Varie, 29 marzo 2010
DEBENEDETTI Tommaso
DEBENEDETTI Tommaso Roma 10 febbraio 1969. Giornalista. Collaboratore di Libero, Giorno, Nazione, Resto del Carlino, noto soprattutto per l’accusa di aver inventato due interviste agli scrittori statunitensi Philip Roth e John Grisham • «Non solo Philip Roth. Anche John Grisham è finito suo malgrado tra gli intellettuali americani delusi da Barack Obama. Suo malgrado e senza essersi mai dichiarato: anche la sua confessione è stata inventata di sana pianta. E dallo stesso intervistatore fantasma che aveva fabbricato la dichiarazione dell’autore del Lamento di Portnoy. La rivelazione arriva dallo stesso Roth che al New Yorker confessa di essersi improvvisato detective per sciogliere il mistero. La notizia del ”Falso Roth” [...] era stata scoperta dal Venerdì di Repubblica. Paola Zanuttini intervista il maestro, gli chiede dei rapporti dei protagonisti maturi dei suoi romanzi con donne molto più giovani, gli chiede delle sue relazioni e infine domanda: perché è deluso da Obama? Lo fa citando ”l’articolo di un freelance, Tommaso Debenedetti, pubblicato nel novembre 2009 su Libero, un tabloid” dice il New Yorker ”notoriamente favorevole a Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano (che è coinvolto lui stesso in uno scandalo sessuale con donne molto più giovani). ”Ma io non ho mai detto nulla del genere!’, obietta Roth”. Il quale, curioso di saperne di più, comincia a fare ricerche online. E dopo aver scoperto, per esempio, un editoriale del Corriere della Sera ”che elogiava la sua franchezza nel criticare Obama, in contrasto con la pusillanimità degli italiani verso i loro leader”, sobbalza di fronte a un’intervista dello stesso reporter fantasma a John Grisham su Giorno, Nazione e Carlino. Anche questa anti-Obama. Possibile? Roth lo rintraccia e Grisham, ”più shockato che arrabbiato”, definisce l’intervista ”un brutto pezzo di fiction”. Decidendo - lui, maestro del legal thriller - di far causa. E Roth? ”Mi prenderebbe un paio d’anni e diversi viaggi in Italia”, dice. ”Mi distrarrebbe dal mio lavoro e - la cosa peggiore - finirebbe per ossessionarmi...”» (A. A., ”la Repubblica” 29/3/2010).