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 2010  ottobre 26 Martedì calendario

Bollette, chi paga di più ha i servizi peggiori - Quanto spendiamo per le bollette (eccetto quelle telefoniche fa fanno storia a sé)? 5

Bollette, chi paga di più ha i servizi peggiori - Quanto spendiamo per le bollette (eccetto quelle telefoniche fa fanno storia a sé)? 5.349 euro l’anno a famiglia, cioè 445,75 euro al mese. Ma la cifra può variare enormemente lungo lo Stivale: a Roma si paga quasi la metà che a Torino, a Cagliari il 30% in più che a Venezia, e a Messina più che a Milano. Poiché in questi casi si parla sempre di «giungla», in questa giungla è a andata a frugare una ricerca condotta da tre associazioni di consumatori: Adiconsum, Adoc e Cittadinanzattiva. Ieri è stato firmato un protocollo di intesa tra Confservizi (la confederazione che raccoglie le aziende che erogano servizi pubblici) e le associazioni dei consumatori, con l’intento di monitorare sette servizi pubblici essenziali in 14 città. Ma nel momento in cui il protocollo veniva formato, le associazioni potevano già dare un primo quadro della situazione alla loro controparte attraverso l’esibizione della ricerca che «La Stampa» è in grado di anticipare. Si è preso come campione una famiglia di tre persone con un bambino piccolo e un reddito lordo di 44 mila euro. Questa famiglia, dunque, spende ogni anno 5.349 euro per le utenze, 314 in più rispetto al 2006. Di questa somma, il 27 per cento se ne va in elettricità e gas, cioè in utenze che si calcolano su base nazionale. Ma ci sono cinque voci di spesa - rifiuti, acqua, asili comunali, trasporto pubblico, taxi - che dipendono dalle singole amministrazioni. E lì nascono le sorprese. Cominciamo dalla più dolente delle note: i rifiuti. Dov’è che costano di più in Italia? A Napoli: 453 euro a famiglia l’anno, contro una media nazionale di 233 euro e un minimo, a Firenze, di 175. «La cosa che colpisce - commenta il vicesegretario di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso - è che costa di più dove meno efficiente è il servizio, e questo è ciò che fa irritare la popolazione, anche perché non esiste un parametro standard a cui fare riferimento né per i rifiuti né per gli altri servizi». Se parliamo dell’acqua (che vuol dire approvvigionamento ma anche smaltimento fognario e depurazione) la città più cara è Firenze, con 421 euro di tariffa annua. La più economica è la ricca Milano: 106 euro. Anche a Catania l’acqua costa poco - 188 euro - peccato che poi c’è e non c’è. E lo stesso dicasi per Palermo: 319 euro quando la provvidenza eroga, sennò pazienza. E comunque il capoluogo siciliano ha aumentato la tariffa del 35,7% da un anno all’altro. «Il problema del costo - spiga Gaudioso - in effetti non dice tutto sul servizio, perché una tariffa può essere bassa, ma il servizio erogato in maniera inadeguata. E’ il caso degli asili comunali a Roma, per esempio: è vero che nella capitale si registra il costo più basso, 1.460 euro l’anno a bambino, contro una media nazionale di 3.029 e un picco di 3.650 a Trieste. Ma provate a cercare un posto se ci riuscite». Un discorso analogo si può fare per il trasporto pubblico locale: economicissimo a Cagliari (250 euro di spesa media a famiglia ogni anno) e carissimo a Palermo (480 euro). E’ lì, forse, più efficiente che a Milano, dove si paga 320 euro? «Complessivamente - conclude Gaudioso - possiamo dire che la capitale fa una buona figura, in quanto nei costi complessivi dei servizi locali al cittadino, si tiene sotto la media, con meno di 2.400 euro l’anno contro un dato nazionale di 3.915, però presenta un discutibile servizio di trasporto pubblico e un’allarmante carenza di asili comunali. E’, poi, quasi inutile sottolineare che Nord e Sud sono due mondi ancora distanti. Ma la cosa che ci preme ribadire è che i costi delle utenze pubbliche vanno a gravare sul reddito delle famiglie, e che a poco serve parlare di coefficiente familiare, quando poi si può infierire in maniera così disuguale sul territorio. Non sarebbe meglio dare più servizi a meno costo, piuttosto che un’elemosina di sconto fiscale?». *** [FIRMA]ANDREA ROSSI TORINO «Ogni città fa storia a sé, è difficile dare uniformità alle tariffe», spiega il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Sergio Chiamparino. D’accordo, sindaco, ma perché squilibri e difformità così eclatanti? «Ci