CARLO PICOZZA, la Repubblica 20/10/2010, 20 ottobre 2010
BIZZARRI O SPAVENTOSI ECCO COME LI INFLUENZA LA "FORMA" DEL CERVELLO - C´è
un´officina nella parte arcaica del nostro cervello: produce gioia e paure, affetti, angosce e desideri e ora si sa che funziona anche di notte riempendo i nostri sogni di questi sentimenti. La scoperta, destinata ad aprire nuovi orizzonti nella stessa cura delle patologie neuro-psichiatriche, è firmata da un gruppo di neurologi dell´Istituto scientifico per la riabilitazione neuromotoria "Santa Lucia", dai dipartimenti di Psicologia della Sapienza, delle università dell´Aquila e di Bologna, ed è stata pubblicata sulla rivista Human Brain Mapping.
Sotto osservazione sono finite due aree profonde del cervello, l´amigdala e l´ippocampo, raggruppamenti di neuroni che presiedono alla regolazione delle emozioni (la prima) e alla formazione della memoria (il secondo) durante la vita diurna. Adesso si sa che sono responsabili notturne anche del grado di intensità emotiva dei sogni e delle loro bizzarrie. Due burattinai, insomma, tirano i fili di pupi e cose che si agitano nei nostri palcoscenici notturni.
Nelle due aree del sistema limbico del cervello è racchiuso il segreto dei comportamenti primitivi dell´uomo, dalla fuga di fronte a un pericolo alle emozioni più intense, ai ricordi. Ed è l´anatomia dell´amigdala e dell´ippocampo, la loro conformazione, a determinare la stranezza dei nostri film notturni. «La dimostrazione - spiega Gianfranco Spalletta, team leader dei neuropsichiatri della fondazione Santa Lucia - è arrivata dopo due anni di ricerche su 34 persone di età compresa tra i 20 e i 70 anni». «Abbiamo messo a punto una procedura di risonanza magnetica - continua - per misurare il volume e la densità dell´amigdala e dell´ippocampo, scoprendo che più destrutturata è la prima, più bassa è l´intensità di emozioni dei sogni». Scene oniriche prive di suspense, insomma. Le emozioni, invece, diventano più bizzarre nel sogno se l´amigdala è più piccola: a volte sono tanto strane da rasentare l´ilarità. «Anche la conformazione dell´ippocampo», ancora Spalletta, «è all´origine della bizzarrie di un sogno: più voluminoso è il primo, maggiori, nei nostri ricordi si presentano le seconde». «Sigmund Freud», per Spalletta, «ha colto l´importanza dell´analisi di bizzarrie ed emozioni dei sogni per la cura delle patologie psichiatriche». Voleva "catturare" gli aspetti neurologico-anatomici dei sogni per conoscere l´origine delle malattie della mente. «Un obiettivo mancato», commenta Spalletta, «perché allora non esistevano le tecnologie di imaging, oggi a nostra disposizione: la risonanza magnetica, con tecniche di neuro-immagine non convenzionali, ci ha permesso di chiarire i meccanismi neuro-anatomici che presiedono all´attività onirica dando una base biologica alle tesi del padre della Psicanalisi».
Anche se mezzi e tecniche per un monitoraggio dei parametri fisiologici valgono per il sonno più che per il sogno. L´elettroencefalogramma, le metodiche di neuro-imaging non possono essere applicate al sogno che per essere studiato richiede di essere interrotto: «Solo allora si può accedere ai ricordi», spiega Michele Ferrara dell´Università dell´Aquila. «Noi abbiamo saltato a piè pari questo aspetto - continua Ferrara - provando a immaginare che alla base delle differenze tra chi ricorda molti sogni e chi pochi, chi fa sogni vivaci e chi banali e, all´estremo, chi non ricorda affatto i sogni, non ci fossero solo aspetti della fisiologia del sonno ma anche quelli dell´anatomia del sistema nervoso». Si è accertato così che alla base delle differenze tra persone, tra qualità e quantità dei sogni, ci sono anche caratteristiche anatomiche diverse.