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 2012  marzo 31 Sabato calendario

Per fare affari con gli emiri il Real Madrid si toglie la croce – Non c’è più religione è una di quelle frasi comode che, nel foot­ball, non hanno più valore

Per fare affari con gli emiri il Real Madrid si toglie la croce – Non c’è più religione è una di quelle frasi comode che, nel foot­ball, non hanno più valore. Chie­dete a quelli del Real Madrid, nel­la persona di Florentino Perez, il presidente padrone. Il club delle merengues ha avviato i lavori per un lussuoso resort a Ras Al Khai­mah, una delle magnifiche sette isole che formano gli Emirati Ara­bi; l’inaugurazione della struttu­ra, che comprenderà alberghi, ri­storanti, campi di football aperti sul mare e altri impianti per disci­pline sportive, un museo calcisti­co del club, numerose sale cine­matografiche, è prevista per il due­mila e quindici, salvo contrattem­pi e casi diplomatici. La prima pie­tra, come si usa per cerimoniale, è stata già posta, presente, tra gli al­tri, Zinedine Zidane, di religione musulmana. Non è un dato margi­nale. Anzi. La giunta direttiva del Real Ma­drid, ricevuta una relazione «stori­co- ambientale» ha già anticipato eventuali problemi: ha infatti deci­so di togliere dallo stemma della società la croce che sovrasta la co­rona. L’autorizzazione ad aggiun­gere il simbolo religioso sull’inse­gna regale del club venne conces­sa nel millenovecentoventi dal re Alfonso XIII. Ai cittadini dell’isola e dintorni il particolare storico non interes­sa, anzi risulta fastidioso, quasi provocatorio. La croce potrebbe creare malumori tra i fedeli musul­mani, il simbolo degli infedeli de­ve restare fuori dai campo di cal­cio, i grandi club europei portano interesse e popolarità in un mon­do ancora chiuso ma che sta cer­cando proprio nel football una vi­sibilità anche sontuosa, gli investi­tori supermilionari del Qatar, nel campionato inglese, francese, spagnolo, sono la conferma più evidente del fenomeno che si sta allargando in ogni zona del vec­chio continente, fatta eccezione per l’Italia,forse proprio per moti­vi religiosi. Il progetto del Real Madrid, che conta oltre centocinquanta milio­ni di tifosi in tutto il mondo, preve­de un investimento grandioso nel­la terra degli emiri con ritorni fi­nanziari altrettanto consistenti, va da sé che qualunque dettaglio che possa disturbare i rapporti commerciali e politici tra il club e le autorità degli Emirati Arabi Uni­ti debba essere evitato e cancella­to in partenza. Anche il Barcellona, in occasio­ne di una finale nel torneo di Abu Dhabi, ha dovuto togliere dallo scudo, che ne rappresenta lo stem­ma, la croce di San Jordi. Non so se anche ai calciatori e agli allenatori verrà proibito il segno della croce prima del fischio di inizio della partita, così come eventuali ta­tuaggi che ricordino Cristo e la sua Passione, collane, ciondoli e monili vari raffiguranti personag­gi delle Sacre Scritture o, addirittu­ra, chiedere a Cristiano Ronaldo di cambiare il nome in Musulman Ronaldo. Di certo la scelta diplomatica del Real Madrid potrebbe provo­care reazioni tra i tifosi madridi­sti, già scatenati sui social network, denunciando il declino occidentale,l’inchino alle imposi­zioni non di mercato ma di potere religioso. Il Real Madrid è un club più vici­no alla religione cattolica rispetto ai rivali del Barcellona. Secondo una indagine svolta da Metrosco­pia, infatti, il 30 per cento dei tifosi del Real si dichiara cattolico prati­cante contro il 14 dei catalani, mentre soltanto il 9 per cento dei madridisti si dice ateo o non cre­dente contro il 26 per cento della popolazione ’blaugrana’. Ma gli affari sono affari, soprattutto se i dollari arrivano dagli emiri che hanno culto e riti diversi. Il Real Madrid conserva la corona ma ri­nuncia alla croce. Un sacrificio che vale più di trenta denari. Tony Damascelli