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 2010  maggio 03 Lunedì calendario

A SETTEMBRE IN CATTEDRA 25 MILA DOCENTI IN MENO

In tutto 25mila insegnanti in meno, 22mila in organico di diritto, cui si aggiungeranno altri 3.600 circa in organico di fatto. questo il dato complessivo che emerge dalla circolare 37 del 13 aprile 2010, che definisce le norme per il calcolo degli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico.
Il taglio non tocca la scuola dell’infanzia, nella quale sono invece previsti 560 posti in più. Il dato positivo, però, non comporta un aumento reale delle sezioni, ma solo il loro "consolidamento" in organico, trattandosi di posti già attivati.
Nella scuola primaria (-8.711 posti) è previsto l’aumento degli alunni per classe fino a un massimo di 26, elevabile a 27 in presenza di resti. Il calcolo del numero dei posti è effettuato moltiplicando il numero totale delle classi per 27 e dividendo il totale per 22 (orario di lezione), a prescindere dalle scelte fatte dalle famiglie sul modello orario (24, 27 oppure 30 ore). Scatta anche l’abolizione di tutte le compresenze e la riduzione del numero dei docenti specialisti di inglese.
Anche nelle scuole medie (secondaria di primo grado, -3.661 posti) aumentano gli alunni per le prime classi (il nuovo divisore passa da 25 a 27 alunni) mentre alle superiori (-13.746 posti), la circolare 37 dà attuazione ai recenti interventi di riforma del settore, dove i tagli più consistenti derivano dalle riduzioni dell’orario settimanale, in particolare negli istituti tecnici e professionali (si veda la pagina a fianco). Anche qui il divisore nelle prime classi passa da 25 a 27, fino a un massimo di trenta studenti per classe: secondo le vecchie regole il massimo era di 28.
La circolare, tuttavia, non è uscita in contemporanea con i regolamenti di riforma di licei, istituti tecnici e professionali, emanati con decreti del Presidente della Repubblica in data 15 marzo 2010 ma non ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (almeno fino a giovedì scorso ndr). Inoltre, il decreto interministeriale che la circolare dovrebbe trasmettere, non è stato emanato ma è «in via di perfezionamento in relazione al concerto con il ministero dell’Economia». In definitiva, la filiera normativa (circolare-decreto-legge) da cui dipende ciò che troveranno nelle classi prime delle superiori i ragazzi che oggi frequentano la terza media è al momento ancora basata su bozze e schemi provvisori.
Se la base normativa non sarà completata entro la scadenza della determinazione degli organici (giugno), è ipotizzabile un contenzioso da parte dei docenti in soprannumero. Questi potrebbero impugnare dinanzi al giudice del lavoro il trasferimento d’ufficio, sostenendone l’illegittimità perché adottato in esecuzione di una circolare basata su un decreto interministeriale inesistente.
Nel frattempo, però, le scuole potrebbero utilizzare la quota di autonomia del 20% dei curricoli, «previa delibera del collegio docenti». Ad esempio, negli istituti professionali, la quota dovrebbe servire a «potenziare gli insegnamenti obbligatori con particolare riferimento alle attività di laboratorio ». Si pensi che le lezioni tecnico-pratiche (laboratorio ed esercitazioni), attualmente di circa otto ore settimanali, subiscono con la riforma uno sfoltimento di cinque ore a settimana e saranno limitate a sole tre ore nelle prime classi del prossimo anno scolastico.
Altro punto di grande incertezza, sia per i docenti sia per le famiglie, è quello della revisione delle classi di concorso: il relativo regolamento è «tuttora in corso di definizione e non potrà trovare applicazione » per la definizione degli organici e per la conseguente mobilità del personale.
