Riccardo Staglianò, la Repubblica 29/3/2010, 29 marzo 2010
PERCHE L’AMERICA SI SBAGLIA SU AMANDA
Una delle differenze più vistose, tra Meredith e Amanda, riguardava l´idea della sessualità. La prima si vergognava di lasciare le mutandine in vista nel loro appartamento studentesco. La seconda non aveva problemi nell´esporre in bagno il suo vibratore rosa, modello Rampant Rabbit. E la sera che uscirono insieme con due ragazzi italiani, Meredith baciò Giacomo sulla pista da ballo, come in un remake del Tempo delle mele, mentre Amanda finì a letto con Daniele. Prova di colpevolezza? Ovvio che no. Ritratto psicologico, piuttosto. Questo è «Angel Face. The True Story of Student Killer Amanda Knox» (Beast Books, 205 pag., 14,95 dollari) il libro scritto da Barbie Latza Nadeau, corrispondente dall´Italia di Newsweek e collaboratrice di The Daily Beast, il giornale online fondato e diretto da Tina Brown, leggendaria ex direttrice del New Yorker. « stata proprio lei», ci dice nel salotto della sua bella casa romana sul colle Aventino, «a chiamarmi la notte in cui è uscito il verdetto sul processo di Perugia e a chiedermi di scriverci un instant book».
Perché questa storia interessa così tanto gli americani?
«Il perché me l´ha confermato la stessa Brown, che ha una figlia più o meno della stessa età delle due ragazze: «Sarebbe potuto succedere a qualsiasi famiglia americana. Dieci secondi e la tua vita va in rovina». Mi ha convinta: in tre settimane ho scritto e in un´altra abbiamo fatto l´editing. E il libro è appena uscito negli Stati Uniti».
La sua peculiarità è non prendere, com´è successo per un malinteso sentimento patriottico a molta stampa americana, le difese della condannata. Come spiega questo riflesso nazionalistico in tanti vostri media?
«Tutti quelli che si sono schierati con maggior determinazione contro i giudici italiani e a favore di Amanda non hanno mai messo piede nell´aula del processo. Io mi sono persa solo due sedute e ho frequentato Perugia dall´indomani dei fatti sino a due settimana fa. Timothy Eagan, del New York Times, aveva una figlia che era compagna di liceo di Amanda. Doug Preston, accanito castigatore dei magistrati italiani, ha scritto un libro sul mostro di Firenze, dove c´entrava lo stesso pm. Io sono stata lì, parlo italiano e vivo in Italia da 14 anni. Non mi sono basata su altri resoconti che i miei. E questo fa una differenza».
Una posizione fuori dal coro che le è anche valsa qualche fastidio, no?
«A Seattle molti mi odiano. Il patrigno di Amanda, Chris Mellas, mi ha offesa ripetutamente per i miei articoli. Una volta mi ha scritto che era «ovvio che fossi stata abusata da piccola per scrivere quel che scrivevo». L´ho denunciato».
Veniamo ad Amanda. La famiglia ha affidato la gestione della sua immagine a un´agenzia di pr che la vende come un santa. così?
«Certo che no. Amanda è una ragazza normale, molto intelligente, curiosa, bella. Con una gran fame di vita. Normale ma non tipica: parla tre lingue e appartiene a quel 5 per cento di studenti che vanno a studiare fuori dagli Stati Uniti. Se è tipica di qualcosa lo è della cultura liberal del nordovest che ha partorito la musica grunge e che subisce l´influsso del pensiero orientale».
La sua amica del cuore «approvata» dagli spin doctor mi ha detto che aveva avuto un paio di fidanzati. Lei, citando una sua deposizione, ne elenca sette, di cui quattro solo nelle prime settimane italiane. Maria Goretti o mantide?
«Né l´una né l´altra. Sono sicuro che a 21 anni molte ragazze italiane hanno record ben maggiori. E in ogni caso ciò non dice niente sulla sua colpevolezza. Dice però molto sulla finzione che la famiglia sta mettendo in piedi per contrastare l´immagine torbida su cui hanno ricamato i tabloid inglesi. Dal punto di vista sessuale è forse più estrema la figura di Raffaele Sollecito che prima di Amanda aveva avuto una sola altra storia eppure sembrava ossessionato dal sesso, più pensato che praticato. L´incontro tra i due, più impacciato l´uno, più disinibita l´altra, può essere andato fuori controllo».
Dall´America sono piovute critiche pesantissime sulla correttezza del processo. Che idea si è fatta?
«Possiamo discutere di alcuni problemi nelle indagini della polizia scientifica, tipo le doppie prove del Dna che non sono state fatte e cose del genere. Però, secondo le motivazioni della sentenza la colpevolezza si basa sulla presenza del sangue di Amanda, oltre a quello di Meredith, sul luogo dell´omicidio e sulla mancanza di alibi da parte della condannata. Circostanze che nessuno contesta».
Manca l´alibi ma anche il movente scarseggia, non le pare?
« vero, non c´è. Questo delitto è la risultante di tanti ingredienti. Amanda non si è svegliata con l´intenzione di uccidere. Poi l´alcol, la droga, l´età, una vertigine di libertà hanno reagito come una miscela esplosiva. E il risultato è stato tragico».