Frammenti, 3 maggio 2010
Tags : Salvatore Aragona
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ARAGONA
SALVATORE"
Enzo Brusca, per sottostare agli ordini del fratello Giovanni (che aveva fatto falsificare una cartella clinica per creargli l’alibi per un omicidio), nel suo casolare si sottopose all’incisione dell’inguine per provocare cicatrici compatibili con l’intervento documentato (il tutto con blanda anestesia locale), ma finì che il medico, Salvatore Aragona, provocò per errore una lesione a un nervo e dolori indicibili.
(Alfonso Sabella, Cacciatore di mafiosi, Mondadori 2008)
"Il fratello, per creargli un alibi per un omicidio, aveva ordinato a Salvatore Aragona (vedi scheda), medico nell’Ospedale Civico di Palermo, la falsificazione di
una cartella clinica in modo da documentare la
sottoposizione di Enzo a un intervento all’ernia inguinale proprio il giorno del delitto. Ma i magistrati
avevano scoperto la falsità del documento, e
Giovanni Brusca, per dare forza all’alibi, aveva avuto l’idea di farlo operare davvero per provocare
delle cicatrici compatibili con l’intervento descritto
in cartella. Se ne occupò sempre l’Aragona,
che si recò nel casolare dove stava trascorrendo
la latitanza, e praticando una blanda anestesia
locale, gli incise l’inguine in profondità, provocando
per errore una lesione a un nervo e dolori
indicibili" (VOCE: BRUSCA, ENZO)
(Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008)
"Nell’ultimo processo chiuso con sentenza definitiva per
mafia è stato inchiodato dalla microspia installata
dai ROS nella sua abitazione di via Cosmi 15, a
Palermo. Della cimice si liberò il 15 giugno 2001,
avvertito da un altro medico mafioso, Salvatore
Aragona, che a sua volta lo seppe da Domenico
Miceli (candidato nella lista del Cdu per le elezioni
regionali del 2001, tenute poco più di una settimana
dopo), a cui l’aveva detto l’allora candidato
alla presidenza della Regione Sicilia Salvatore
Cuffaro (o almeno così disse l’Aragona pentendosi,
vedi scheda). Nel medesimo processo i giudici
condannarono anche la moglie Giuseppa Greco
(del 56), e il figlio Francesco (dell’80), per concorso
esterno in associazione mafiosa, perché durante
la detenzione sofferta dall’Aragona nel biennio
1999-2000, quando andavano a trovarlo in carcere
lo mettevano al corrente di nuove imprese da taglieggiare sul suo territorio e s’incaricavano di
portare messaggi ad altri affiliati in libertà".
(VOCE: GUTTADAURO, GIUSEPPE)
(Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008)