Alberto Arbasino, la Repubblica 20/10/2010, 20 ottobre 2010
L’INTELLETTUALE COMODO E LA METAFORA DEL SOFA’
In una recente occasione all´Accademia di Francia si discorreva sulla mancanza parigina e francese della nostra diffusissima espressione «intellettuale scomodo», anche perché ogni ricerca sui vocabolari propone «comodo» o «scomodo» soprattutto per poltrone e sofà. Mentre Oltralpe qualunque intellettuale, isolato o in quanto casta, si ritiene comunque in opposizione rispetto a qualsiasi potere.
Anche in Italia non esistono intellettuali «comodi». Però, per tutti, viene enfatizzata parecchio la loro scomodità. Che spesso non si scorge in che cosa consista. Dal momento che le trasgressioni, le provocazioni, i dissensi, e gli «ed è subito polemica» quotidianamente su ogni giornale figurano come sopratitoli di articoli magari moralistici ed evitabili.
Infatti, invano, centocinquant´anni fa i ministri dell´Italia unita proclamavano chiuse, con la fine del Risorgimento, le tradizionali lotte tra Guelfi e Ghibellini, o fra Capuleti e Montecchi. Ma Dante e Shakespeare paiono usualmente d´attualità, nelle odierne lotte fra Destra e Sinistra, ove non si tratta mai di problemi italiani veri ma delle contese più o meno interessanti fra capi e capetti sempre più scadenti. Dove anche i più venerandi vegliardi normalmente ci lasciano «dopo aver fatto la loro parte». Ovvero, lasciandoci questa bella Italia attuale. Ivi, non molti «intellettualoidi» - organici o disorganici - appaiono «vergin di servo encomio e di codardo oltraggio», normalmente.
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Ancora in queste varie occasioni si rammenta volentieri l´inesauribilità e l´illimitatezza flaubertiana di Bouvard et Pécuchet e di quegli sterminati cataloghi di luoghi comuni, di stronzate automatiche. Un proseguimento formativo per tanti giovani si ebbe sul Bertoldo negli ultimi anni del fascismo. Lì un Granduca del momento passava attraverso una folla di cortigiani, e chiedeva appunto a Bertoldo come fossero le accoglienze e le acclamazioni, la folla, i consensi... E l´astuto contadino: trionfali, unanimi, compatta, indefettibili...
Questo, forse, immunizzò vari coetanei contro le frasi fatte. Ma in seguito è apparsa una certa ripresa, tra generazioni più giovanili che discorrono correntemente di gettare la spugna e rivoltare come un calzino e cori da stadio e punte dell´iceberg e fiori all´occhiello e bracci di ferro nell´occhio del ciclone con cerini e patate eternamente accesi e bollenti, da custodire sempre gelosamente, tra fiaccolate e trasgressioni e tendenze e roba ovattata o blasonata o mozzafiato o vintage sostenibile nel fil rouge...
Ma non pochi usano immagini o metafore addirittura medioevali, tipo spezzare una lancia e scendere in lizza e guanto di sfida. (E qui, ecco un problem: come tradurli per gli americani o per i più giovani? E con la patata, come si faceva, prima che arrivasse in Europa?).