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 2010  maggio 03 Lunedì calendario

I SALISCENDI DELL’EURO TRA RAIDER E POLITICA

Il rischio d’insolvenza della Grecia e il conseguente piano di salvataggio hanno chiarito quanto siano indissolubilmente legati tra loro i 16 Paesi dell’ Eurogruppo, così denominati perché hanno adottato la moneta unica. L’euro è ormai una realtà comune, che lega più di quanto impongano le regole del Trattato di Maastricht e le altre norme dell’Unione europea a 27 Stati membri. Ha creato pesanti conseguenze sul costo della vita nei Paesi con conti pubblici poco rigorosi (come l’Italia), ammessi a condizione di accettare conversioni sfavorevoli della valuta nazionale in base alla logica del «prendere o lasciare». L’Eurogruppo sconta l’assenza di un vero governo dell’economia.
Ma l’euro, anche nei giorni neri della speculazione all’attacco della Grecia e di altri Stati dell’eurozona in difficoltà (Portogallo, Spagna, Irlanda), sta superando bene le difficoltà. Ha però mancato l’obiettivo della stabilità, che all’inizio era considerato basilare. Nel primo decennio di vita la sua caratteristica è di essere una valuta in saliscendi nel cambio con il dollaro, il principale punto di riferimento.
Se le cause dell’instabilità siano state principalmente interne o esterne si può discutere. Ma la realtà è questa. Il su e giù è stato continuo e, a volte, in contraddizione con le teorie economiche dominanti. Si è rafforzato perfino con i principali Paesi dell’eurozona in deficit eccessivo.
L’euro nasce l’1 gennaio 1999 e viene quotato tre giorni dopo (4 gennaio) a 1,1837 dollari. Era ancora una valuta solo virtuale. L’avevano adottata 11 Paesi dell’Ue: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna. Nel dicembre 1999 era già sceso alla parità con la moneta Usa. Il 26 ottobre 2000 toccò il record negativo a 0,8229. Nel 2001 fu ammessa la Grecia, verosimilmente con conti pubblici truccati per rispettare i parametri di Maastricht. Dopo l’attentato alle torri gemelle dell’ 11 settembre oscillava tra 0,86 e 0,91.
L’1 gennaio 2002 le banconote e le monete entrarono in circolazione. Si sviluppò una risalita quasi sempre a strappi. La parità con il dollaro tornò il 15 luglio 2002. Nel 2003 si parlava di «supereuro» a 1,26. Nel 2004 toccò il nuovo record di 1,36 con discesa nel 2005 a 1,19 di media a dicembre. Nel 2006 schizzò di nuovo sopra 1,30.
Nella zona euro furono ammesse la Slovenia (2007), Cipro e Malta (2008), la Slovacchia (2009), raggiungendo l’attuale composizione a 16. Il tracollo dei mutui immobiliari speculativi negli Stati Uniti rafforzò la moneta europea sul dollaro fino al massimo storico di 1,6039 del 15 luglio del 2008. L’estensione della crisi finanziaria in Europa fece ripiombare il cambio verso 1,30 per risalire a fine 2009 intorno 1,50. La crisi della Grecia ha consentito alla speculazione di riportare l’euro verso 1,31 dollari. Con conseguenze sempre uguali: felici gli esportatori quando scende, contento chi acquista all’estero quando sale, di fatto non toccati tutti coloro che vivono e lavorano solo dentro l’eurozona.
Ivo Caizzi
CorrierEconomia