Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Lungo le strade di Napoli ci sono 500 tonnellate di rifiuti (versione Iervolino) o forse 850 (versione Giacomelli). Rosa Russo Iervolino è il sindaco di Napoli, Paolo Giacomelli l’assessore all’Igiene urbana del Comune. Giacomelli: «Questa notte abbiamo scaricato solo a Chiaiano circa 700 tonnellate. A Terzigno, a causa degli scontri, è tutto fermo. Abbiamo altre 600 tonnellate di rifiuti su 75 compattatori fermi e pieni. E poi ci sono altri sette mezzi bloccati da domenica scorsa a Terzigno e sono anche gravemente danneggiati». Iervolino: «Il premier Berlusconi deve intervenire. Si tratta di un grave rischio igienico e sanitario, e di un pericolo per l’ordine pubblico. Ci vuole un intervento immediato. Per sei giorni, come suggerito dal prefetto, Napoli dovrà poter smistare i suoi rifiuti nelle province campane». Ieri mattina, effettivamente, il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, ha firmato un’ordinanza che consente ai comuni del Napoletano di portare la spazzatura nei siti di Savignano Irpino (Avellino), San Tammaro (Caserta), Sant’Arcangelo Trimonte (Benevento). Si sa già che sono tutti contrari, ma Caserta ha detto ufficialmente di no. Iervolino: «Caserta sbaglia per tre motivi. Uno: Napoli è stata per anni la discarica di tutta la regione. Due: c’è una legge che, prevedendo la provincializzazione dei rifiuti, non ha calcolato il rapporto tra popolazione e territorio, il 53% degli abitanti della Campania risiede nell’8% del territorio, quello della provincia di Napoli. Tre: ci scandalizziamo se il Veneto fa storie per darci una mano e poi tra di noi non ci aiutiamo? Ma siamo tutti leghisti?».
• Qual è il problema?
La nuova discarica di Terzigno, comune in provincia di Napoli. Terzigno si trova nel Parco del Vesuvio e ha già una discarica per rifiuti urbani e assimilabili di 18 mila metri quadri per un volume di rifiuti pari a 1.130.000 metri cubi. La seconda discarica, in Cava Vitiello, sarà cinque volte più grande e dovrebbe entrare in funzione quando la prima (individuata dalla sigla S.A.R.I.) sarà colma. La realizzazione della discarica in Cava Vitiello creerebbe questa situazione singolare: il parco naturale più piccolo d’Europa con la discarica più grande del continente.
• Si può fare una discarica in un Parco naturale?
Lo scorso aprile è venuta a vedere il posto la delegazione della Commissione Petizioni del Parlamento europeo. Risposta negativa: l’attuale discarica di Terzigno «non soddisfa i requisiti della direttiva sulle discariche». Il documento parla di «carenze gravi ed evidenti che includono fattori geologici». L’idea di aprire una seconda discarica «è inaccettabile».
• E allora che si deve fare?
La decisione spetterebbe alla provincia di Napoli. L’Ente Parco Vesuvio ha presentato ricorso al Tar del Lazio, che lo ha accolto lo scorso 17 giugno: la competenza in materia di apertura di discariche spetta alla provincia di Napoli, e non al governo, dal momento che è cessata l’emergenza rifiuti in Campania e, con essa, anche i poteri straordinati attribuiti alla Protezione civile. Invece questa seconda discarica di Cava Vitiello è stata decisa proprio dal governo, in un consiglio dei ministri dello scorso 28 gennaio. In altri termini: gli interventi d’emergenza messi in atto da Berlusconi subito dopo le elezioni sono stati molto efficaci. Il tempo guadagnato allora doveva essere impiegato per dare al problema una soluzione definitiva. Non è successo.
• Gli incidenti?
Preoccupanti, e determinati non solo dalla discarica, ma anche dal fatto che Enerambiente, la società veneta che si cura della raccolta di rifiuti nel centro della città, ha licenziato 200 persone perché l’importo dell’appalto è stato abbassato. Quindi si mescolano la protesta dei licenziati e quella dei cittadini che non vogliono i rifiuti. Si sono visti uomini armati di spranghe e mazze, camion incendiati, blocchi stradali e barricate. E, dall’altra parte, cariche della polzia e manganellate. La Provincia non ha aperto bocca, Bertolaso ha solo detto che in questa protesta «c’è qualcosa che non torna».
• C’è qualcosa che non torna?
Ieri il questore di Napoli, Santi Giuffrè, s’è fatto intervistare da Radio 24: «Basta parlare di tafferugli, questa è una guerriglia. C’è un’organizzazione che gestisce quantomeno i tempi, la fase militare degli attacchi alle forze dell’ordine. C’è una legge che va rispettata, sarà non gradita alla popolazione ma le leggi si cambiano in Parlamento, non sulla strada». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/10/2010]
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