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 2012  marzo 31 Sabato calendario

“Scusate, sono un fallito” Così si è ucciso mio marito oberato da tasse e mutui – Quella mattina sono uscita per prima, alle sei del mattino

“Scusate, sono un fallito” Così si è ucciso mio marito oberato da tasse e mutui – Quella mattina sono uscita per prima, alle sei del mattino. Di norma lui aspettava che le ragazze andassero a scuola. Ma uscì presto. Ha salutato i suoi genitori che abitano nello stesso condominio, un piano sotto il nostro appartamento. Ma non si trovò, come tutte le mattine, con l’amico al bar di fronte alla carrozzeria per bere il caffè. Quando si sono accorti che non era passato e che aveva rotto quell’abitudine, sono andati a chiamarlo sul lavoro. La porta era spalancata e l’hanno trovato impiccato». Valentina Scaramuzza è una mamma e un’imprenditrice, titolare di un bar a Mestre. Il 26 settembre dello scorso anno è rimasta vedova. Oggi lavora tutto il giorno senza pause «così il tempo passa - dice – e ne dedico poco a me stessa». Mauro De Vincenti aveva 47 anni quando il 26 settembre del 2011 ha deciso di togliersi la vita. Ha lasciato un biglietto davanti alla foto della moglie e delle sue due figlie, Jessica di 15 anni e Veronica di 13: «Chiedo scusa a tutti. Sono un fallito». Mauro aveva una carrozzeria a Mestre. «Mio marito faceva questo lavoro fin da quando era ragazzino – ricorda Valentina – era sempre stato dipendente, poi tre anni fa ha deciso di mettersi in proprio. L’entusiasmo era tanto e l’ho appoggiato. Ha chiesto prestiti e devo ancora oggi ringraziare Confartigianato per l’aiuto e il supporto che ci ha dato». Mauro ha assunto due dipendenti e ha «creato un gioiello di carrozzeria». Poi a marzo dello scorso anno qualcosa è cambiato. «Aveva 7mila euro di spese al mese tra costi e tasse e ha deciso di non pagare più nessuno. Non apriva neanche più la posta». Ma lei, Valentina è rimasta all’oscuro di tutto. «Lui amava la vita, sorrideva, era solare e sono convinta che a tanti amici non ha fatto mai pagare nulla». Diceva: «Un periodo di alti e bassi, ma ce la faccio». Era una «maschera, credo abbia sofferto tantissimo, erano mesi che non portava a casa lo stipendio. Era orgoglioso, non era il tipo da cadere in giri strani, tipo usura. La lettera che ci ha lasciato dice tutto, si sentiva un fallito». «Il mutuo però l’ha sempre pagato – precisa con forza – anzi la banca mi ha detto: se ci avesse chiesto di intervenire l’avremmo fatto». E dopo il gesto drammatico, che Valentina definisce «la morte più veloce e sicura», dopo il dolore e il confronto con una vita quasi sconosciuta, i problemi aumentano. «Tutto resta in carico alla famiglia – spiega – sei distrutta, ti sembra di aver buttato via una vita. Mi sono affidata a un legale per la gestione della liquidazione della carrozzeria, ed è stato nominato un curatore. Ho due figlie femmine e io mi occupo d’altro, non ho mai pensato di tenere l’azienda anche se sono stata combattuta perché volevo che il suo sogno continuasse anche dopo la sua morte. Ero fragile e l’aiuto di un avvocato esterno è stato fondamentale. Abbiamo portato il fardello in due». «Bisogna agire subito per me è stato troppo tardi – denuncia oggi – sono situazioni queste in cui la famiglia è spesso all’oscuro di tutto, un intervento psicologico potrebbe aiutare e anche salvare». E le figlie? «Sono adolescenti, un’età complicata ma anche bella perché estrania dal dolore. All’inizio avevo pensato di nascondere loro il gesto del padre, avevo paura che davanti a un problema potessero pensare: “Facciamo come lui”. Poi però ho cambiato idea». Domenica prossima Valentina partirà per l’Egitto con Jessica e Veronica. «Mi sono detta: dobbiamo fare qualcosa insieme, noi donne. Abbiamo scelto di regalarci un po’ di felicità».