vanity, 29 marzo 2010
Geronzi a Generali
• Il capitalismo italiano si sta riorganizzando: Cesare Geronzi, 75 anni compiuti da poco, lascia la presidenza di Mediobanca per trasferirsi a quella delle Assicurazioni Generali. Segue un rimescolamento complessivo, in cui la mossa più importante è l’ascesa di Renato Pagliaro alla presidenza di Mediobanca. Gli osservatori trovano che questo movimento sia filosoficamente analogo a quello che ha visto la riorganizzazione del potere in Rcs (la casa editrice del Corriere della Sera). Qui i grandi azionisti – e cioè Geronzi (ancora in quota Mediobanca), Bazoli, Pesenti, Tronchetti Provera, Montezemolo e Della Valle - sono entrati personalmente in consiglio d’amministrazione, in modo da avvicinarsi alla cosiddetta fonte del potere (ammesso che questa sia una spiegazione). Allo stesso modo, essendo il potere del sistema Mediobanca concentrato in Generali, il passaggio di Geronzi significa una presa forte sulla cassaforte vera della finanza italiana (400 miliardi di euro amministrati). In questo senso, l’operazione sarebbe benedetta dal governo e specialmente dalla Lega: alle viste ci sarebbero risistemazioni importanti degli istituti italiani, specialmente se locali. C’è tuttavia un altro punto decisivo nella corsa di Geronzi verso il mondo delle assicurazioni: la magistratura lo ha scagionato, nel caso Eurolat, dall’accusa di estorsione, ma lo tiene ancora nel mirino per la bancarotta. Una condanna ulteriore in questo e in altri processi farebbe scattare le interdizioni previste dalla legge bancaria. Almeno fino a quando queste stesse interdizioni non saranno estese al mondo assicurativo, la barca Generali è perciò, per il vecchio banchiere, una signora scialuppa di salvataggio. A capo del gruppo triestino, Geronzi non avrebbe quasi più potere. Salvo che in passato, molte volte, il grande banchiere, maestro di relazioni e alleanze, ha saputo rovesciare assetti che lo volevano debole in formidabili centri di potere personale. [Giorgio Dell’Arti]