Leonard Berberi, Il Sole-24 Ore 3/5/2010;, 3 maggio 2010
NELLE RIMESSE UN «TESORO» DA 6,7 MILIARDI
Quasi mezzo punto percentuale di Pil italiano che se ne va via dal Paese. Verso l’Asia, soprattutto. In numeri, sei miliardi 752 milioni e rotti di euro. Soltanto nel 2009. A tanto ammontano le rimesse, cioè le quantità di denaro che gli stranieri che vivono nel nostro territorio inviano alle famiglie nei paesi d’origine. Il calcolo, su dati della Banca d’Italia, è contenuto nell’ultimo studio della Fondazione Leone Moressa di Mestre. Un valore, precisa la curatrice Valeria Benvenuti, che tiene conto soltanto dei canali ufficiali come le banche, le agenzie e le poste, e lascia fuori le vie informali: familiari, conoscenti e corrieri. «Se calcolassimo anche questi ultimi, il dato sarebbe superiore del 50%», aggiunge Carlo Devillanova, professore associato di Economia politica all’università Bocconi di Milano. In valore assoluto, le rimesse sono cresciute del 5,8% rispetto al 2008 e rappresentano lo 0,44% del prodotto interno lordo nazionale. «Ma questo non vuol dire che gli stranieri stiano resistendo meglio alla crisi», avverte la Benvenuti. Perché, fatto il calcolo pro-capite, cioè sulla base dei quasi quattro milioni di stranieri residentiinItaliaal1 ?gennaio2009(dati Istat), ogni immigrato ha inviato verso il proprio paese 1.735 euro.Rispetto all’anno precedente, il 6,7% in meno. Che si aggiunge al calo del 9,6% registrato nel 2008 sul 2007.
A livello territoriale, il Lazio continua a costituire il nocciolo duro delle rimesse. Nell’ultimo anno sono andati via quasi due miliardi di euro, pari al 27,7% del totale nazionale. Seguono, a distanza, la Lombardia (1 miliardo e 330 milioni di euro) e la Toscana (934 milioni). E se in Campania e in Puglia l’aumento rispetto al 2008 è stato quasi del 20%, Emilia Romagna e Umbria sono le uniche due aree che hanno visto una contrazione, rispettivamente, del 4,3 e del 2 per cento.
In generale, «il Mezzogiorno registra performance migliori rispetto al Nord Italia», sintetizza la Benvenuti. Il perché lo spiega il professor Devillanova: «Gli stranieri che vivono nel Centro- Sud vengono so-prattutto dall’Africa e la maggior parte vuole tornare nel paese d’origine dopo pochi anni. Questo li porta a mandare più denaro possibile. Nel Nord, invece, gli immigrati non solo arrivano da più lontano, ma hanno anche intenzione di rimanere da noi per molto tempo ».
Per la prima volta, però, c’è un nuovo fenomeno. «Storicamente, l’aumento della popolazione straniera in Italia ha provocato anche un aumento delle rimesse – dice la Benvenuti ”. Ma è soltanto nell’ultimo anno che si osserva una minore crescita dell’afflusso di denaro rispetto al trend dei residenti immigrati nel nostro territorio».
Le ragioni sarebbero due. «La prima è che la crisi ha costretto gli stranieri a ridurre quella parte di risparmio che negli anni precedenti inviavano nel paese d’origine. I soldi trattenuti oggi servono come garanzia per la sopravvivenza ». La seconda spiegazione risiede in quello che la curatrice del dossier chiama "progetto d’integrazione". «Il tentativo di stabilizzarsi in modo permanente in Italia – sottolinea ”è dimostrato dal forte incremento dei permessi di soggiorno per motivi familiari. Questo spinge gli immigrati non solo a tenere qui, ma anche a investire nel nostro Paese proprio quelle risorse che in situazioni diverse sarebbero andate all’estero».
A livello territoriale un dato balza all’occhio. quello relativo alla sola provincia di Prato. Nel 2009, in media, ogni immigrato residente nell’area ha mandato a casa qualcosa come 16.760 euro. Dieci volte più della media nazionale. «La presenza della comunità cinese influenza in modo decisivo il dato locale – continua la Benvenuti ”. Di fatto loro riescono a mandare a casa quasi tutto quello che guadagnano». Ed è cinese anche il primato nazionale: quasi un terzo del totale delle rimesse arriva proprio nella Repubblica Popolare. Su scala globale, la metà dei soldi inviati all’estero ha come destinazione l’Asia. Poi l’Europa (25%), l’America (13%) e l’Africa (12,4%). E se un asiatico riesce a mandare, in media, 5.428 euro, un immigrato europeo spedisce poco più di 800 euro.
«Se la crisi continua, le rimesse potrebbero subire una seria battuta d’arresto»,analizza la ricercatrice della Fondazione Moressa. Che poi fa una proposta: «Dato il valore economico dei soldi inviati all’estero, bisogna porsi il problema di come tenerseli qui. E questo si può fare solo con politiche pubbliche che incentivino gli stranieri a investire quel denaro nel nostro Paese». Insomma, la ripresa economica potrebbe passare per quel mezzo punto di Pil che ogni anno se ne va. «Non dimentichiamo però che le rimesse sono più vitali per i paesi poveri ”avverte il professor Devillanova ”. Non solo sono stabili nel tempo, ma spesso costituiscono l’unica forma di microcredito».