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 2010  marzo 29 Lunedì calendario

L’ombra dell’Iran sul disarmo nucleare tra Usa e Russia - L’8 aprile a Praga Barack Obama e Dmitri Medvedev firmeranno un accordo sul disarmo nucleare: «Il nuovo trattato Start, che sostituisce e amplia quello del 1991 scaduto nel dicembre scorso, prevede che Stati Uniti e Russia taglino di circa un terzo le loro rispettive testate nucleari strategiche, portandole dalle attuali 2

L’ombra dell’Iran sul disarmo nucleare tra Usa e Russia - L’8 aprile a Praga Barack Obama e Dmitri Medvedev firmeranno un accordo sul disarmo nucleare: «Il nuovo trattato Start, che sostituisce e amplia quello del 1991 scaduto nel dicembre scorso, prevede che Stati Uniti e Russia taglino di circa un terzo le loro rispettive testate nucleari strategiche, portandole dalle attuali 2.200 a 1.550 per parte». [1] L’intesa tra i due presidenti è stata raggiunta venerdì scorso per telefono. Il nuovo Start ridurrà della metà anche il numero dei lanciatori, imponendo un limite di 800 per parte, che comprende quelli con base a terra, sui sottomarini e sui bombardieri strategici. Verrà poi introdotto un nuovo regime di ispezioni e verifiche, con visite a sorpresa nei siti e scambi di dati telemetrici. Il trattato avrà una durata di dieci anni e potrà essere esteso per un massimo di altri cinque. [2] L’accordo è stato annunciato da Obama come un momento storico sulla strada del disarmo mondiale: «Le armi nucleari rappresentano i giorni più bui della Guerra Fredda e le minacce inquietanti del nostro tempo. Oggi compiamo un ulteriore passo per lasciarci indietro l’eredità del XX secolo e costruire un mondo più sicuro per i nostri figli». [3] Boris Biancheri: «Se si pensa che nella fase terminale della Guerra Fredda gli americani detenevano circa 12mila testate nucleari e i russi un paio di migliaia in meno, si vede quali drastiche riduzioni siano state compiute negli arsenali strategici in questi vent’anni». [4] I negoziati tra Medvedev e Obama erano iniziati un anno fa a Londra e avrebbero dovuto concludersi entro il 31 dicembre. Flavio Pompetti: «Obama aveva anche accettato di cancellare il piano di difesa missilistico disegnato da George W. Bush e osteggiato da Mosca. Poi l’amministrazione statunitense ha iniziato a parlare di un suo progetto di scudo europeo contro la minaccia iraniana, progetto che il generale della Nato Rasmussen vorrebbe aprire agli stessi russi». [5] Il nodo che lo Start non scioglie è quello del programma antimissile degli Stati Uniti in Europa: «Se da un lato la Casa Bianca fa sapere nei documenti che diffonde che ”non vi sarà alcun legame”, dall’altro il Cremlino distribuisce una nota in cui si parla di ”collegamento legalmente vincolante” al punto da consentire alla Russia di ritirarsi dal trattato se lo scudo antimissile ”minaccerà la sicurezza nazionale”». [3] Oltre allo scudo missilistico Mosca teme molto i nuovi armamenti offensivi convenzionali che gli Stati Uniti stanno sviluppando. Fabrizio Dragosei: «Si tratta di armi nucleari che però hanno un’efficacia quasi uguale. La spiegazione tecnica viene da Sergej Rogov, direttore dell’Istituto Usa e Canada: ”Sono armi a lunga gittata dotate di altissima precisione, con testata non nucleare capace di distruggere qualsiasi bersaglio ad eccezione dei bunker superpotenti e profondissimi”. E questi nuovi strumenti non rientrano nel trattato che sarà firmato a Praga». [6] Ora il problema maggiore per la Casa Bianca potrebbe venire dalla ratifica del Trattato da parte del Senato: servono 67 voti favorevoli, i democratici ne hanno solo 59. «Per rassicurare i repubblicani, che nei mesi scorsi hanno sollevato obiezioni, il ministro della Difesa Robert Gates ha sottolineato che ”l’arsenale nucleare resta un pilastro della nostra difesa, tanto come deterrenza verso potenziali avversari che per rassicurare gli oltre 24 Paesi che contano sul nostro ombrello nucleare per la loro sicurezza”». [3] Forte del suo primo vero successo di politica estera, Obama inviterà anche le altre nazioni a seguire l’esempio degli Stati Uniti e della Russia nel summit sul nucleare che si svolgerà a Washington il 12 e 13 aprile. Biancheri: «Tanto più che il tema nucleare è al centro di quelli che, al momento attuale, sono forse i due problemi più caldi del pianeta, l’Iran e la Corea del Nord: sull’uno e sull’altro è necessaria una convergenza internazionale di cui anche la Russia è un elemento essenziale». [4] In effetti sembrerebbe che la minaccia principale per gli Usa oggi non derivi dagli arsenali russi, quanto dalla mancanza di collaborazione sul dossier Iran: «Mosca non ha fermato la partecipazione all’impianto di Busher e Gazprom ha appena firmato nuovi accordi energetici a Teheran. E la Russia temporeggia sulle sanzioni paralizzanti che potrebbero fermare la corsa atomica iraniana. Quello è il disarmo su cui trovare più presto l’intesa, non il taglio di una testata su quattro nel sottosuolo freddo dei silos atomici siberiani». [7] (a cura di Luca D’Ammando) Note: [1] Paolo Valentino, Corriere della Sera 27/3; [2] Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 27/3; [3] Maurizio Molinari, La Stampa 27/3; [4] Boris Biancheri, La Stampa 27/3; [5] Flavio Pompetti, Il Messaggero 27/3; [6] Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 27/3; [7] Il Foglio 27/3.