NICOLA LOMBARDOZZI, la Repubblica 29/3/2010, 29 marzo 2010
RUSSIA "IL SIGNORE CI HA SEMPRE PROTETTO" E NELL´INNO DIO BATTE I COMUNISTI - MOSCA
Dio che protegge la Russia. Su questo il governo Putin non vuole sentire ragioni e ha deciso di dare un dispiacere ai comunisti bocciando senza appello la loro richiesta di togliere la parola Dio dall´inno nazionale. In compenso ha fatto felice il patriarca ortodosso Kiryl che da novembre, da quando la richiesta era stata avviata, premeva per scongiurare la riforma usando toni apocalittici: «Tutte le volte che Dio non ci ha protetto sono stati versati fiumi di sangue». E´ un altro passo di una evidente strategia di avvicinamento alla Chiesa che di questi mesi ha suscitato molte speranze nei cristiani di Russia e sollevato invece le preoccupate lagnanze dei sostenitori del laicismo assoluto. A cominciare dalle ormai frequenti apparizioni alle funzioni religiose del premier che si mostra alle telecamere raccolto in preghiera, per non parlare degli annunci di clamorose restituzioni milionarie di beni ecclesiastici requisiti negli anni dell´Urss, ultima quella del monastero di Novodevici perla dell´arte russa e meta turistica obbligata della capitale.
Interessi economici dunque, e aree di influenza politica, dietro all´ennesima battaglia per l´inno combattuta tra parlamento e commissioni governative in questi ultimi mesi. La richiesta comunista, presentata alla fine dell´anno scorso, riguardava una strofa del nuovo testo scritto dal poeta Sergej Mikhalkov, padre del famoso regista Nikita. Laddove l´inno recita: «La terra natìa protetta da Dio» i comunisti proponevano di inserire: «Protetta da noi». «Il nostro è un paese laico – aveva spiegato il deputato Boris Kascin alludendo ai comportamenti recenti di Putin – Abbiamo grande rispetto e comprensione per i fedeli ma non dimentichiamoci che in Russia la Chiesa è separata dallo Stato». La Duma, divisa tra credenti veri e dell´ultima ora e anticlericali di ferro, ha rinviato la palla al governo: la modifica comporterebbe comunque delle spese molto elevate, andrebbero cambiate registrazioni, spartiti, libri di testo, ci vuole un parere del premier. E il parere è arrivato per bocca del vice premier Sergej Sobjanin: «Il testo dell´inno è opera poetica. Qualsiasi modifica che non tenga conto del contesto storico e culturale può stravolgere il contenuto generale».
Non è la prima volta che l´inno nazionale russo è al centro di mutamenti storici e politici. L´inno storico dell´Unione Sovietica, musicato da Aleksandr Aleksandrov per Stalin nel ´43, subì la prima mutilazione nei primi anni della destalinizzazione quando Krusciov ordinò di tagliare senza dare troppe spiegazioni una strofa che cominciava a diventare un tantino imbarazzante soprattutto all´estero: «Noi che siamo stati allevati da Stalin…».
Alla fine dell´Urss nell´ansia di cancellare ogni traccia di antico, Boris Eltsin decise di far adottare alla Russia un inno nazionale totalmente diverso , un brano senza parole dell´opera lirica di Mikhail Glinka "Una vita per lo zar". Esperimento di breve durata perché nel 2000 proprio Putin volle reinserire il glorioso inno sovietico, prima senza parole e poi con un testo rielaborato dallo stesso Mikhalkov autore delle parole originali. Un sapiente rimescolamento con l´epurazione di alcuni termini giudicati "sovietici" e anche alcuni riferimenti troppo enfatici a Lenin. E con l´inserimento della parola Dio che adesso torna a fare discutere.