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 2010  maggio 03 Lunedì calendario

APPUNTI SU JOSEF FRITZL


«Gli esseri umani sono liberi. Non sono di nessuno. Non c’è prigione che può incatenarli per sempre» (Elisabeth Fritzl) (Giampaolo Visetti, la Repubblica 5/5/08).

«Questo testo non è per nervi fragili» (il quotidiano sterreich sulla perizia psichiatrica su Josef Fritzl) (Gabriela Jacomella, Corriere della Sera 27/10/08).

«Se fosse libero lo rifarebbe» (dalla perizia su Fritzl) (Andrea Tarquini, la Repubblica 18/3).

«Sono colpevole di tutto. Vedere e ascoltare il video di mia figlia mi ha convinto a pentirmi e a parlare» (Fritzl) (Andrea Tarquini, la Repubblica 19/3).

«Perché l’hai fatto?» (Elisabeth nel video) (Andrea Tarquini, la Repubblica 18/3).

«Era la più bella però mi aggrediva sempre. Minacciava di denunciarmi» (Fritzl alla sua psichiatra) (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

«Imputato Josef F., la Corte da me presieduta, sentiti gli otto giurati, la giudica colpevole di tutti i capi d’accusa che le vengono contestati. Omicidio, stupro prolungato plurimo, sequestro di persona prolungato plurimo, riduzione in schiavitù delle sue vittime, percosse e minacce. Imputato, Lei è condannato al massimo della pena, l’ergastolo» (la sentenza) (Andrea Tarquini, la Repubblica 20/3).

«Accetto il verdetto» (Fritzl) (Andrea Tarquini, la Repubblica 20/3).

 il 1978. Fritzl ricava una stanza di venti metri, blindata e insonorizzata. Il municipio loda il suo ”senso di resistenza patriottica”. Elisabeth ha 12 anni: il padre la violenta con regolarità. Fino al 1982. Esasperata dagli abusi, scappa. Sedicenne, viene assunta come barista in un autogrill. Convinta a tornare, sottomessa ancora, fugge altre due volte. Fino all’ultima, nel luglio 1984, ormai maggiorenne. Rientra per qualche giorno in famiglia e commette l’errore che le costa la vita. Minaccia di denunciare l’incesto alla polizia. «Per qualche giorno mio padre si è mostrato pentito. Ci trattava con dolcezza». Si fida e viene punita. Alle 16 del 28 agosto Josef la seda con l’anestetico, l’ammanetta e rivela perché aveva costruito un bunker sotto terra. Un telecomando a raggi infrarossi, regolato da un timer di sua invenzione, chiude due porte blindate. La figlia per nove mesi resta legata a una corda. Isolata, è libera di raggiungere solo il wc. In superficie credono alla bugia del padre: l’ennesima fuga, questa volta con una setta satanica. Qualche mese e nessuno la cerca più. Gli altri sei fratelli, appena possono, si sposano e se ne vanno per sempre (Giampaolo Visetti, la Repubblica 5/5/08).

«Dal momento in cui riuscii a rinchiuderla in quella cantina non ebbi più rapporti con mia moglie, avevo un essere umano tutto per me. Non l’ho mai guardata in faccia mentre facevamo sesso. Le ho fatto fare tanti figli perché rimanesse con me» (Fritlz) (Gabriela Jacomella, Corriere della Sera 25/10/08).

Durante gli 8641 giorni del suo martirio – tremila rapporti sessuali, Elisabeth mette al mondo sette bimbi e ne vede sparire quattro: uno ucciso da un’infezione non curata, tre affidati a Rosemarie, nonna-madre che crede alle bugie del marito (Gabriela Jacomella, Corriere della Sera 18/3).

Tra il 1978 e il 1993 Fritzl continua ad ampliare e a ristrutturare la prigione. Due porte da mezza tonnellata sono di cemento armato. Per accedere alla tana, ampliata da 35 a 55 metri quadri dopo la nascita del quarto figlio, se ne devono aprire otto (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

Un corridoio stretto, cinque metri per arrivare a due stanzette con due letti ciascuna, un metro e settanta d’altezza, niente finestre, un malandato angolo cottura, un cesso con lavandino e doccia. Le pareti imbottite, insonorizzate. Un impianto di ventilazione. Qualche poster, un elefantino di gomma. Stelle colorate e disegni di bambini su piastrelle bianche e sozze. Gli schiavi avevano solo una radiolina, un videoregistratore, una tv (Francesco Battistini, Corriere della Sera 29/4/08).

C’era anche una cella d’isolamento punitiva, una stanza imbottita e insonorizzata. Nella cella punitiva Elisabeth veniva rinchiusa ogni volta che si opponeva alla sua violenza (Andrea Tarquini, la Repubblica 29/4/08).

