Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

TRENTA MILIONI, ZERO UFFICI NUOVI L´ULTIMA "SPESA PAZZA" DEL SENATO - ROMA

Venticinque milioni di euro solo per i lavori di ristrutturazione; 3 milioni e 700 mila euro per pagare l´affitto a una ex-Ipab che fa capo alla Regione Lazio; 1 milione per «provvedere ad adeguati arredi». Dunque, facendo due conti, poco meno di 30 milioni di soldi pubblici tutti già spesi o impegnati nell´arco di dieci anni. Obiettivo? Realizzare nuovi uffici per cinquanta senatori. Dove? Nel pieno centro storico di Roma, a pochi metri da Palazzo San Macuto, Pantheon e Palazzo Chigi. E il risultato a tutt´oggi quale è? Che ancora, dal 2003, neanche una stanza è pronta, che i ponteggi che si affacciano sulla vicina via degli Orfani, nome non casuale, stanno ancora lì come sette anni fa, e che soltanto la garritta esterna per la security di un palazzo ancora vuoto ha i vetroni scuri montati. E si chiedono ancora altri soldi.
Benvenuti nel (forse) più esoso e infinito cantiere dei palazzi romani della politica, il secentesco palazzo di Santa Maria in Aquiro, tra piazza Capranica e l´attigua via degli Orfani. Costi da record per un immobile preso in affitto nel 2003 dall´Isma con un canone annuo di 471 mila euro e scadenza di contratto febbraio 2021. Immobile imponente e dal passato dolente: era il vecchio orfanotrofio di Roma, e lungo quelle stanze ora milionarie si rincorrevano vite di miseria, di abbandoni e anche un pizzico di goliardia. Fu un "martinitt" il fratello maggiore di Giulio Andreotti e lì, da piccolo, il futuro senatore era invitato a fare il chierichetto. Sempre lì ha vissuto sette anni il piccolo Enrico Montesano. fu nel teatrino dell´istituto - ha raccontato poi l´attore - che cominciò a imitare i suoi istitutori. I ragazzini in divisa uscivano da quel portone, sfilavano ordinati nelle loro passeggiate mattutine verso piazza Colonna e verso il Pincio.
Ma questo è il passato. I conti del presente li ha fatti comma dopo comma, cifra dopo cifra, spulciando tutti i bilanci del Senato dal 2003 fino all´ultimo 2010, il segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, che sui costi e sprechi della politica ha ingaggiato una battaglia di vita. «L´assurdo non è solo che siano stati spesi 30 milioni senza avere ancora un nuovo ufficio pronto, sempre che davvero servisse, ma anche il fatto che, a fine contratto, ogni senatore, se mai ci entrerà, sarà comunque costato alle casse pubbliche una media di 8 mila euro al mese» contabilizza l´esponente radicale. E aggiunge: «A rivedere acquisti o contratti d´affitto di quegli anni appare chiaro che la priorità fosse far girare soldi più che avere nuovi uffici». Il via libera per il Santa Maria in Aquiro fu dato - coincidenza - nei giorni in cui teneva banco uno dei tanti dibattiti sulla riduzione del numero di deputati e senatori. La consegna del primo lotto era prevista nel 2006, poi slittata nel 2008, poi un´"aggiuntina" al 2009 e adesso, nella relazione allegata all´ultimo documento del Bilancio del Senato 2010, si prevede finalmente «la consegna degli uffici entro l´anno». Ma con una postilla che, secondo Staderini, sa di beffa finale: vi si sottolinea «l´esigenza di destinare significative risorse finanziarie all´acquisizione degli arredi indispensabili alla funzionalità degli uffici e dei locali». Insomma mancano ancora i soldi per sedie, scrivanie e telefoni.
Da chi fu avviata nel 2003 l´operazione? Dal Provveditorato delle Opere pubbliche diretto da Angelo Balducci e con i lavori affidati all´architetto Angelo Zampolini: due nomi che nei mesi scorsi sono stati al centro delle inchieste sui grandi appalti. Sempre loro, in quel periodo, si adoperarono per l´acquisto dell´immobile di largo Toniolo e il complesso della Minerva dove scoppiò il caso della buvette abusiva. «Denunciare questi sprechi - chiosa Staderini - è il nostro modo di lottare per un Parlamento pulito. Esattamente come quando, mesi fa, abbiamo reso pubblica la lista di contratti, fornitori e consulenti della Camera tenuta riservata per sessant´anni».