Massimo Mucchetti, CorrierEconomia, 29/03/2010, 29 marzo 2010
INCROCI UNICREDIT-INTESA, LA DOPPIA INCOGNITA – A
che punto è la competizione tra Unicredit e Intesa Sanpaolo? Il quadro è ricco di contrasti, specialmente dopo l’ annuncio dei risultati 2009. Se Mediobanca, soggetto neutrale, ha accolto le notizie attribuendo a entrambi i titoli un moderato outperform , la Borsa ha fatto le sue distinzioni. Ha regalato un rialzo del 6% a Unicredit e ha inflitto una flessione del 2% a Intesa Sanpaolo. Una diversità di reazioni che colpisce, perché la banca guidata da Corrado Passera mostra un utile di 2,8 miliardi, mentre quella di Alessandro Profumo si limita a 1,7 miliardi. Ma qui, evidentemente, pesano altri fattori. Meglio delle attese Anzitutto, conta la sorpresa: l’ uno, Passera, ha confermato il consensus degli analisti, già recepito nelle quotazioni; l’ altro, Profumo, ha battuto di 400 milioni le profezie, e i prezzi ne hanno dovuto tener conto. Un secondo effetto congiunturale è venuto dalle tensioni ai vertici: su Ca’ de Sass i mercati si erano messi il cuore in pace (Passera sempre capo azienda, Marco Morelli direttore generale; qualche incognita sulla presidenza del consiglio di gestione, ma destinata a sciogliersi); per piazza Cordusio, invece, nel sentire da Profumo che Profumo non aveva mai pensato a dimettersi, gli analisti di Londra e di Milano hanno trovato una ragione per applaudire e i loro clienti una per comprare titoli. Più articolato è il quadro se si entra nel merito dei conti. Unicredit fa meno utile, ma dichiara un margine di intermediazione (i ricavi netti delle banche), di 27,5 miliardi in crescita del 2,6% sul 2008, mentre Passera ne dichiara uno di 17,5 miliardi in calo del 2%. Di più, il risultato operativo di Profumo è pari a 12,2 miliardi, più 2,6%, grazie a una riduzione dei costi, meno 8,2%, più forte del previsto. Il risultato di Passera, 8 miliardi, più 0,4%, contiene un taglio dei costi del 4%. Trading diversi I ricavi di Unicredit sono sostenuti dal trading finanziario e dal riallineamento dei valori: da una perdita di 1,9 miliardi nell’ anno della Lehman passa a un profitto di 1,8 nell’ anno del risveglio di Wall Street. Quello di Intesa Sanpaolo assai meno: l’ effetto positivo si limita a 1,2 miliardi. Ciò significa, fra l’ altro, che il portafoglio conservato nell’ inverno 2008-2009 ha premiato. Ma in generale tale performance di trading non potrà ripetersi: sotto lo zero i tassi non possono scendere. In compenso, Intesa Sanpaolo ha fatto un miliardo con l’ arbitraggio sul costo del denaro proteggendosi dal ribasso. Se, come pare, i tassi rimarranno ai minimi la protezione darà i suoi frutti anche nel 2010, sia pure in misura minore; poi verrà meno e comincerà anche il rialzo dei tassi che, ove anticipasse un po’ , potrebbe diminuire il benefico effetto dell ’ hedging . E Unicredit? Profumo ha seguito i mercati. Un rialzo dei tassi gli potrà portare, secondo Mediobanca, mezzo miliardo di guadagno per ogni punto di risalita. Il merito del credito Intesa Sanpaolo si avvale di importanti plusvalenze, oltre mezzo miliardo, più del doppio rispetto a Unicredit. E tra queste spicca quella su Findomestic, di cui si è conteggiato anche l’ ultima tranche ancora da incassare. Ma la differenza di gran lunga più importante emerge dalle svalutazioni di crediti a altre attività: Profumo ne fa per 8,3 miliardi e Passera per 4. pur vero che Unicredit ha impieghi maggiori di Intesa, ma la differenza resta. Perché? In effetti, negli ultimi tempi, i crediti problematici netti di Intesa sono aumentati più di quelli di Unicredit. Ma tanto non basta per concludere che la banca presieduta da Giovanni Bazoli sia meno rigorosa di quella presieduta da Dieter Rampl. Non solo perché la copertura di Intesa resta ampia, ma anche perché le sue svalutazioni annuali rimangono nella media italiana. Unicredit che fa svalutazioni pari all’ 1,5% degli impieghi in Italia contro una media del sistema bancario dell’ 1 e in Austria ne fa per l’ 1% contro una media dello 0,78%. Comunque sia, dopo un 2010 ancora difficile per tutti, le svalutazioni caleranno e sono gli stessi analisti di Banca Imi, gruppo Intesa Sanpaolo, a prevedere una ripresa degli utili di Unicredit oltre i 4 miliardi a partire dal 2011. Le prospettive L’ impatto della crisi finanziaria sembra ormai assorbito. Unicredit ha tagliato dell’ 11,7% i propri attivi calcolati per il rischio, mentre Intesa Sanpaolo li ha ridotti del 5,6%. D’ altra parte la liquidità accumulata da Passera è alta (70 miliardi di attivi liquidabili presso le banche centrali) e la leva finanziaria di Intesa è più contenuta (le attività totali depurate degli avviamenti sono 21,3 volte il patrimonio netto tangibile contro le 26,7 volte di Unicredit). Le due banche non hanno chiesto i Tremonti bond. Unicredit ha tuttavia varato un aumento di capitale che porta il suo core Tier 1 all’ 8,5% degli attivi ponderati per il rischio. Intesa se la sta cavando senza chiedere soldi ai soci: a fine 2009 il suo core Tier 1 era il 7,1% ma potrà arrivare al 9,1% perfezionando le vendite di attività minori in corso. Le due banche sembrano solide e così, nonostante la Banca d’ Italia inviti a contenere i dividendi al minimo, riprendono a remunerare il capitale: un miliardo Intesa, mezzo miliardo Unicredit. Negli ultimi 5 anni, la prima ha dato ai soci 12,3 miliardi e l’ altro 8,6 miliardi. Il mercato domestico e un’ espansione meno onerosa hanno finora reso di più, a maggior gloria di Passera. Ma la fuoriuscita dalla recessione potrebbe essere più forte nell’ Est Europa e in Germania che non in Italia, è questa potrebbe essere la briscola di Profumo.
Massimo Mucchetti