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 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

LA CRICCA, QUEL BUSINESS CON “PROPAGANDA FIDE” E IL PALAZZO CON LO SCONTO - CONCORSO

in corruzione aggravata: è questa l’accusa formulata dalla Procura di Perugia nei confronti dell’ex ministro Pietro Lunardi. Al centro dell’inchiesta, il palazzetto di cinque piani che Lunardi – anzi: la società di famiglia – acquistò dall’ente del Vaticano "Propaganda Fide". Come vedremo, secondo l’accusa, quel palazzo fu acquistato per la metà del suo effettivo valore. In cambio, sempre secondo l’accusa, Lunardi avrebbe favorito un progetto da finanziare - attraverso la società pubblica Arcus - proprio a Propaganda Fide. La figura di Lunardi, in quest’indagine, si lega a quella del cardinale Crescenzio Sepe, all’epoca prefetto di Propaganda Fide, anch’egli indagato per corruzione. Intorno all’ex ministro e all’acquisto del palazzo, ruotano però gli stessi personaggi che gestivano i grandi appalti della Protezione civile. Parliamo dell’imprenditore Diego Anemone e dell’ex direttore generale dei Lavori pubblici Angelo Balducci entrambi accusati di corruzione, dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, nell’indagine sulla "cricca", che vede indagato, sempre per lo stesso reato, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso.
Secondo l’accusa, il palazzo di via dei Prefetti, è stato acquistato "a un prezzo di favore" da Propaganda Fide. La società "immobiliare San Marco" - l’amministratore legale è il figlio del’ex ministro: Giuseppe Lunardi – l’acquista nel 2004 "per 3 milioni di euro" pagati, per l’importo di 2,4 milioni, "tramite un mutuo". C’è una contropartita, però, secondo l’accusa: Propaganda Fide, senza averne i presupposti, accede a un finanziamento da 2,5 milioni di euro.
"A fronte di tale acquisto - si legge negli atti - Pietro Lunardi, all’epoca ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, consentiva che Propaganda Fide accedesse al finanziamento Arcus, in difetto dei presupposti, per l’importo di 2,5 milioni di euro, per la realizzazione di un museo aperto al pubblico, da realizzarsi nella sede di piazza di Spagna". È la Corte dei Conti a trasmettere, alla procura perugina, due "note" utili per l’inchiesta . La prima nota, di Propaganda Fide, risale al marzo 2005: il cardinale Sepe chiede a Lunardi il finanziamento per la realizzazione del museo. La seconda, invece, è una "nota d’ordine" del ministro che, il 21 ottobre 2005, chiede la trattazione "prioritariamente, e in via di massima urgenza", di alcuni progetti, tra i quali il progetto del museo che interessa il cardinale Sepe. A finanziare il progetto sarà la società pubblica Arcus: la "segnalazione", dichiara ai magistrati contabili il direttore generale della Arcus, Ettore Pietrabissa, "è avvenuta secondo una procedura non frequente dal capo di Gabinetto del ministero delle Infrastrutture". Ed è un altro riscontro alle tesi dell’accusa.
La vicenda del palazzo acquistato da Lunardi, però, si lega anche alle vicende della "cricca": "L’immobile - scrive l’accusa - è stato acquistato mediante l’intervento risolutivo di Angelo Balducci". E non è l’unico uomo della "cricca" in contatto con Lunardi. Le connessioni continuano con Angelo Zampolini: l’architetto è ritenuto il "collettore di somme trasmesse da Diego Anemone per finanziare l’acquisto o il godimento di immobili per conto di altri soggetti, tra i quali Claudio Scajola e Guido Bertolaso". Zampolini dice d’essere stato "presente il giorno del rogito notarile", quando la famiglia Lunardi acquista il palazzo da Propaganda Fide, anche se "in una stanza separata". Poi aggiunge che "il valore dell’immobile è sicuramente superiore ai 3 milioni di euro. All’incirca 7, anche 8 milioni". Di Lunardi parla anche Hidri Fathi Ben Laid, "uomo di fiducia di Anemone e Balducci", che dichiara d’aver incontrato più volte la figlia dell’ex ministro: "Una volta le ho consegnato una busta. Non so cosa contenesse ma, dalla raccomandazione ricevuta da Anemone, ho pensato che ci fosse un assegno".