MASSIMO NUMA, La Stampa 26/10/2010, pagina 18, 26 ottobre 2010
Sarah, via alla perizia del Ris - Tensioni, veleni e polemiche. Ieri era la giornata degli esami del Ris, a Roma, sui reperti sequestrati nella prima fase delle indagini sulla morte di Sarah Scazzi
Sarah, via alla perizia del Ris - Tensioni, veleni e polemiche. Ieri era la giornata degli esami del Ris, a Roma, sui reperti sequestrati nella prima fase delle indagini sulla morte di Sarah Scazzi. I primi risultati sono attesi per la fine della settimana. Poi sopralluogo degli inquirenti, pm e carabinieri, nella villa e nella cantina garage dei Misseri. C’era anche il medico legale che ha effettuato l’autopsia, Luigi Strada. Sentiti anche cinque nuovi testimoni, familiari e non, legati ai movimenti degli accusati nel primo pomeriggio del 26 agosto scorso. Teso l’avvocato Vito Russo, il difensore di Sabrina: «Non so ancora dove presenterò il ricorso contro la carcerazione di Sabrina, se al Riesame o in Cassazione». Nervoso anche l’avvocato di Michele Misseri, Daniele Galoppa: «C’è stata una forte pressione per farmi abbandonare l’incarico, soprattutto da parte delle donne della famiglia. Ho visto Michele e lui mi ha detto che sta bene con me. E io continuo a lavorare». Molte le reazioni sull’opportunità di divulgare documenti audiovisivi dell’indagine, in particolare gli interrogatori. Dal 26 agosto, senza mai interruzioni, le tv si sono concentrate in modo ossessivo su questo caso di cronaca nera. Dalle dirette dalla casa del mostro, sino alla docufiction, cioè una ricostruzione cinematografica della vicenda di Sarah, con tanto di zio assassino interpretato da un attore con l’immancabile berretto da pescatore. E poi plastici delle case e del fondo maledetto, ripetizione maniacale delle videointerviste di Misseri, una specie di moviola alla ricerca dell’inquadratura più lombrosiana possibile. Sino all’analisi di quanti muscoli facciali l’assassino reo confesso ha attivato durante i suoi pianti davanti alla tv. Pochi, osservarono gli esperti, e dunque un segno di finzione. Il direttore de «La Stampa», Mario Calabresi ha scelto di non inserire nel sito web i documenti audio, soprattutto per rispetto nei confronti delle vittima e delle famiglie coinvolte, spiegandolo in un editoriale che ieri tanti hanno condiviso. Il caso Scazzi «è il più lungo, ampio, esteso atto di pornografia sociale che si sia mai compiuto in Italia - dice per esempio il sociologo Domenico De Masi - cinquanta giorni di martellamento continuo e folle». «Direttori di rete Rai, spegnete i riflettori accesi ormai da quasi due mesi su Avetrana!». A chiederlo è il consigliere d’amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo. «Continuare a occuparsi di quella che ormai appare a tutti come una grande tragedia familiare di cui sfuggono solo alcuni contorni non risponde più a una giusta domanda di informazione ma a una vera e propria istigazione a un voyeurismo macabro». Dice, tra l’altro, il presidente della Fnsi Roberto Natale: «Il giornalista non è un incontinente che pubblica tutto quello che ha ma seleziona, in base alla rilevanza e agli effetti che certe pubblicazioni possono avere. Dobbiamo saper scegliere: dove ci sono fatti aggiuntivi e rilevanti ne parliamo, dove c’è solo la ricerca dell’audience, magari facendo leva sull’orrore, lì un bravo giornalista si ferma prima. Ci sono le responsabilità dei magistrati, dei cancellieri e degli avvocati, ma le loro colpe non assolvono i giornalisti... Il nostro giornalismo troppo spesso fruga in queste vicende perché la leva dell’orrore funziona e non fruga abbastanza in altre». Infine l’Unione delle Camere Penali Italiane si schiera «contro l’assuefazione alla barbarie del circuito mediatico-giudiziario. Mentre i torpedoni scaricano frotte di turisti sulla scena del delitto come allo stadio, i media trasmettono il processo minuto per minuto attraverso la pubblicazione vietata di delicati atti del processo».