Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Grecia, che ha un debito pubblico in proporzione come il nostro e un sistema di sprechi non troppo dissimile da quello italiano, paga da ieri il fio dei suoi peccati con una medicina amarissima che le è stata imposta da Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea. Il primo ministro greco, Giorgios Papandreu, ha riunito il governo alle 9,30 del mattino e annunciato il raggiungimento dell’intesa e il piano relativo. Ha ricordato che non ci sono alternative: o la Grecia accetterà di essere finanziata in cambio di sacrifici durissimi oppure sarà la bancarotta, già a partire dal prossimo 19 maggio, giorno in cui dovranno essere rimborsati rate di debito per circa 9 miliardi. “Bancarotta” può sembrare una parola astratta, ma significa la riduzione in miseria, la sparizione delle merci dagli scaffali dei negozi, la vendita agli stranieri delle proprietà greche, probabilmente una crisi politica gravissima, colpi di stato…
• Quelli magari potrebbero esserci lo stesso.
Ci sono stati scontri sabato scorso. E c’è preoccupazione per l’appuntamento di mercoledì: i partiti di sinistra e i sindacati rifiutano i sacrifici e gridano che a pagare dovrebbero essere quelli che in questi anni hanno guadagnato. Si ricorda che, mentre il debito greco è arrivato a 300 miliardi, le banche locali hanno messo a segno profitti per una cifra doppia. Tutto vero. Sull’altro piatto della bilancia c’è però la storia emblematica dell’isola di Aghios Stratis: cento abitanti, una scuola con dieci alunni, e 45 professori mandati sul posto a insegnare. Il che fa capire che i greci, in questi anni, si sono anche fatti mantenere.
• In che consistono questi sacrifici?
Intanto: aumento dell’Iva, che già stava al 21%, al 23%. Tasse su alcolici, tabacchi, scommesse, benzina, generi di lusso. Questo dovrebbe aiutare i conti sul lato delle entrate.
• E sul lato delle uscite?
Gli interventi più impressionanti riguardano i pensionati. Intanto, le pensioni sono congelate per tre anni. Cioè non potranno aumentare in nessun caso. A quelli che prendono una pensione lorda superiore ai 2.500 euro al mese, vengono tagliate tredicesima e quattordicesima. A chi prende meno di 2.500 euro, verrà concesso un bonus di 400 euro a Natale e di 200 a Pasqua e all’inizio dell’estate. Poi ci sono i tagli agli statali. Anche qui, stipendi congelati per tre anni e taglio di tredicesime e quattordicesime a chi prende più di tremila euro lordi al mese. A chi prende meno si darà un bonus di 500 euro a Natale e di 250 euro nelle altre due scadenze. Le buste-paga raddoppiate appartengono ormai al mondo dei sogni. Gli altri bonus che rimpolpavano le buste pure: gli stipendi dei dipendenti pubblici saranno comunque tagliati di un quinto. L’età pensionabile sarà portata a 65 anni per uomini e donne. Contributi per conseguire il massimo della pensione, non più di 35, ma di 40 anni. Mercato del lavoro più flessibile, con molti meno vincoli per licenziare. Infine (anche questo ci riguarda): saranno cancellate decine di province e comuni. Fonti anche queste – dal punto di vista greco – di sprechi. Papandreu giura che tra quattro anni, quando il suo mandato sarà finito e si tornerà alle elezioni, la Grecia sarà fuori pericolo. Il mondo è parecchio scettico e il partito di quelli sicuri che la Grecia a un certo punto sarà insolvente resta nutrito. In ogni caso, ispettori spediti sul posto dal Fmi e dagli altri verificheranno ogni tre mesi che la Grecia sta effettivamente facendo quello che deve fare.
• In cambio di questi sacrifici, che cosa riceverà la Grecia?
Riceverà i soldi necessari a pagare i suoi debiti e non andar fallita (speriamo). Ieri si parlava di una somma complessiva di 110 miliardi in tre anni. un numero a cui credo poco e che è stato messo in circolazione per non allarmare troppo le opinioni pubbliche dei paesi impegnati nel prestito. Papandreu ha detto che il suo paese ha bisogno di 60 miliardi l’anno. Direi perciò che dovremo abituarci all’idea di un finanziamento triennale da 180-200 miliardi.
• E che succederà fra tre anni?
E chi lo sa? Secondo i piani di adesso, la Grecia dovrebbe aver riportato il rapporto deficit/pil – ora al 14% – al 3% canonico. In cifre assolute: si tratterebbe di tagliare 30 miliardi. Forse l’evento più importante riguarderà la comunità europea. Ieri la Merkel – che ha annunciato per venerdì prossimo lo stanziamento degli 8,4 miliardi in quota alla Germania – ha detto che bisognerà rivedere le regole e prevedere, per esempio, che chi non sta ai patti finanziari non abbia più diritto di voto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/5/2010]
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