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 2010  maggio 03 Lunedì calendario

IL CAPITALE EROTICO CHE SEDUCE L´ECONOMIA

Finalmente una teoria economica e sociale all´altezza dell´Italia di Berlusconi, di Noemi e dei reality show come miraggio professionale. Dove parrucchini e botox a 70 anni, seni e nasi rifatti a 19, ragazzi e ragazze che sembrano esistere solo attraverso i photobook non sono il vacuo tributo ad un deprecabile mito dell´apparenza, ma un oculato investimento nella forma "più diffusa e democratica" di capitale: il capitale erotico. La teoria arriva da una sociologa della London School of Economics, Catherine Hakim, con un articolo sulla European Sociological Review: seguirà (l´anno prossimo) un libro. Ognuno di noi, di fronte alla vita e alla carriera, spiega la Hakim, dispone di un capitale economico (i soldi), di un capitale culturale (l´istruzione), di un capitale sociale (la propria rete di relazioni). Ma anche di un capitale erotico, poco studiato, ma altrettanto, anzi, sempre più cruciale per la vita e la carriera. Non è solo un problema di bellezza: insieme ad un bel viso, entrano nel mix un corpo sexy, fascino, vitalità, abilità nel presentarsi (trucco, vestiti, stile) e, alla fine, anche un´impressione di competenza sessuale. Il peso dei diversi ingredienti è diverso per ognuno di noi: conta il risultato complessivo, che, in una parola, possiamo, forse, definire la nostra "desiderabilità".
Essere attraenti paga (in vari sensi) ovviamente in termini di matrimonio, tuttora un meccanismo fondamentale per la promozione sociale femminile. Una ricerca americana mostra che le studentesse che, al liceo, risultavano disporre di maggior capitale erotico, si sono sposate prima e, 15 anni dopo, avevano un reddito superiore alle compagne meno piacenti. Ma anche sul lavoro. Un altro studio analizza il rapporto fra apparenza e reddito. E trova che persone bruttine o insignificanti guadagnano fino al 13 per cento in meno di chi ha un´apparenza "media" e che questi, a sua volta, guadagna fino al 10 per cento in meno di uomini e donne decisamente attraenti. Naturalmente, dipende anche dal lavoro che uno fa: una spogliarellista guadagna, probabilmente, più di una donna delle pulizie. Tuttavia, gli autori della ricerca registrano un "premio bellezza" anche nel complesso del mondo del lavoro.
Abbiamo sempre saputo, d´altra parte, che la "bella presenza" aiuta. Studi e ricerche registrano quanto questo elemento possa essere determinante nei colloqui di lavoro e, anche, negli esami a scuola o all´università. Nella società di oggi, con il boom (anche in termini di forza lavoro) dell´intrattenimento e, in generale, dei servizi diretti alla persona è diventata, in alcuni settori, fondamentale. E, nella moderna società dell´immagine, il numero di questi settori aumenta sempre di più, fino ad includere anche il giornalismo (televisivo) e la politica. La Hakim cita Obama, ma chiunque abbia seguito i dibattiti in corso nella campagna elettorale inglese avrà notato che Gordon Brown ha la sfortuna di essere premier al culmine di una recessione, ma, soprattutto, dispone di un capitale erotico vistosamente inferiore ai suoi rivali, il conservatore David Cameron e il liberale Nick Clegg.
Dicendo che il capitale erotico conta e pesa, la Hakim lo sdogana da ogni visione moralistica: apparire è un modo di farsi valere. Un´oca coscialunga o un bisonte con addominali d´acciaio giocano, in fondo, le carte che hanno. Con successo: sul mercato del lavoro, cosce e addominali possono valere quanto una laurea. Secondo una ricerca compiuta l´anno scorso, "l´effetto totale di un bel viso sul reddito è più o meno uguale a quello delle qualifiche scolastiche o della fiducia in se stessi". Prima di dichiarare la fine della civiltà, vale la pena di notare che, comunque, dicono i ricercatori, l´effetto del bel viso sul reddito è "largamente inferiore a quello dell´intelligenza".
Visto che una mente brillante non si costruisce su ordinazione, mentre un reggiseno di quarta misura sì, il proliferare di palestre e centri estetici intorno a casa vostra, insomma, non è l´effetto di una moda, ma la progressiva presa di coscienza della crescente importanza del capitale erotico e della disponibilità sul mercato dei suoi mezzi di produzione. Se esiste un capitale erotico, esiste, infatti, anche un capitalismo erotico, che non è l´industria del porno, ma quella della fitness, della chirurgia estetica, della cosmetica. La loro quota sul Pil nazionale è, probabilmente, in vertiginosa crescita. Per ora, tuttavia, in attesa del libro, Catherine Hakim preferisce puntare su un altro problema. Perché, visto che il capitale erotico non è più difficile da misurare, ad esempio, del capitale sociale (il proprio network di relazioni), è stato finora studiato così poco? Risposta: perché il potere lo hanno gli uomini e sono le donne ad avere più capitale erotico. Sicura? Non sarà, invece, perché, finora sono stati gli uomini ad avere il potere e la possibilità di ripagare il capitale erotico, più di quanto hanno potuto fare le donne? In fondo, la corsa degli uomini alle palestre e ai chirurghi estetici mostra che la situazione sta cambiando. E, dei cinque esempi che la Hakim fa, due (Obama e Beckham) sono uomini. Il capitale erotico, probabilmente, è più democratico di quanto pensi la stessa Hakim.