Guido Olimpio, Corriere della Sera 26/10/2010, 26 ottobre 2010
WIKILEAKS LA RIVOLUZIONE INSIDIOSA DELLE NOTIZIE
Wikileaks è una rivoluzione. Caotica, imperfetta, selvaggia, con qualche strabismo ideologico. Così come è controverso il suo fondatore, Julian Assange. Sarebbe, però, un errore guardarla con troppo sospetto. Fino a non vederla davvero. I quasi 400 mila file contengono notizie. Da valutare. Perché il «sistema Wikileaks» non è un’alternativa al giornalismo investigativo tradizionale – come sembra suggerire Assange – ma certo può costituire una sponda.
Così, assieme alle fonti classiche il reporter si trova tra le mani un formidabile nuovo strumento. Che permette di aprire armadi, di scrutare tra i segreti, di smascherare eventuali bugie. A patto di farlo con onestà professionale. Perché è materiale grezzo e dunque va giudicato come tale: non è la verità assoluta, e completa, ma la fotografia di un momento — come è avvenuto nel caso dei brevi documenti riguardanti gli italiani in Iraq. E se le rivelazioni dovessero, qualche volta, rivelarsi conferme di quanto già scritto non significa che lo scoop abbia meno valore.
Ora l’attenzione destata con «i diari di guerra» spingerà altri a imitare Wikileaks offrendo informazioni sensibili. Dovremo abituarci — e prepararci — a queste soffiate online. La voglia di spaccare il muro del silenzio nasconde, infatti, delle insidie. Uno Stato, un apparato o un movimento eversivo possono distribuire qualche polpetta avvelenata. Informazioni che sembreranno genuine — in quanto grezze — e si riveleranno manipolate. Wikileaks si para le spalle affidando, in anticipo, la massa di dati ad alcuni grandi quotidiani che eseguono le verifiche. Non sempre, però, sarà possibile procedere così. La velocità delle news — nell’interazione, web, televisione, giornali — si moltiplicherà. E una volta che i documenti finiranno sulla rete, sarà impossibile ignorarli. In poche ore quel materiale avrà fatto comunque il giro del mondo, diffondendo verità e leggende.
Un’ultima osservazione sulla «rivoluzione democratica» dell’informazione: Wikileaks ha messo in imbarazzo i governi occidentali, adesso ci aspettiamo che provi a fare lo stesso con Paesi meno trasparenti. Ci auguriamo che trovi come fonte un pasdaran in Iran in grado di svelarci cosa ci sia negli archivi dei mullah. O un soldato dell’Armata popolare cinese. O ancora un ufficiale birmano. Tre Stati tra i più aggressivi nell’imporre la censura su Internet e sulla stampa.
Solo così la rivoluzione sarà completa.
Guido Olimpio