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 2010  ottobre 26 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

La Serbia entrerà a far parte della Unione europea probabilmente dal 2016: ieri i ministri degli esteri hanno scongelato la richiesta d’adesione e l’hanno inviata alla Commissione europea. Di fronte alla volontà dei paesi membri è naturalmente escluso che l’Unione esprima un parere negativo. I ministri degli Esteri dell’Unione hanno però precisato che l’ingresso nella Ue è condizionato alla piena collaborazione, da parte della Serbia, con il Tribunale Penale Internazionale, quello che sta all’Aja e giudica i crimini di guerra. Il Tribunale vuole processare due grandi massacratori, Ratko Mladic e Goran Hadzic. Il presidente serbo, Boris Tadic – un moderato filo-europeista –, ha rassicurato la comunità internazionale: il suo paese non cesserà mai di dare la caccia ai due assassini.

Mi faccia capire qualcosa.
Le faccio la storia in poche righe. Vent’anni fa andò in frantumi la Jugoslavia, che era una federazione di sei repubbliche. In parecchie di queste repubbliche c’erano minoranze che appartenevano ad altri paesi: per esempio una minoranza serba in Croazia, una minoranza albanese in Serbia, eccetera. Uno degli aspetti tragici di quel conflitto fu il massacro di queste minoranze. I croati massacravano i serbi, i serbi massacravano gli albanesi. La Bosnia – musulmana - voleva stare per conto suo, i serbi le fecero la guerra. A Srebenica questo Mladic – serbo – ammazzò ottomila persone, forse diecimila, per il solo fatto che erano musulmane. Era il luglio del 1995, la città era presidiata dai caschi blu olandesi. L’Olanda è stata fino a ieri l’avversaria più decisa all’ingresso della Serbia nella Ue. È stata lei a imporre la clausola dell’alleanza col Tribunale Internazionale. Il Parlamento serbo ha chiesto scusa per la strage di Srebenica – senza ancora decidersi a definirla un “genocidio” – lo scorso 31 marzo. Un passo per entrare in Europa, cosa a cui gli attuali governanti tengono moltissimo. L’altro assassino, Hadzic, è accusato di persecuzioni, stermini, omicidi, torture eccetera eccetera. Gli si imputa, tra gli altri, il massacro di Vukovar. Ogni tanto si trova da qualche parte una fossa comune con centinaia di scheletri. Il quadro, talmente sommario che chiedo scusa, va completato ricordando che la Nato ha condotto in Serbia la cosiddetta “guerra umanitaria” andando a bombardare città, infrastrutture, fabbriche di quel Paese. Era l’anno 1999, al governo c’era D’Alema e gli aerei si alzavano dal territorio italiano. Ricordiamo anche che, due anni fa, il Kosovo, un pezzo di territorio che i serbi considerano fondante per la loro storia (hanno ragione: il Kosovo sta alla Serbia come il Piemonte sta all’Italia), s’è autoproclamato indipendente e parecchie nazioni lo hanno riconosciuto. Il Kosovo ha potuto far questo perché, per ragioni demografiche, è diventato a maggioranza albanese. C’è una consistente minoranza serba anche qui. E l’Albania è il peggior nemico dei serbi.

Completerò queste indicazioni approssimative andando a leggere qualche libro. C’è qualche nesso con la storia dei serbi che hanno bloccato la partita a Genova?
Sì, erano stati pagati dai nemici del presidente Tadic, quelli che rivogliono il Kosovo e, soprattutto, non vogliono l’ingresso della Serbia nella Ue.

Perché no?
La Serbia è in una fase delicata della sua storia. Molta criminalità, molti boss che si sono facilmente arricchiti in quei tempi confusi e tentano adesso di determinare la politica del Paese, soprattutto per non aver fastidi. Un’alleanza tra Belgrado e il Tribunale dell’Aja? Figuriamoci. La malavita è molto forte qui, ed è molto forte in Kosovo, anzi molti analisti sostengono che l’indipendenza del Kosovo sia stata dichiarata, senza badare ai rischi, con l’intento di creare un passaggio facile ai commerci di droga, prostitute, bambini, organi da trapiantare e contrabbandi di ogni genere, compreso il riciclo delle macchine di lusso rubate.

L’Italia?
È il secondo partner commerciale dei serbi. I rapporti di Berlusconi con Tadic sono ottimi. Le intese principali di tipo economico riguardano la produzione di energia elettrica da loro da trasferire di qua tramite cavo sottomarino e l’impianto della Zastava di Kragujevac, un affare targato Fiat. Un punto decisivo è l’accordo stretto tra serbi e russi: chi esporta in Russia dalla Serbia non paga praticamente tasse, cosa che spinge molte imprese a radicarsi laggiù per tentare la conquista di un mercato molto vasto. Di aziende nostre ce ne sono circa 200, tra cui Banca Intesa, Unicredit, Delta Generali, Sai Fondiaria. Un giro d’affari da due miliardi e mezzo. Hanno stabilimenti in Serbia anche Pompea, Golden Lady, Calzedonia. La Vojovodina comincia a far concorrenza alla Romania.

Ci conviene ammettere in Europa un paese con tanti problemi?
Putin considera quello serbo un territorio di influenza russa, anche per questioni storiche che risalgono al tempo dei tempi. Belgrado deve scegliere tra Mosca e Bruxelles. L’ingresso in Europa può essere un colpo alla malavita internazionale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/10/2010] (leggi)

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