Fabrizio Caccia, Corriere della Sera 26/10/2010, 26 ottobre 2010
LIBERO L’EX CAPO BR SENZANI. LA FIGLIA DI PECI ACCUSA —
Lei stava per nascere, quando le Brigate rosse uccisero suo padre, dopo averlo rapito e tenuto prigioniero per 53 giorni: era il 3 agosto 1981 e l’esecuzione di Roberto Peci, 25 anni, elettrotecnico di San Benedetto del Tronto con «l’unica colpa» di essere il fratello di Patrizio, «l’infame», primo grande pentito della lotta armata, avvenne con 11 proiettili e il cartello «Morte ai traditori» esposto sul cadavere martoriato. Tutto il processo che si svolse nella prigione del popolo e la relativa condanna a morte «in nome della giustizia proletaria» furono filmati. E la voce dello speaker era quella del «professor Bazooka», al secolo Giovanni Senzani, il capo delle Br dopo l’arresto di Mario Moretti e mente all’epoca pure del sequestro dell’assessore democristiano Ciro Cirillo. Oggi — anzi, per la precisione, dallo scorso febbraio — Giovanni Senzani, 68 anni, per la legge italiana è tornato un uomo libero.
Roberta Peci, che nacque nel mese di dicembre di quel tragico 1981, ora gli scrive una lettera aperta. «Per uno strano gioco del destino — dice — l’unica possibilità che ho avuto di sentire la voce del padre che non ho mai conosciuto è stata proprio grazie ai video del signor Senzani...». Lettera dura, sprezzante, che non fa sconti: «Il signor Senzani non si è mai pentito o dissociato eppure nonostante la condanna all’ergastolo ha saldato il suo conto con la giustizia dopo 23 anni. Qualche anno fa disse di essere dispiaciuto per le sofferenze che aveva inflitto alle sue vittime e che se avesse avuto i soldi per pagare li avrebbe dispensati volentieri. Un discorso abbastanza borghese per uno che aveva ucciso in nome della giustizia del popolo...». La conclusione è ancora più drammatica: «A Senzani che oggi si proclama uomo cambiato, rinato, faccio un invito, quello di incontrarmi e parlare. Non per conoscere dettagli inediti sulla vicenda di Roberto, ma per avere risposta ad un quesito enorme: esiste un prezzo per un padre?».
Anche Mirko Schio, dell’associazione «Feriti e vittime della criminalità e del dovere», ha accolto la notizia con rabbia mista a impotenza: «Sebbene dobbiamo accettare ciò che la legge stabilisce, bisogna riconoscere però che alle vittime non vengono mai fatti sconti di alcun genere: loro pagano per sempre la loro pena». L’avvocato di Senzani, Bonifacio Giudiceandrea, comprende lo sfogo ma spiega: «Noi non abbiamo presentato alcuna istanza, il meccanismo è automatico e l’iter si è concluso ad inizio anno. La cosa è rimasta sotto silenzio per mesi perché a differenza di altri Giovanni Senzani ha scelto questa linea. Non vuole accodarsi a chi fa interviste, a chi scrive libri, a chi diffonde memorie o professa abiure. Giovanni Senzani non è mai stato un pentito né un dissociato. Ma ora ha scontato la pena».
Arrestato nell’82, l’ideologo delle Br rimase in carcere fino al 1999 quando ottenne la semilibertà; nel 2004, poi, passò al regime di liberazione condizionale (pernotto in casa con l’obbligo di firma e il divieto di allontanarsi da Firenze). Infine, a febbraio, è arrivata per lui «l’estinzione di pena». «I giudici che mi hanno esaminato negli ultimi 10 anni hanno potuto constatare che sono una persona cambiata — ha detto di recente l’ex prof forlivese, che vive a Firenze con la moglie e lavora come consulente editoriale —. Sono stato in galera 23 anni. Ho riconosciuto i miei errori davanti al tribunale di sorveglianza. Ora sono un uomo libero. La politica del resto l’ho abbandonata da un pezzo. Ma non le mie idee di sinistra». In carcere, così, delle vecchie Br oggi rimangono solo Bruno Seghetti e Rita Algranati. Mentre Alessio Casimirri, mai catturato, vive in Nicaragua.
Fabrizio Caccia