Gian Antonio Orighi, La Stampa 31/3/2012, 31 marzo 2012
In Spagna una manovra da 27 miliardi – Tanto tuonò che piovve. Dopo aver promesso da mesi una Finanziaria «molto, molto austera», il governo popolare (centro-destra) del premier Rajoy, sotto il costante pressing di Ue e spread, ha varato ieri il maggior taglio del post-franchismo: 27,3 miliardi di euro
In Spagna una manovra da 27 miliardi – Tanto tuonò che piovve. Dopo aver promesso da mesi una Finanziaria «molto, molto austera», il governo popolare (centro-destra) del premier Rajoy, sotto il costante pressing di Ue e spread, ha varato ieri il maggior taglio del post-franchismo: 27,3 miliardi di euro. Sommandolo a quello di fine dicembre, quando l’Esecutivo conservatore è entrato in carica con maggioranza assoluta, la stangata totale è di 42,3 miliardi in appena 100 giorni. Una mazzata bestiale, per un Paese in recessione e con una crescita negativa prevista per quest’anno di -1,7%, che però ha già convinto i mercati. Lo spread con i bund teutonici, che in mattinata era balzato a 371 punti basici, è sceso a quota 354 (meno 2 %). C’era molta attesa per los Presupuestos generales del Estado 2012. L’altro ieri i sindacati avevano convocato un riuscito sciopero generale di 24 ore contro la riforma del mercato del lavoro e si temeva l’effetto frenata sul governo. Ma Rajoy, nonostante goda del triste primato Ue della disoccupazione, che è al 23%, ha mantenuto la parola data a Bruxelles per ridurre il deficit dall’8,5% del Pil nel 2011 al 5,3% quest’anno. Uno sforzo erculeo mentre i senza lavoro previsti a fine 2012 passeranno dagli attuali 5,3 a 6 milioni. La sforbiciata è stata annunciata, con la sua aria da studentessa secchiona, dalla vice-premier, Sáenz de Santamaria, subito dopo il Consiglio dei ministri: «Siamo in una situazione limite con i conti pubblici e la disoccupazione. É un momento che esige grandi sforzi e questo governo metterà in moto tutte le misure necessarie per crescere». Poi ha sottolineato, pensando ai mercati (e alla Merkel): «Manterremo la promessa di ridurre il deficit al 5,3%, tagliando il 3,5% nella Amministrazione centrale e l’1,5% nelle regioni». La mazzata, come quella di dicembre ( quando ha aumentato l’Irpef a tutti, ma di più ai ricchi) è un pó socialdemocratica. Niente aumento dell’Iva (al 18%), le indicizzazioni delle pensioni vengono mantenute, «per non colpire le fasce deboli e il consumo». Scure invece sui dipendenti statali, che continueranno a percepire gli stipendi congelati nel 2011 dall’ex premier socialista Zapatero. Ma, a parte l’aumento della luce del 7% e del 5% del gas, c’è anche l’altra parte della medaglia: le grandi imprese (che fanno i soldi soprattutto in America latina, come Santander o Telefónica) pagheranno l’8% degli utili rimpatriati. Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. Los Presupuestos prevedono che le aziende dovranno pagare di più all’erario con una regolarizzazione fiscale che riduce, tranne per le piccole e medie imprese, del 30% le deduzioni dell’utile lordo (Ebitda). Nuovi introiti pari a 19,5 miliardi. Ma anche un’amnistia fiscale per cui l’Esecutivo vuol far affiorare 25 miliardi, all’estero o in patria, con una penale del 10% (incasso previsto 2,5 miliardi). Però saranno conservati i sussidi alla disoccupazione. É stato il ministro delle Finanze e Pubblica Amministrazione, Montoro, a snocciolare le cifre. La stangata colpisce soprattutto i ministeri, i cui budget vengono tagliati in media del 16, 9%. Quello degli Esteri, per esempio, viene massacrato con una riduzione del 54,4%, Industria, Turismo ed Energia del 31,9%, Pubblica Istruzione, Cultura e Sport del 21, 2% ( ma vengono salvate le borse di studio). «La Finanziaria è una equa divisione dei tagli e degli sforzi - ha sintetizzato la vice-premier - Ed abbiamo cominciato a far quadrare i conti nei dicasteri». Montoro ha sudato 7 camicie per assicurare che è compatibile un maggior sforzo contro l’evasione fiscale e l’amnistia per il «dinero negro». Ma la mazzata è stata apprezzata sia a Bruxelles che a Francoforte.«Gli sforzi della Spagna per il consolidamento fiscale sono vitali. Ci congratuliamo per la determinazione del suo governo», ha lodato Rehn, commissario Ue all’Economia. «Dovete applicare la Finanziaria il prima possibile perché produca effetti nel 2012», gli ha fatto eco Asmussen, rappresentante tedesco nella Bce.