Pertanto, nelle prime si continueranno a utilizzare le attuali classi di concorso, in cui andranno a confluire le discipline relative al primo anno. Ma la tabella delle confluenze lascia alquanto perplessi: ad esempio, potrà insegnare «disegno e storia dell’arte» nella prima liceo scientifico non solo il docente abilitato in tale disciplina (caratterizzata dal disegno tecnico), ma anche l’abilitato in «disegno e storia del costume» (caratterizzata dal disegno di figurini di moda), senza che sia previsto alcun corso di riconversione professionale. Nicola Da Settimo • IL TEMPO PIENO RESISTE, LA CAMPANELLA ALLE 16.30 - Tutto più o meno confermato. Ma con tanta fatica, con meno insegnanti e più alunni per classe, con salti rocamboleschi per garantire il tempo pieno a tutti i bambini che ne avevano fatto richiesta, con l’aiuto economico dei genitori chiamati a versare al momento dell’iscrizione un "contributo volontario" e con una copertura dell’insegnamento specialistico di inglese quanto meno discutibile, dal momento che ai maestri basterà aver frequentato 30 ore di corso per poter far lezione ai piccolini di prima e seconda elementare.
I direttori didattici si apprestano dunque a tracciare – da qui alla fine di giugno ”le coordinate del prossimo anno scolastico con un realismo condito, in un taluni casi, da una venatura polemica, in altri da una rassegnata mestizia e in altri ancora – va detto a onor del vero – da un inguaribile ottimismo e da un amore viscerale per il mondo della scuola. Eppure il segno meno non può certo piacere ai presidi: l’organico della primaria è stato tagliato di 8.711 docenti.
La dotazione nelle regioni è stata decisa sulla base di una serie di indicatori determinati dal ministero, come la presenza di stranieri, di disabili, l’andamento delle iscrizioni negli anni precedenti, l’orografia del territorio e la densità abitativa. L’unilateralità della decisione dei tagli non è piaciuta ai sindacati che lamentano come alcune città – ad esempio Milano – si trovino una situazione drammatica. I docenti in meno nel capoluogo lombardo sulla carta sono 476, ma in realtà saranno 706. Grazie all’aumento dei bambini nelle classi e ai vincoli nelle iscrizioni fuori bacino, le richieste di tempo pieno dovrebbero essere tutte comunque soddisfatte.
Alla scuola Ruffini dell’Istituto Pascoli ci sarà addirittura una sezione di tempo pieno in più. Per fare fronte alle spese viene chiesto ai genitori in questi giorni un " contributo volontario" di 35 euro da pagare con bollettino postale e da presentare insieme alla conferma delle iscrizioni. I soldi serviranno ”tra l’altro ”per l’organizzazione di attività didattiche e formative e per l’acquisto e il rinnovo di materiali per i laboratori.
Al Secondo Istituto comprensivo di Scandicci Leonardo Camerlenghi l’anno prossimo ci saranno sei classi prime: una di modulo e cinque di tempo pieno (una classe di tempo pieno in più rispetto al passato). «L’offerta formativa dell’istituto resterà più o meno inalterata – spiega il direttore didattico Leonardo Camerlenghi ”. Questo anche grazie alla disponibilità dei docenti che, pur non ricevendo più la diaria, continuano a essere disponibili alle uscite, anche se meno che in passato». Anche alla direzione didattica di Sturla, un quartiere di Genova, viene sostanzialmente confermata la situazione dello scorso anno. «Eppure abbiamo 700 alunni – racconta la direttrice didattica Alba Benvenuto – e tutti gli anni facciamo i conti con un organico che sta scendendo». La direttrice didattica ha aumentato di una classe il tempo pieno, ma anche così qualche bambino è rimasto fuori. «Si tratta però di alunni fuori bacino – precisa – e le posso garantire di essermi accertata che ci fosse posto nelle sezioni di tempo pieno delle scuole limitrofe. Per quanto rigurada l’inglese, perdiamo un docente specialista ma ne abbiamo molti che stanno frequentando il corso».
L’inglese è uno dei nodi del prossimo settembre "sciolto" dal ministero in maniera che non convince chi da anni insegna questa materia. «La storia dell’inglese alle elementari è uno scandalo – commenta Silvia Minardi, presidente del Lend, il coordinamento degli insegnanti di lingua straniera ”. Il corso prevede la frequenza di 340 ore di lezione. Ora, una recentissima circolare del ministero dà la possibilità di insegnare in prima e in seconda elementare anche a chi ha frequentato appena 30 ore di corso. In questo mese dovrebbero partire i nuovi corsi per docenti che hanno una conoscenza zero della lingua, ea settembre tutti in cattedra a insegnarla». Francesca Barbiero