Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Serbia entrerà a far parte della Unione europea probabilmente dal 2016: ieri i ministri degli esteri hanno scongelato la richiesta d’adesione e l’hanno inviata alla Commissione europea. Di fronte alla volontà dei paesi membri è naturalmente escluso che l’Unione esprima un parere negativo. I ministri degli Esteri dell’Unione hanno però precisato che l’ingresso nella Ue è condizionato alla piena collaborazione, da parte della Serbia, con il Tribunale Penale Internazionale, quello che sta all’Aja e giudica i crimini di guerra. Il Tribunale vuole processare due grandi massacratori, Ratko Mladic e Goran Hadzic. Il presidente serbo, Boris Tadic – un moderato filo-europeista –, ha rassicurato la comunità internazionale: il suo paese non cesserà mai di dare la caccia ai due assassini.
• Mi faccia capire qualcosa.
Le faccio la storia in poche righe. Vent’anni fa andò in frantumi la Jugoslavia, che era una federazione di sei repubbliche. In parecchie di queste repubbliche c’erano minoranze che appartenevano ad altri paesi: per esempio una minoranza serba in Croazia, una minoranza albanese in Serbia, eccetera. Uno degli aspetti tragici di quel conflitto fu il massacro di queste minoranze. I croati massacravano i serbi, i serbi massacravano gli albanesi. La Bosnia – musulmana - voleva stare per conto suo, i serbi le fecero la guerra. A Srebenica questo Mladic – serbo – ammazzò ottomila persone, forse diecimila, per il solo fatto che erano musulmane. Era il luglio del 1995, la città era presidiata dai caschi blu olandesi. L’Olanda è stata fino a ieri l’avversaria più decisa all’ingresso della Serbia nella Ue. È stata lei a imporre la clausola dell’alleanza col Tribunale Internazionale. Il Parlamento serbo ha chiesto scusa per la strage di Srebenica – senza ancora decidersi a definirla un “genocidio” – lo scorso 31 marzo. Un passo per entrare in Europa, cosa a cui gli attuali governanti tengono moltissimo. L’altro assassino, Hadzic, è accusato di persecuzioni, stermini, omicidi, torture eccetera eccetera. Gli si imputa, tra gli altri, il massacro di Vukovar. Ogni tanto si trova da qualche parte una fossa comune con centinaia di scheletri. Il quadro, talmente sommario che chiedo scusa, va completato ricordando che la Nato ha condotto in Serbia la cosiddetta “guerra umanitaria” andando a bombardare città, infrastrutture, fabbriche di quel Paese. Era l’anno 1999, al governo c’era D’Alema e gli aerei si alzavano dal territorio italiano. Ricordiamo anche che, due anni fa, il Kosovo, un pezzo di territorio che i serbi considerano fondante per la loro storia (hanno ragione: il Kosovo sta alla Serbia come il Piemonte sta all’Italia), s’è autoproclamato indipendente e parecchie nazioni lo hanno riconosciuto. Il Kosovo ha potuto far questo perché, per ragioni demografiche, è diventato a maggioranza albanese. C’è una consistente minoranza serba anche qui. E l’Albania è il peggior nemico dei serbi.
• Completerò queste indicazioni approssimative andando a leggere qualche libro. C’è qualche nesso con la storia dei serbi che hanno bloccato la partita a Genova?
Sì, erano stati pagati dai nemici del presidente Tadic, quelli che rivogliono il Kosovo e, soprattutto, non vogliono l’ingresso della Serbia nella Ue.
• Perché no?
La Serbia è in una fase delicata della sua storia. Molta criminalità, molti boss che si sono facilmente arricchiti in quei tempi confusi e tentano adesso di determinare la politica del Paese, soprattutto per non aver fastidi. Un’alleanza tra Belgrado e il Tribunale dell’Aja? Figuriamoci. La malavita è molto forte qui, ed è molto forte in Kosovo, anzi molti analisti sostengono che l’indipendenza del Kosovo sia stata dichiarata, senza badare ai rischi, con l’intento di creare un passaggio facile ai commerci di droga, prostitute, bambini, organi da trapiantare e contrabbandi di ogni genere, compreso il riciclo delle macchine di lusso rubate.
• L’Italia?
È il secondo partner commerciale dei serbi. I rapporti di Berlusconi con Tadic sono ottimi. Le intese principali di tipo economico riguardano la produzione di energia elettrica da loro da trasferire di qua tramite cavo sottomarino e l’impianto della Zastava di Kragujevac, un affare targato Fiat. Un punto decisivo è l’accordo stretto tra serbi e russi: chi esporta in Russia dalla Serbia non paga praticamente tasse, cosa che spinge molte imprese a radicarsi laggiù per tentare la conquista di un mercato molto vasto. Di aziende nostre ce ne sono circa 200, tra cui Banca Intesa, Unicredit, Delta Generali, Sai Fondiaria. Un giro d’affari da due miliardi e mezzo. Hanno stabilimenti in Serbia anche Pompea, Golden Lady, Calzedonia. La Vojovodina comincia a far concorrenza alla Romania.
• Ci conviene ammettere in Europa un paese con tanti problemi?
Putin considera quello serbo un territorio di influenza russa, anche per questioni storiche che risalgono al tempo dei tempi. Belgrado deve scegliere tra Mosca e Bruxelles. L’ingresso in Europa può essere un colpo alla malavita internazionale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/10/2010]
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