vanity, 3 maggio 2010
I debiti della Grecia
• La Grecia affronterà tre anni di calvario per restituire i 110 miliardi con cui Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea le eviteranno la bancarotta. I greci avevano intanto da restituire una tranche di debito da quasi 9 miliardi il prossimo 19 maggio, e dunque il fallimento era alle porte. Ma domenica scorsa è stato annunciato l’accordo: i soldi arriveranno ad Atene, ma in cambio l’Iva passerà dal 21 al 23%; alcol, sigarette, scommesse, benzina e generi di lusso saranno tassati; pensioni e stipendi saranno congelati per tre anni; nello stesso periodo chi prende una pensione lorda superiore ai 2.500 euro non incasserà più tredicesima e quattordicesima; chi prende una pensione lorda inferiore ai 2.500 euro, non prenderà pensione doppia a Natale e a giugno, ma solo 400 euro a dicembre e altri 200 euro a Pasqua e all’inizio dell’estate; idem per gli statali, con una barriera posta a tremila euro mensili lordi; chi sta sotto quella cifra riceverà a Natale un bonus da 500 euro e nelle altre due scadenze due bonus da 250; per gli altri, niente. Gli stipendi dei dipendenti pubblici saranno tagliati comunque di un quinto. L’età pensionabile sarà portata a 65 anni per uomini e donne e i contributi per conseguire il massimo della pensione dovranno essere versati non più per 35, ma per 40 anni. Sono anche previsti: mercato del lavoro più flessibile, con meno vincoli per licenziare, e una profonda riforma del sistema amministrativo con la soppressione di decine tra province e comuni. Uno dei punti chiave di questo programma è quello della tenuta sociale: qualche scontro s’è già verificato sabato scorso 1° maggio. Partiti di sinistra e sindacati ricordano che, se pure il debito greco è salito in questi anni a 300 miliardi, i profitti delle banche risultano il doppio di questa cifra. Sull’altro piatto della bilancia c’è la storia emblematica dell’isola di Aghios Stratis: cento abitanti, una scuola con dieci alunni, e 45 professori, stipendiati dallo Stato, mandati sul posto a insegnare. La questione se l’Italia sia oppure no una specie di Grecia sta in questi termini: siamo diversi da loro perché le nostre famiglie non sono così indebitate e il nostro sistema di piccole e medie imprese è molto più robusto della loro struttura industriale, imperniata in sostanza solo su turismo e immobiliare. Però i nostri due paesi si rassomigliano molto per debito pubblico, corruzione, inefficienza. [Giorgio Dell’Arti]