Lei è una mummia. Deve indossare biancheria erotica o abiti da prostituta (Giampaolo Visetti, la Repubblica 5/5/08).
Elisabeth scandisce l’eternità con un personalissimo codice binario: «Luce accesa violenza, luce spenta incertezza» (la pm Christiane Burkheiser al processo) (Gabriela Jacomella, Corriere della Sera 18/3).

Tre figli-nipoti di Fritzl - di 19, 18 e 5 anni - non sono mai stati visitati da un medico. La più grande ha perso tutti i denti. Tutti hanno sviluppato problemi al sistema immunitario, soffrono di anemia e di mancanza di vitamina D. I ragazzini non hanno mai visto la luce e, costretti a camminare piegati, per i soffitti alti circa 1,70 cm, hanno sviluppato una postura ricurva (corriere.it 30/4/08).

Nacquero uno dopo l’altro: Krestin nel 1988, Stefan nel 1990, Lisa nel 1992, Monika nel 1993. Lisa e Monika, sempre nel 1993, furono consegnate da Josef al brefotrofio: giurò che la figlia glieli aveva lasciati davanti alla porta di casa. Nel 1997 la stessa sorte tocca ad Alexander. Alexander era nato insieme a un gemello, nato e morto senza nome né sepoltura. Elisabeth aveva supplicato il padre di portarlo in clinica per salvarlo, lui non ne volle sapere. Nel 2002 nacque Felix, insieme a Kerstin e Stefan crebbe senza vedere mai il sole (Andrea Tarquini, la Repubblica 17/3).

«So wie’s kommt, kommt’s» (Succeda quel che succeda: così Fritzl a Elisabeth che gli aveva chiesto di portare il piccolo in ospedale. Michael morì, papà nonno Josef lo cremò nel forno di casa) (Andrea Tarquini, la Repubblica 17/3).

La prima gravidanza l’ha affrontata col manuale che il padre le aveva portato. Ha raccolto la bambina in una coperta sporca e ha tagliato il cordone ombelicale con una forbice arrugginita. Ha annotato tutto in un diario (Manila Alfano, Il Giornale 17/3).

Josef passa in cantina molte notti e gran parte della giornata. Orario da ufficio: 9 - 12; 15 - 18. Dice di studiare circuiti elettrici, di disegnare biancheria intima per un’industria. Nessuno può scendere. Vicini e parenti non fanno domande (Giampaolo Visetti, la Repubblica 5/5/08).

«Kerstin stava molto male da giorni. Io lo supplicavo di fare qualcosa. Ho accettato di chiamare un medico perché a un certo punto sembrava morta. L’ho aiutato a portarla su e l’abbiamo adagiata su un divano. Dietro la porta ho sentito delle voci. Mia madre, i miei figli che vivevano sulla terra parlavano sottovoce. Mi è parso che capissero che cosa stava succedendo. Non ho avuto il coraggio di chiamarli. Poi mi ha riportata di sotto» (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

«Aiutatela, non è mai stata nella clinica. Ha molta, molta grande paura degli estranei» (Elisabeth ai medici dell’ospedale di Amstetten). (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

«Dal primo istante ha vissuto sotto terra preparando la libertà e insegnandola ai bambini» (la psicologa Brigite Lueger) (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

Negli anni di prigionia la madre ha insegnato ai figli a scrivere qualche parola, ma nel bunker non c’erano libri, solo una tv, una radio e un video-registratore (Corriere.it 30/4/08).

I medici raccontano di lei come una mamma affettuosa. Si tiene tutti i sei figli stretti vicino a lei. Abitano in una clinica vicino ad Amstetten. All’inizio lì abitava anche la mamma di Elisabeth, Rosemary. Dopo i primi abbracci qualcosa in Elisabeth si è rotto: l’ha cacciata, non riusciva a sopportare che i suoi figli chiamassero mamma quella che in realtà era la nonna (Manila Alfano, Il Giornale 17/3).

«Non so cosa farò, la mia vita è stata già distrutta» (Rosemarie, moglie di Fritzl, al Sun) (la Repubblica 17/3).

«Mia madre non mi aveva mai voluto, non faceva altro che picchiarmi» (Fritzl sulla madre) (Andrea Tarquini, la Repubblica 16/3).

«Era un tipo cordiale. Un marito e un nonno molto affezionato ai bambini» (i vicini di casa di Fritzl) (Francesco Battistini, Corriere della Sera 29/4/08).

Nel 1976 aveva già stuprato due donne, una terza gli era sfuggita per un soffio (Giampaolo Visetti, la Repubblica 8/5/08).

 sospettato di essere il responsabile di altri quattro omicidi di giovani ragazze (repubblica.it 21/3).

Il suo sogno è vivere quel che gli resta con la famiglia (l’avvocato di Fritzl) (Andrea Tarquini, la Repubblica 18/3).

«Giustizia è malinconia» (Thomas Mann) (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 20/3).
(a cura di Marzia Amico)