UGO MAGRI, La Stampa 26/10/2010, pagina 2, 26 ottobre 2010
Fini: crisi possibile sulla giustizia - Di crisi e di governo tecnico si disquisisce ormai senza pudori, chi per caldeggiare e chi per demonizzare un evento giudicato nei Palazzi quasi ineluttabile
Fini: crisi possibile sulla giustizia - Di crisi e di governo tecnico si disquisisce ormai senza pudori, chi per caldeggiare e chi per demonizzare un evento giudicato nei Palazzi quasi ineluttabile. E sarà perché, come allarga le braccia Bossi, Fini è ormai in preda al «cortocircuito della provocazione»: fatto sta che il più crudo, o il meno ipocrita, è proprio il presidente della Camera. «Su alcuni temi della giustizia», ammette, «il rischio crisi c’è». A quel punto, caduto il Despota, non si andrebbe subito alle urne ma (illustra la strategia Bocchino) a un «governo di legittimazione parlamentare», che il capogruppo democratico Franceschini declina in «governo delle regole», il segretario Bersani in «governo di transizione» e Casini in «governo costituzionale». Il Pdl frena sul Lodo Guadagna tempo perché deve decidere il da farsi. Fini ha già chiarito che il Cavaliere potrà indossare lo «scudo» anti-processi una volta soltanto e poi, esaurito il «bonus», verrà giudicato come tutti gli altri umani. I «berluscones» lo trovano irragionevole poiché, ribattono, se lo scudo è giusto e necessario non si vede il motivo di limitarne l’uso. Comunque sia, a sera in alto loco il dilemma del premier veniva riassunto così: «O china la testa e accetta un Lodo non reiterabile, oppure su questo rompe e si dimette». La scelta dev’essere ancora compiuta, gli aiutanti di campo attendono indicazioni, al momento non sono fissati summit di partito. «Colombe» in azione Ispirate, inutile dire, da Letta sostengono che sarebbe meglio darla vinta a Fini perché così perlomeno il Lodo va avanti. E la Corte costituzionale in 14 dicembre, con il Parlamento che si dà una mossa, farà meno fatica a porre il timbro sulla legge-ponte del «legittimo impedimento»: uno scudo regge l’altro, simul stabunt simul cadent... Inoltre, fanno notare i tessitori di pace, la versione originaria del Lodo Alfano non conteneva la reiterabilità, o perlomeno la prevedeva in versione pasticciata. Perché farne ora, segnala lo stesso autore del Lodo, «una questione di vita o di morte»? «Falchi» in agguato Spingono il premier a rompere, adesso o mai più. Meglio sul Lodo, gli sussurrano, «perché lì la gente capisce che Fini vuole farti fuori». Il quale Gianfranco, guarda caso, consiglia pubblicamente a Silvio di non commettere questo errore... Ma se sul Lodo aprire la crisi non fosse possibile, insistono i pretoriani guidati dalla Santanchè, perlomeno si prenda a pretesto la riforma della Giustizia. Non li spaventa lo spauracchio del governo tecnico che nascerebbe poi. Quagliariello, capogruppo vicario Pdl in Senato, lo considera un’ipotesi da mettere in conto con sano realismo: «Andiamo un annetto all’opposizione e, quando si vota, stravinciamo...». Ipotesi «Mattarellum» A sorpresa la rilancia Calderisi, l’esperto Pdl in marchingegni elettorali. Sulla rivista «Ircocervo» (area Cicchitto) anticipa quella che potrebbe diventare una mossa spiazzante e abbastanza clamorosa: abbandonare il «Porcellum» per tornare al sistema uninominale di una volta. Chiaro il tentativo di ficcare un cuneo tra i neo-proporzionalisti (Casini, D’Alema) e i bipolaristi (Veltroni, Parisi), evitandone la saldatura in caso di governo tecnico. Già 104 deputati e 82 senatori, prevalentemente di centrosinistra, hanno firmato proposte volte a restaurare il «Mattarellum»: se si aggiungesse il Pdl sarebbe fatta. Bisogna vedere però che cosa ne pensa il Cavaliere. Enigma Berlusconi Disorienta i suoi visitatori. Ripete: del Lodo «non me ne frega niente», se lo condannano amen. Sembra più orientato a tirare avanti che (direbbe Andreotti) a tirare le cuoia. Ma nulla è scontato. Mette in guardia Bonaiuti, il portavoce: «Bisogna sempre stare attenti al leone che sembra buono e tranquillo...».