Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 30/3/2012, 30 marzo 2012
“SOMIGLIO A UNO CHE PER LASCIARE LA MOGLIE SI TAGLIA LE PALLE?”
Le sembro il tipo di marito che per divorziare dalla moglie si taglia i coglioni?
Come, Emilio Fede?
In una fase così delicata io sparerei su Confalonieri?
Non è un suo complotto?
Caporale di Repubblica ha inventato tutto. Tutto.
È un ottimo collega.
Lei crede? Per la fantasia c’è la fiction. A che punto è arrivato il giornalismo?
Al punto di privarsi di lei.
Sono sgomento. Fuori dall’ufficio ci sono fotografi e cameramen. Comunico con loro attraverso i pizzini. Non parlo.
Fa un’eccezione per noi?
Lei ha una voce gentile altrimenti la manderei affanculo.
Parliamo del suo addio?
Sono perplesso. Ha idea di cosa rappresento? Del mio percorso umano e professionale? Io sono un gi-ga-nte. Biagi mi inserì tra i giornalisti più importanti del Paese. È storia.
Non nasconda l’amarezza.
Mi sembra di vivere un incubo. Un’esperienza da non augurare neanche ai nemici.
È un brutto sogno?
Non è prassi di quest’azienda mortificare le persone.
L’hanno mortificata?
Veda lei. Mediaset mi ha dato tanto e in cambio però ha ricevuto tantissimo.
Però la mette alla porta.
Mi sono stati attribuiti falsi giudizi verso il gruppo.
Ci racconta la cacciata?
Sono venuti da me un avvocato e il capo del personale. Scherzando ho chiesto: “Sono licenziato?” E loro sorridendo meccanici, gelidi: “Sì”.
Una scena da film.
Sembravano i tagliatori di teste interpretati da Clooney.
Ma lei a Lugano ci è andato?
Voglio supplicare il Pm di Roma: “La prego, stabilisca subito chi si è presentato come Emilio Fede in Svizzera”.
Lei non c’è andato?
Certo, ho anche una casa. Ma non in quella occasione e mai con i soldi sotto braccio.
C’è un’indagine della Gdf.
Sembra un episodio di Fantozzi. Non me lo merito. Mi preme che la mia immagine sia ripulita dalla sozzura.
È arrabbiato?
Turbato. Mi si fa passare per deficiente e si dipinge il direttore del Tg4 come uno che esporta milioni di euro.
Ex direttore del Tg4.
Era deciso da tempo.
Per quali ragioni?
Il punto di partenza è anagrafico. Ho 80 anni e sono un po’ stanco. I dirigenti volevano ringiovanire l’informazione offrendomi un’alternativa.
Poi cosa è accaduto?
Pretendevano che abbandonassi a febbraio. Avevo chiesto qualche mese per avvicinarmi alle elezioni. Ho sbagliato anche io però.
Perché si rimprovera?
Non ho firmato la proposta, mi sono rifiutato di mollare e dopo numerosi solleciti, qualcuno ha approfittato dello stallo e mi ha fatto accomodare fuori.
Era in rotta con Silvio B?
Questa non è una balla, è una falsità totale. È come sostenere che a Lugano ci fossi io. Sa com’è l’adagio? Calunnia, calunnia, qualcosa resterà.
Quindi Berlusconi del golpe non è protagonista.
Nel modo più assoluto. Ci siamo parlati anche oggi.
Non peserà qualche rancore legato alle sue telefonate con Lele Mora del 2011?
Per ciò che so e che mi riguarda, le vicende legate ad Arcore e a Mora non c’entrano.
Ne è certo?
Non credo. Ma c’è un processo in corso e deporrò.
Senza rancori?
Non si azzardi.
Sa cosa scriveranno, no?
Cosa?
Che è tutta colpa del bunga bunga, dei festini.
Mi aiuti a capire lei. Covo la tentazione della dietrologia.
Allora l’aiuto. Le feste di Arcore e le telefonate con Mora somigliano a un valido motivo, non crede?
Può essere, ma non mi avventuro oltre. Credo invece che la storia di Lugano, diffusa in maniera così drammatica, possa aver spinto a correre nella direzione della rottura.
Vede? Un motivo c’è.
Lugano è la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un clima di fatica generale e di malinconia, anche per Silvio.
Dice?
Per anni siamo stati in pagina per altre ragioni, ora ci finiamo solo per le cene di Arcore e adesso io, anche per il traffico illecito di denaro. La corda si è spezzata, forse, non lo escludo, anche per questo.
Le cene ad Arcore.
Le belle ragazze mi piacevano, mi piacciono e spero mi piaceranno ancora. Ma la più bella compagnia è stata mia moglie Diana De Feo.
Un po’ con lei si incazzò.
Non direi. Fu molto onesta. Sa chi sono e non da ieri.
E la sua redazione? Festeggia? Per anni sono andati in tv i suoi lividi fuori onda.
Frammenti epici. Sono turbati, dispiaciuti, ma non ho chiesto cosa pensino. Ho solo suggerito di trasmettere serenità e di accettare le risoluzioni.
Con Mediaset siamo al muro contro muro?
Detesto la sola ipotesi.
Però con gli avversari, i “comunisti”, la percorse.
Le convinzioni sono le convinzioni ma mio padre, brigadiere, mi insegnò precetti fondamentali sulla certezza della pena, il dubbio e la presunzione di innocenza. Nel rammarico, mi chiedo se sarà mantenuto quel che era stato deciso in precedenza.
E cosa si risponde?
Sì, al 99 per cento. A Mediaset possono decidere quello che vogliono, ma l’accordo tra noi non era stato mai annullato.
Non si deprima.
Si figuri. Andrò in vacanza. Da due anni non prendo ferie.
Cambierà squadra?
Ho già tradito 20 anni fa abbandonando la Juventus e passando a godere per il Milan. Già dato.
Si sente vecchio?
Felice di poter vivere la mia età in salute e in compagnia.
Ma senza Tg4.
Mal che vada andrò altrove. Legga. È il messaggio che mi manda Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno. “Caro Emilio, sarebbe bellissimo averti nella mia squadra”.
Allora torna alla Rai? Chiude il cerchio? Lo scriviamo?
Buona serata.