasco Rossi: e adesso vorrei fare l’attore – Che convalescenza effervescente. Tornato nell’occhio dei media dopo 9 mesi durante i quali sulla sua salute si è detto di tutto, Vasco Rossi è divertito, eccitato, spiritoso e a volte sarcastico. Dopo l’anteprima del balletto L’altra metà del cielo , la conferenza stampa vorrebbe seguire canoni consolidati, ma lui ha urgenze non trattenute. I critici di balletto storcono il naso, gli scaligeri sono preoccupati. La scena si articola essenzialmente nello scambio fra Vasco che chiama «bad girl» la coreografa Martha Clarke, e la medesima che definisce invece lui, «bad boy». Si sono piaciuti, ma il rocker chiede con decisione che si alzi il volume alla rilettura del suo abbondante universo creativo femminile che fa da colonna sonora alla piéce. Albachiara, Silvia e Susanna cambiano pelle nel trascorrere delle 13 canzoni con l’aiuto di questo album, L’altra metà del cielo , per il quale Celso Valli ha riscritto con sapienza le partiture in chiave classica. Vasco canta le sue storie di sempre con un piglio vivace, come faceva nei primi dischi. A volte sembra stia recitando: «Questo però non è un disco di Vasco Rossi - ammonisce - è un disco classico, di Celso Valli e del balletto. Che io non ho potuto vedere bene, perché stavo in fondo: e non posso neanche venire alla prima del 3 aprile, perché non ho il biglietto e dovrei stare in piedi». «In fondo» sarebbe, per la cronaca, il palco presidenziale. Vabbé. Confessa di essersi molto emozionato: ma più che altro appariva tenero, con quella sua aria simpatica da provinciale rock arrivato primo nel tempio nazionale della lirica. La capigliatura avara gira verso l’alto («Ho un diavolo per capello, e li ho voluti così») mentre scherza con i Tg: «Ieri la notizia era l’addio di Fede, oggi dovrebbe essere Vasco Rossi alla Scala, sempre se non beccano Confalonieri con la valigetta». Poi, richiesto di raccontare finalmente a voce, dopo tanto Facebook, l’annus horribilis, erompe: «Sono stato sei mesi in clinica, io che non sono mai stato malato per più di due giorni. Ho scoperto che la polmonite dura un mese, ho fatto quattro mesi di antibiotici che mi hanno spezzato le reni: senza difese immunitarie, ho preso tutte le malattie che passavano. Poi mi sono chiuso nello Stupido Hotel, per incidere questo album». Il riferimento è alla residenza lavorativa che si è scelto negli ultimi due piani di un hotel bolognese, dando origine a una micidiale sventagliata di ipotesi che lo davano di volta in volta come depresso o malato terminale. «I medici mi hanno detto che ci vorrà un anno di convalescenza. Il direttore della clinica Villalba mi ha organizzato uno dei periodi più belli della mia vita, ho conosciuto un sacco di gente e, male a parte, sarei stato benissimo». I problemi semmai sono (guarda un po’, pure lui) economici: «Un giorno la mia commercialista mi ha detto: “Siamo in crisi di liquidità”. Stiamo dunque ristrutturando l’azienda, che è molto complessa perché autosufficiente. Ora la riduco e ridivento artista, ci penserà la Emi a organizzare tutto». Già, perché anche l’altra favola metropolitana, che il signor Rossi si ritira, viene pienamente smentita: «Ho detto che mi dimetto da rockstar, perché non mi diverto più al palco sempre più grosso. Non smetto di far canzoni nè dischi, anche la Scala è segno della mia nuova vita. Sono un istintivo, ho scoperto Facebook per caso, posso dialogare con 2 milioni 800 mila persone anche se Tania (la sua pressagent, ndr) mi mette in crisi». Si scopre che fra le nuove possibilità non esclude il cinema: «Di sicuro il regista, ma anche recitare: pensavo che Tom Cruise fosse un pirla, ma in Protocollo Fantasma è bravissimo, e così pure Di Caprio. Ho imparato a stare sul palco guardando, ora sono il più bravo. Ma adesso che ho tempo voglio imparare dagli attori americani, a recitare con il corpo». Le offerte non gli mancano: «Mi hanno chiesto di cantar dal vivo alla Scala, ma non esiste. Se ci fossi io guarderebbero me e non le mie donne. Che ora sono indipendenti, e vanno loro nei teatri come qualcuno vorrebbe far fare a me. Io resto nelle cantine, nei bar, negli stadi». Sorride disarmante: «Non mi sento cambiato per niente, sono contento di essere l’artista Vasco Rossi e continuo a scrivere canzoni».