Alberto Piccinini, il manifesto 26/10/2010, 26 ottobre 2010
CORSIVI
«Avvocato, lei dice che quello che è bene per Torino è bene per l’Italia. Non le sembra troppo?» «No, io non lo dico mai, ma me lo attribuiscono sempre». «Ma lo pensa o no, allora?» «No, io quello che le dico è questo: è un assurdo dire che quello che è bene per Torino è bene per l’Italia, però ho constatato mille volte che quello che è male per Torino, quello che è male per la Fiat, è sempre un elemento di preoccupazione per l’Italia». «Senta, ma lei una volta ha detto "La gente mi crede perché non ho mai abbandonato né l’automobile, né la Fiat, né Torino". Sembra un proclama da re. Cos’è Torino per lei?» «Quando lei dice un proclama da re pensa all’appartenenza di qualcuno a qualche posto. La verità è che la mia appartenenza è nella Valchisone. La Valchisone si estende tra Pinerolo e Sestriere, io mi trovo a casa mia quando mi lascio a destra la scuola di cavalleria e a monte c’ho il monte Sises nella neve. (...) Torino è la città dove siamo andati a lavorare, è il centro delle mie responsabilità, del mio lavoro, ed evidentemente è la città a cui dedico più tempo». «Ecco avvocato parliamo di un’altra cosa frivola. Lei è un uomo molto amato dalle donne. Che effetto le fa questo?» (Giovanni Minoli intervista Gianni Agnelli; «Mixer», 1984)