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 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

VENTO, SOFFIA SEMPRE DI MENO NON È QUELLO DI UNA VOLTA - I

venti del pianeta stanno rallentando. E il fenomeno riguarda soprattutto l´emisfero settentrionale. Sono questi i risultati di una ricerca pubblicata su Nature Geoscience e realizzata da Robert Vautard della Université de Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, in Francia. La velocità delle masse d´aria, calcolata a livello del suolo, è diminuita del 10% nell´arco degli ultimi 30 anni. Studi precedenti avevano già scoperto che negli Stati Uniti, Australia, Cina e in alcune zone d´Europa la forza dei movimenti delle masse d´aria era calata in prossimità della superficie, ma non avevano individuato le cause del fenomeno, anche se tra le ragioni principali venivano indicati i cambiamenti climatici. I dati raccolti da Vautard dimostrerebbero che il 60% del fenomeno sia da imputare all´aumento della vegetazione dell´emisfero settentrionale. Spiega Vautard: «Siamo rimasti sorpresi nell´osservare un andamento molto chiaro su tutto l´emisfero nord dove il 73% delle stazioni dimostra un rallentamento compreso tra il 5 e il 15%. Tale rallentamento è più elevato dove maggiore è la vegetazione». L´effetto più marcato è senza dubbio in Europa e Asia. La ricerca dimostra anche che il fenomeno ha avuto inizio nel 1960. Oggi però lo scenario è più chiaro. «L´origine principale del calo dei venti è da ricercare nell´aumento di una rigogliosa vegetazione. Una maggiore quantità di piante rende più "rugoso" il terreno e ciò assorbe una parte dell´energia del vento, rallentandolo». La rugosità del suolo è ampiamente utilizzata dai meteorologi nelle loro previsioni, ma fino ad oggi nessuno ipotizzava che avesse una tale rilevanza. Analizzando i dati di Vautard alcuni ricercatori ipotizzano che il rallentamento del vento potrebbe avere ricadute sulle potenzialità eoliche del nostro emisfero. «In realtà sappiamo poco circa la distribuzione e le variazioni dei venti alla quota di rotazione delle pale, tuttavia i dati non sono sufficienti per affermare una ricaduta negativa sull´eolico. Per avere un impatto sulla produzione media annua di energia dall´eolico non deve cambiare solo la velocità media del vento, ma anche altre componenti», spiega il professor Corrado Ratto, esperto di eolico e fisico all´Università degli Studi di Genova. La ricerca di Vautard non è esente da critiche. Alcuni ricercatori ritengono per esempio che l´arco temporale preso in considerazione (30 anni) sia troppo breve; inoltre se fosse proprio la vegetazione ad essere una delle cause maggiori di tale rallentamento, in Asia l´aumento della vegetazione avrebbe dovuto contrarre la velocità dei venti almeno del 30 per cento. Risponde Vautard: «I nostri dati provengono da circa 10.000 stazioni meteorologiche di tutto il mondo e li consideriamo affidabili dal 1979 ad oggi».