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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri, Domenica delle Palme, ricordo dell’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme, ma tuttavia ancora Quaresima, il Papa ha come sempre parlato all’Angelus e detto, tra l’altro, che da Dio viene il «coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti […] Ci troviamo per così dire in una cordata con Gesù Cristo, insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio […] Di questo essere nell’insieme della cordata fa parte anche il non comportarsi da padroni della parola di Dio, il non correre dietro un’idea sbagliata di emancipazione». Durante la messa si è anche pregato «per i giovani e per coloro che si adoperano per educarli e proteggerli, affinché possano crescere in generosità nel loro servizio a Dio e alla società».
• Capisco che l’inizio e la fine di questo suo riassuntino devono avere qualche nesso con la vicenda dei preti pedofili. Mi sfugge invece il significato, forse troppo teologico, della parte centrale del discorso.
Integriamola con un’intervista del cardinale Tonini concessa ieri a Marina Corradi di Avvenire (il giornale dei vescovi) e in cui il Papa viene difeso a spada tratta: «Il destino della Chiesa lo opera Dio, [il dramma di queste ultime accuse alla Chiesa è] come un richiamo di Dio, anzi una grazia. Le grazie non sono sempre doni lieti di cui compiacerci: sono anche le prove che sfidano e che ci fanno ritrovare le ragioni della nostra fede». Cioè: dietro questo scandalo c’è la mano di Dio che sta pensando alla sua Chiesa.
• E il “chiacchiericcio”?
La Chiesa cattolica austriaca ha affidato all’ex governatrice regionale Waltraud Klasnic il compito di guidare una commissione – di cui non farà parte nessun ecclesiastico – che indaghi sugli eventuali abusi sessuali del clero e fissi l’entità dei risarcimenti. Poi c’è il primate d’Inghilterra, Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, che difende il Papa: Benedetto XVI – dice – non ha insabbiato nulla ed è anzi quello che ha fatto di più per combattere la pedofilia. Infine il presidente svizzero vuole la lista dei preti pedofili, in modo da impedire contatti futuri tra costoro e i bambini. Martin Werlen, della Conferenza episcopale elvetica, sostiene che questo registro dovrebbe essere tenuto a Roma. Ma il chiacchiericcio a cui pensava il Papa non è questo. Sono piuttosto gli articoli dello Spiegel, che pretende le dimissioni, e gli attacchi del New York Times, che lo accusa di non aver licenziato negli anni Sessanta un prete pedofilo del Wisconsin. C’è soprattutto la richiesta di due tribunali americani, nell’Oregon e nel Kentucky, di portare alla sbarra direttamente il Vaticano.
• Potrebbe accadere?
I giudici federali hanno dato il via libera. Gli avvocati della Santa Sede si sono opposti facendo ricorso alla Corte suprema. Nello specifico terreno di questa vicenda c’è la possibilità per quegli studi legali e per i loro clienti di ottenere risarcimenti mostruosi, e tanto più mostruosi quanto più alta è la responsabilità. Il Papa, d’altronde, anche nella drammatica lettera dell’altro giorno ai cattolici d’Irlanda – un documento unico nella storia della Chiesa – , non ha chiesto perdono, perché non ammette che la Chiesa in quanto tale abbia una responsabilità: hanno sbagliato uomini della Chiesa – sottintende Benedetto – non la Chiesa. E qui sta il punto dell’incomprensione con coloro che non hanno fede e che non necessariamente sono nemici dichiarati di quello che il Pontefice rappresenta. Il commovente e alto ragionamento dell’Angelus e quello di Tonini toccano il cuore dei fedeli. Ma che dire degli altri?
• In che senso?
La Chiesa ha nascosto e protetto per tanti anni quei disgraziati che hanno fatto quello che hanno fatto. La Crimen sollicitationis, che raccomandava in gran segreto a tutti i vescovi del mondo «pastorale prudenza» nel trattare il caso dei preti pedofili – in pratica: nascondere, trasferire, tenere alla larga la giustizia civile – è del 1962 e le disposizioni di diverso tono emanate dal cardinale Ratzinger nel 2001 non l’hanno abolita. Sappiamo di far parte del “chiacchiericcio”, ma non possiamo dimenticare che i preti pedofili sono il 4% di tutto il clero, una percentuale enorme (dato della John Jay College of Criminal Justice di New York, accettato dalla Conferenza episcopale americana). La Chiesa, come organizzazione di uomini, per troppo tempo – almeno fino al 2001 – li ha protetti. Onestamente, il Papa dovrebbe accettare di affrontare i tribunali americani, proprio perché, come pensano i cattolici, sono tribunali prevenuti. Ci vada personalmente, col vestito di tutti i giorni, magari in giacca e cravatta. Gridi che la Chiesa del 2010 non assomiglia in niente a quella del 1962. Abbia fede fino al punto di lasciarsi mettere in croce.
• Ma le sembra possibile?
Cristo non affrontò un tribunale ostile? Quei giudici non erano forse anche più prevenuti di questi? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/3/2010]
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