sono differenze legate alla struttura del territorio, che pesano su acqua, rifiuti, trasporti. Più una città è grande e complessa dal punto di vista urbanistico e più la spesa per garantire certi servizi cresce». È un fenomeno così meccanico? «No. Vanno anche considerate le scelte di un’amministrazione: c’è chi decide, come Torino, di contenere i prezzi dei mezzi pubblici e chi si concentra su altri versanti». Torino ha un primato in negativo: la retta dell’asilo nido è tra le più alte d’Italia. Come mai? «Se una città compie un grande sforzo per costruire asili, così da aumentare la disponibilità di posti per le famiglie, fa una scelta strategica, ma affronta un costo molto alto. E comunque, il vero metro per valutare l’entità delle tariffe è la qualità del servizio erogato». E come si migliora? «A Torino abbiamo compiuto una scelta chiara: mantenere in mani pubbliche le infrastrutture, ma mettere a gara la gestione dei servizi: si è cominciato con il trasporto pubblico. Così facendo le aziende sanno di essere teoricamente esposte alla concorrenza e sono costrette a garantire alti livelli di qualità. L’amministrazione, dall’eventuale ingresso di privati nella gestione, ottiene fondi da utilizzare ad esempio sul Welfare».[FIRMA]ANTONIO SALVATI NAPOLI «È la metropoli meno cara? Non mi sorprende, sono anni che a Napoli lavoriamo per questo obiettivo». Michele Saggese, dal Natale scorso, è assessore al Bilancio del Comune di Napoli e del primato raggiunto non si stupisce. Eppure la tariffa sui rifiuti è la più alta d’Italia, non le sembra paradossale? È il prezzo di oltre 15 anni di emergenza che rende tutto più complicato e meno economico. A Napoli utilizziamo un inceneritore da poco tempo, mentre il resto d’Italia lo fa da anni. Mantenere una discarica costa molto di più dell’inceneritore e la spesa finisce per riversarsi sui cittadini. Assessore veniamo alle note positive: Napoli è la città più economica per i servizi pubblici locali. Come ci siete riusciti? Un esempio sono i trasporti e i taxi: le giunte precedenti hanno puntato molto su questi settori migliorandoli e cercando di contenere gli aumenti. Noi abbiamo puntato sulla tariffazione integrata (un biglietto per tutte le tipologie di trasporto) ci permette di mantenere concorrenziale il prezzo dei nostri servizi. La differenza se la sobbarca l’amministrazione. È possibile mantenere le tariffe basse senza incidere sulla qualità del servizio? È possibile, noi lo facciamo. Il costo del servizio è sostanzialmente identico per noi e per Trieste che nella classifica è la città più cara. La differenza la fa il tessuto economico che qui da noi è in sofferenza. Se non sosteniamo le famiglie mantenendo bassi i prezzi significa che non siamo in grado di tutelare gli interessi della nostra gente. [FIRMA]BENIAMINO PAGLIARO TRIESTE Prima di essere il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza (Pdl) è uomo di supermercati, da garzone a proprietario: non può passar certo tra quei politici che non conoscono il famoso prezzo del pane o come la gente arrivi a fine mese. La sua città risulta tra le più costose per i servizi pubblici? Dipiazza non fa una piega. Anzi, risponde: «E’ una questione di scelte. Vuoi mangiare una pizza e spendere dieci euro o andare al ristorante e spenderne ottanta?» Sindaco, lei cosa ha scelto? «In politica come nella vita devi scegliere. Io ho capito che i triestini volevano il ristorante. Abbiamo anche alzato le tasse per il sociale, non lo nascondo, perchè la qualità paga. Siamo cari, è vero: ma Trieste ha un termovalorizzatore a tre linee, Napoli i rifiuti per strada». E i costi degli asili? Sono i più cari d’Italia. «Da noi il Comune ha circa mille dipendenti tutti sulle scuole materne. Sono strutture comunali, un retaggio austrungarico, che probabilmente altrove non se le sognano nemmeno. E’ proprio un altro modo di fare servizio: ogni bambino ci costa 1.200 euro all’anno, mediamente divisi tra 900 a carico del Comune e 300 dell’utenza. Così, migliaia di famiglie non pagano nulla. E’ chiaro che il servizio molto alto costa». Il costo produce risultati? «Lo dicono le classifiche: siamo primi per qualità della vita e per spesa sociale pro capite. Siamo efficenti, non abbiamo problemi di bilancio. Niente derivati: siamo formiche. Siamo primi o secondi in quasi tutti i parametri. E quando arriviamo terzi, già ci vergogniamo».