ROMAN POLANSKI, la Repubblica 3/5/2010, 3 maggio 2010
AUTODIFESA DI POLANSKI: HO SCONTATO LA MIA PENA
Nei sette mesi che sono trascorsi dal 26 settembre 2009, data del mio arresto all´aeroporto di Zurigo, dove il rappresentante del ministro della Cultura doveva consegnarmi un premio alla carriera, mi sono astenuto da qualsiasi commento pubblico ed ho chiesto ai miei avvocati di limitare le loro dichiarazioni allo stretto necessario.
Volevo che le autorità giudiziarie di Svizzera e Stati Uniti, come anche i miei avvocati, svolgessero il loro lavoro senza interventi polemici da parte mia. Ho deciso di rompere il silenzio per rivolgermi direttamente a voi, senza intermediari e con parole mie.
verissimo che 33 anni fa mi sono dichiarato colpevole ed ho scontato la pena alla quale ero stato condannato in un carcere di massima sicurezza. La sentenza pronunciata rappresentava la totalità della mia pena. Il giudice che mi aveva condannato l´aveva annunciato pubblicamente in una conferenza stampa che era stata ripresa dalla tv. Questo filmato è stato visto innumerevoli volte alla televisione e nelle sale cinematografiche del mondo intero. Quando ho lasciato la prigione di Chino, il giudice ha cambiato idea e ha dichiarato che, tutto sommato, quella incarcerazione non costituiva la totalità della mia pena. la sua minaccia di farmi incarcerare di nuovo per un periodo di tempo indeterminato se avessi insistito a far intendere la mia voce e se non mi fossi comportato come lui voleva che mi ha fatto decidere di lasciare gli Stati Uniti.
Dopo più di 30 anni, la mia vicenda è tornata a galla a causa di un documentarista il quale ha raccolto testimonianze di persone che, all´epoca, erano coinvolte in questa storia. Non ho partecipato in nessun modo a tale progetto, né direttamente né indirettamente. Il documentario che ne è derivato ha messo in evidenza il fatto che avevo lasciato gli Stati Uniti perché trattato ingiustamente, il che ha irritato le autorità di Los Angeles. Sentendosi attaccate, queste hanno deciso di esigere la mia estradizione dalla Svizzera, paese in cui mi reco regolarmente da trent´anni senza alcun problema.
Non posso mantenere il silenzio più a lungo! Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché le autorità americane hanno appena deciso, a dispetto di tutte le deposizioni e le argomentazioni di terze parti, di rifiutare la mia condanna in contumacia, mentre la Corte d´appello aveva raccomandato il contrario. Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché la Corte della California ha respinto le numerose richieste della vittima di abbandonare definitivamente i procedimenti contro di me, al fine di risparmiarle i tormenti che attraversa ogni qualvolta questa vicenda viene evocata. Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché recentemente si è verificato un nuovo fatto di enorme importanza. Il 26 febbraio scorso, Roger Gunson, il procuratore distrettuale aggiunto incaricato dell´affaire nel 1977, ora in pensione, ha dichiarato sotto giuramento, davanti al giudice Mary Lou Villar e in presenza di David Walgren, l´attuale procuratore che in tutta libertà poteva contraddirlo e interrogarlo, che il 16 settembre 1977 il giudice Rittenband aveva dichiarato davanti a tutte le parti in causa che il mio periodo di incarcerazione a Chino corrispondeva alla totalità della condanna che dovevo scontare.
Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché la domanda di estradizione indirizzata alle autorità svizzere è basata su una menzogna. Nella stessa dichiarazione, Roger Gunson, il procuratore distrettuale aggiunto ora in pensione, ha inoltre detto che era falso affermare, come fa l´ufficio del procuratore distrettuale nella sua domanda di estradizione, che il tempo da me trascorso a Chino fosse destinato a una perizia psichiatrica. La suddetta richiesta sostiene che ero scappato per sfuggire alla condanna delle autorità giudiziarie, quando invece nel patteggiamento durante il processo avevo riconosciuto i fatti, e ero tornato negli Stati Uniti per scontarvi la mia pena. Mentre alla Corte non restava che confermare questo accordo, il giudice decise di respingerlo.
Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché per oltre 30 anni i miei avvocati non hanno mai smesso di mettere in evidenza che ero stato tradito dal giudice, il quale aveva giurato il falso, e che avevo scontato la mia condanna. Oggi, il procuratore distrettuale aggiunto che si era occupato dell´affaire negli anni Settanta, un uomo dalla reputazione irreprensibile, conferma sotto giuramento le mie dichiarazioni, il che apporta una luce del tutto nuova sulla vicenda. Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché le stesse cause producono oggi gli stessi effetti. Il nuovo procuratore distrettuale che ha chiesto la mia estradizione è in campagna elettorale e ha anch´egli bisogno di pubblicità!
Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché sono assegnato agli arresti domiciliari a Gstaad dopo aver versato un´elevatissima somma di denaro come cauzione, e questo mi ha obbligato a ipotecare l´appartamento in cui vivo da oltre 30 anni. Attualmente, mi trovo nell´impossibilità di lavorare e sono costretto a vivere lontano dalla mia famiglia. Non posso mantenere il silenzio più a lungo perché il procuratore distrettuale di Los Angeles si ostina a esigere la mia estradizione, sebbene il suo ufficio sia informato dei fatti e degli impegni che erano stati presi, e sebbene abbia già espiato la pena alla quale ero stato condannato. I procuratori incaricati dell´affaire l´hanno riconosciuto, uno davanti alle telecamere e l´altro sotto giuramento.
Ecco i fatti che desideravo farvi conoscere, nella speranza che la Svizzera riconoscerà che questa domanda di estradizione non si basa su alcuna giustificazione legale, e che potrò così ritrovare la pace, riunirmi alla mia famiglia, e vivere libero nel paese dove sono nato.