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 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

LA MIA STANZA DEI GIOCHI

Ride sotto i baffi Clemente Mimun, forse se li è fatti crescere apposta. Nel suo studio al centro Palatino, con vista sulle terme di Caracalla, il direttore del Tg5 è alle prese con il "caso Giuliacci", il meteorologo che gli ha tuonato contro. «Ha detto che l’ho cacciato e che in tv ora ci sono le meteorine», replica Mimun. «Peccato che, prima dell’edizione di Striscia in cui ha detto queste scemenze, a fare le previsioni del tempo ci fosse suo figlio. E peccato che la ragazza scelta da Epson per fare il meteo sia una giornalista che sembra uscita da Harvard».
Domanda. A parte queste perturbazioni, vogliamo raccontare lei attraverso il suo ufficio. È la sua "seconda casa"?
Risposta. «Direi una stanza amica dove, oltre a computer, telefoni, libri, dizionari, conservo ricordi personali. Ed è nel posto più bello del mondo, affacciato sulle rovine e su una chiesa del ’400. Se Bossi abitasse qui direbbe: "Sono Pazzo di Questa Roma"».
D. Che cosa le hanno lasciato i suoi predecessori, Enrico Montana e Carlo Rossella?
R. «Rossella ha portato via una scrivania e una libreria alle quali teneva molto, Mentana ha lasciato un pezzo di dna del Tg5».
D. A quali foto è legato?
R. «Ne ho una con la firma di tutti i colleghi del Tg1 di quando Prodi mi fece fuori; una storica del 1992 con Mentana e Sposini quando presentammo il Tg5; una in cui, magro e con tanti capelli, passeggio con Craxi a piazza Navona; la foto del "faccia a faccia" che condussi al Tg1 nel 2006 fra Prodi e Berlusconi; e poi una foto struggente: mia moglie e i miei figli sullo sfondo delle Twin Towers».
D. Ha una serie di cimeli da far invidia a Renzo Arbore.
R. «L’ufficio è anche la stanza dei giochi: ho un Pulcinella portafortuna e una collezione di matrioske con le facce dei presidenti, che ho comprato in Albania».
D. Conserva gli articoli che la riguardano?
R. «Soltanto uno, perché il titolo sollecitò il mio superego: “Un genio a Montecitorio”. Mi ero rifiutato, come direttore del Tg1, di fare una relaziona alla Commissione di vigilanza Rai. Successe un casino, ma ebbi ragione».
D. Cos’ha nel frigobar?
R. «Acqua, Coca-Cola, succhi di frutta e una bottiglia di champagne, ma quella l’ho portata io».
D. Per brindare a cosa?
R. «A qualche bella notizia. L’avrei strappata se Sarah Scazzi fosse tornata a casa. Invece, purtroppo…».
D. Cosa pensa degli attacchi a Minzolini al Tg1?
R. «Sono solidale con lui, perché so che si lavora male, ma quella che fanno a lui è una guerra da dilettanti rispetto a quella che fecero a me. Ricordo le minacce subite, che peraltro continuano, che non ha mai reso pubbliche per evitare di avere la scorta. Tanto se qualcuno ti vuole ammazzare, lo fa lo stesso».
D. Ha inventato al Tg2 la rubrica Costume e società, ma non ama i gossip.
R. «Mi piacciono quelli d’alto bordo. Se c’è l’asta dei vestiti di Grace Kelly ci faccio un pezzo, se si parla di Corona e Mora do la notizia senza servizio; sull’outing di Tiziano Ferro ho fatto un approfondimento con un mio titolo: “Tiziano svelato”. Perché, con tanti tg che ci sono, il dettaglio fa la differenza».
D. Paolo Garimberti, che diresse il Tg2 prima di lei, è presidente della rai; Mauro Mazza, che venne dopo di lei, è direttore di Raiuno: lei, come minimo, farà il direttore generale.
R. «Mi proposero di fare il presidente nel 2002. Risposi che a 49 anni avevo ancora voglia di lavorare, quelle cose lì possono piacere a Garimberti, che ha ancora il tempo di andare al circolo come vent’anni fa. Ci sono quelli che stanno sul pezzo e quelli che vanno al circolo. Ma lo dico con ammirata invidia verso Garimberti, non so organizzare il mio tempo».
D. Non le interessa nemmeno la direzione di Raidue, visto che cambiò molte cose con il suo tg?
R. «Diciamo, invece, che se fossi direttore di Raiuno cancellerei Sanremo e Miss Italia».
D. Ebbe conflitti con Giorgino e la Gruber: chi butta dalla torre?
R. «Lilli ha un altro spessore».
D. É vero che voleva assumere Enrico Lucci delle lene al Tg2?
R. «Era nella lista dei precari della Rai, lo avrei preso al volo, è un genio assoluto. Non rinunciò a soldi e fama per il posto fisso».
D. Meglio come iena.
R. «Le iene e Striscia non sono tg, sono programmi che sperimentano linguaggi che poi influenzano l’informazione ufficiale».
D. Fanno ciò che non fanno i tg?
R. «Fanno a modo loro: se indovinano un’inchiesta è uno scoop, se toppano dicono che stavano scherzando. Noi non possiamo».
D. Il tg di Mentina è finiano?
R. «Enrico non fa tg schierati, fa il tg che lo intriga ogni giorno. E rovescia gli schemi, su 30 minuti di trasmissione ne appare 20. La gente non guarda il tg, guarda l’Enrico Mentina show. Un prodotto interessante e affidabile».
D. Chi sono i più bravi?
R. «Mentana e Mimun. E mi piacerebbe rivedere Sposini nei telegiornali». I tre esuli Rai nella foto di quel lontanissimo 1992.