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 2010  ottobre 26 Martedì calendario

«BENE LA CONCORRENZA, MA SIA LEALE»

Fosse dipeso da lui, la risposta alle accuse rivolte alle Fs dalla Ntv, la Nuova trasporto viaggiatori di Montezemolo, Della Valle e della francese Sncf, sarebbe venuta dal giudice, ma Gianni Letta l’ha chiamato a Palazzo Chigi ed è stata la pax ferroviaria. Non di meno, Mauro Moretti sfida senza complimenti i rivali sul business, sulle liberalizzazioni e pure sul patriottismo economico. E subito al top manager delle Fs scappa detto: «Hanno chiamato Italo il loro treno; suonerebbe meglio Franco».
Ingegnere, ha stretto la mano a Montezemolo. Le è costato?
«La stretta di mano è stata preceduta da due scritti nei quali, smentendo se stessa, Ntv riconosce che Rfi, la nostra società della rete, non ha fatto alcun ostruzionismo nelle prove del loro treno e che la rinuncia di Ntv a svolgere il servizio sulla Roma-Bari non dipende da carenze o problemi infrastrutturali di Rfi».
Le hanno dato del marxista-leninista. Hanno chiesto la sua testa...
«Da Montezemolo e Della Valle, gente di charme, mi sarei aspettato delle scuse. Non sono venute». Delle scuse? «Quando si dicono le bugie e si viene scoperti, poi si chiede scusa. Loro hanno deciso di sospendere le corse di prova quando è emerso che era l’AGV Pegase e non la linea ad avere problemi tecnici». Quali? «Il loro certificatore parla chiaro: oltre i 250 km all’ora il prototipo perde stabilità. Ora è in revisione nello stabilimento Alstom di Savigliano. E mi fermo qui per non fare paragoni tra i nostri treni e un prototipo che potrà senz’ altro migliorare. Anche noi abbiamo avuto problemi con gli Etr 600 e 610: Alstom doveva omologarli in 90 giorni e ci ha messo due anni e mezzo». E voi che avete fatto? «Non siamo andati a piangere dal governo. Contratti alla mano, abbiamo chiesto 200 milioni di penali. Mi fa piacere che Ntv non scarichi più su di noi i suoi problemi con il fornitore. Le auguro di non subìre gli stessi ritardi». Che fair play! «Trenitalia vuole la concorrenza. E io concordo con Giuseppe Sciarrone, di Ntv: il rispetto dei tempi fa il successo di un business plan». E il mancato rispetto? «Fa scattare i convenant, ovvero le protezioni stabilite dalle banche creditrici».
Se Ntv non fattura nei tempi previsti, le banche guidate da Intesa Sanpaolo dovranno agire?
«Ho preso Trenitalia che perdeva quasi 2 miliardi, aveva mezzi propri per 900 milioni e 6 miliardi di debiti. Il debito è rimasto quello, ma la gestione è stata portata in utile, e Trenitalia non fa mica solo alta velocità. Mentre il capitale è stato raddoppiato con versamenti in natura di Fs. La lezione è che l’azionista ha fatto la sua parte senza aiuti di Stato, vietati dalla Ue. Immagino che con 260 milioni di mezzi propri, 2 mila dipendenti e investimenti per un miliardo, Ntv debba osservare una rigida disciplina finanziaria». Ma i soci rischiano soldi veri. «Distinguiamo. Il terzetto dei fondatori, Montezemolo, Della Valle e Punzo, ci ha messo un milione. Il resto viene dagli altri — Intesa, Generali, Bombassei, Seragnoli e i francesi di Sncf — come sovrapprezzo azioni. I tre hanno mobilitato fiducia in rapporto di uno a 1800…». La fiducia si merita. «Come no? Per ottenere le autorizzazioni, l’impresa deve essere in grado di garantire la sostenibilità finanziaria del progetto. E a Ntv è bastato un milione». Chi diede il via libera? «Il ministro Bianchi». Sncf consolida proporzionalmente Ntv pur avendo solo il 20% dei supertreni Italo.
«Avrà un’influenza notevole su Franco, pardon su Italo».
Intesa Sanpaolo è ancora la vostra banca di casa?
«No. Le Fs non sono più le solite Fs. La banca di casa accede a notizie riservate e non può essere azionista e finanziatrice di un concorrente legato a un colosso statale estero che ci esclude dal suo mercato. A Unicredit è così andata la tesoreria. Il resto ad altri istituti». E l’assicurazione di casa? «Sono le Generali, anch’esse in Ntv, ma meno esposte. Hanno comunque vinto una gara europea facendo uno sconto sul premio».
Penali ad Alstom: un conto è chiederle, un altro portarle a casa.
«Trenitalia ha già proposto ad Alstom di trasformare quelle penali in treni ad alta velocità da costruire a Savigliano e da impiegare sul mercato francese, che tutt’ora ci è precluso. Se ci darà i treni, Alstom avrà interesse a fare lobby per noi a Parigi. Così si fanno gli interessi di Fs e del Paese, si ragiona da pari a pari con i francesi e si costruisce un mercato europeo liberalizzato».
Perché si oppone allo scorporo di Rfi dal gruppo Fs?
«Se a Monaco di Baviera Deutsche Bahn, proprietaria della rete e del servizio, mi assegna le tracce per il servizio merci tra le 21 e le 4 o in Francia stiamo a zero, di che parliamo? Ma se in Europa, contemporaneamente, si decidesse lo scorporo, sarei il primo a sostenerlo».
Si oppone anche a un’Authority sulle ferrovie.
«No. Ragiono come sistema Paese. L’accertamento dei requisiti di sicurezza è già oggi affidato all’Agenzia per la sicurezza ferroviaria, ente pubblico terzo. Le tariffe per l’uso della rete le detta il governo. L’Antitrust contrasta le pratiche anticoncorrenziali. I contenziosi tra operatori hanno la loro sede di composizione nell’Ufficio di regolazione del servizio ferroviario, al ministero. Mi pare che il problema vero sia la politica europea del trasporto: ferrovia, strada, acque, aria. Quando negli autogrill vedi solo poveri camionisti romeni impiccati a turni massacranti da imprese anche italiane, devi pur chiederti chi fa concorrenza a chi e come. E a questo livello, intermodale e internazionale, che un’Autorità indipendente aiuterebbe molto. Ma si sa in giro che Deutsche Bahn compra aziende, e cioè quote di mercato, senza costruire nulla dal prato verde in Italia e lo fa con un contributo pubblico per il servizio universale che è il doppio di quello di Fs? Si sa che ha appena comprato l’operatore inglese Arriva per poco più della metà del contributo annuale? E il fatto che il maggior incumbent europeo acquisisca il primo privato non deve far riflettere? Un paese sta in piedi se è padrone del capitale e dei servizi che possono generare l’industria; se si spezzetta, se perde il controllo delle banche maggiori, delle grandi infrastrutture e i grandi servizi, dove andrà a finire la committenza strategica della manifattura e della ricerca?».
Quanto inciderà la recessione sull’alta velocità, pensata ai tempi delle vacche grasse?
«Tanto. Noi e i nostri concorrenti dovremo fare attenzione. Ma il «marxista Moretti» conferma i piani di sviluppo, dal low cost all’executive, in Italia e nel Nord Europa. Ed entro l’anno Fs adeguerà i conti ai principi Ias così da poter emettere obbligazioni senza più la garanzia dello Stato».
Massimo Mucchetti