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 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

“È un Paese di corrotti. Siamo poco credibili” - Viviamo in un Paese di corrotti e di truffaldini

“È un Paese di corrotti. Siamo poco credibili” - Viviamo in un Paese di corrotti e di truffaldini. In molti ne avevano sentore, ma ora la Corte dei Conti lo ha ribadito ed ha speso la sua autorità per denunciarlo: «Gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria - ha detto il presidente Luigi Giampaolino nel suo discorso di insediamento - persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli». Di fronte al dilagare di questo fenomeno, la risposta oltre che giudiziaria deve essere etica, e qui Giampaolino ha fatto un esplicito richiamo «a quel retaggio di valori dei quali la Corte dei Conti è depositaria: l’onestà degli intenti e dei comportamenti, l’etica del servizio, il corretto agire delle Pubbliche amministrazioni, il perseguimento del bene dell’uomo e della collettività». Un discorso di alto profilo, quello del neopresidente del supremo tribunale contabile, tenuto alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il fenomeno corruttorio, peraltro, rileva il neopresidente della Corte, alligna in un contesto economico fortemente minato dalla crisi e che ha riverberi pesanti sui conti pubblici: «Rispetto alle proiezioni di inizio legislatura, la politica di bilancio deve misurarsi con una perdita permanente di entrate per circa 70 miliardi e di prodotto per circa 130 miliardi, si comprende come sia obbligata una linea di attenta gestione della finanza pubblica». Questo quadro, tuttavia, non può esimerci dall’elargire sostegni ai redditi più bassi: «La prolungata bassa crescita del Pil rende difficile conservare obiettivi di spesa espressi in quota del prodotto - dice Giampaolino - soprattutto in una condizione socio economica che alimenta istanze non comprimibili di sostegno dei redditi più bassi». Ma se questo è vero, ne consegue che è impossibile «fissare obiettivi di riduzione della pressione fiscale applicata». Con buona pace di chi l’ha promesso. Il presidente, poi, ha tentato di sottrarsi alle domande dei cronisti sull’attualità più stretta, ma ha comunque dato alcune indicazioni di merito: l’ipotetico ricorso a società offshore da parte di alte personalità istituzionali «fuoriesce dalle nostre competenze». Quanto al processo breve, «non dovrebbe incidere sui tempi dei nostri giudizi». E basta così. «Sul fisco - ha detto il ministro Maurizio Sacconi- la Corte dà una giusta e opportuna lettura dei vincoli nei quali si muove la nostra gestione di finanza pubblica». Le opposizioni, invece, hanno sottolineato soprattutto il richiamo alla corruzione. «Da tempo - ha detto Giuseppe Lumia, Pd - siamo in attesa che il governo porti in Parlamento la legge anticorruzione annunciata diversi mesi fa e già insabbiata il giorno dopo per dare spazio a norme salva cricche». L’esponente dell’Idv Massimo Donadi concorda, ma avverte che «per questo governo affrontare la corruzione è come parlare di corda in casa dell’impiccato».