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 2010  maggio 03 Lunedì calendario

2 articoli - «PORTAI GLI ASSEGNI AL MINISTERO E LI DIEDI A SCAJOLA PER IL ROGITO» – «Il giorno del rogito portai gli assegni circolari direttamente al ministero, dove si doveva stipulare l’atto

2 articoli - «PORTAI GLI ASSEGNI AL MINISTERO E LI DIEDI A SCAJOLA PER IL ROGITO» – «Il giorno del rogito portai gli assegni circolari direttamente al ministero, dove si doveva stipulare l’atto. Ricordo che erano presenti il ministro Claudio Scajola, le due venditrici e il notaio. Consegnai i titoli direttamente al ministro». Così, nel verbale del 23 aprile scorso, l’architetto Angelo Zampolini, accompagnato dal suo legale Grazia Volo, racconta il suo ruolo nell’operazione immobiliare del 2004 per l’acquisto dell’appartamento al Colosseo. E smentisce categoricamente la versione fornita dallo stesso ministro che ha escluso di aver ricevuto altri soldi oltre ai 610.000 euro che risultano nel documento notarile. Il racconto del professionista coincide con quello verbalizzato dalle due sorelle Papa, le proprietarie che si sono divise i 900.000 euro e li hanno depositati ognuna sui propri conti correnti. In quel momento Zampolini non sa che agli atti è già stata acquisita la testimonianza di Laid Ben Fathi Hidri, l’autista tunisino di Angelo Balducci che ebbe il compito di prelevare i soldi in contanti e di consegnarli al professionista, come del resto aveva già fatto molte volte in passato. «Vi darò una versione che non vi sembrerà credibile – quasi si giustifica – perché io quei soldi li ho ricevuti da un cittadino tunisino che collaborava con Anemone, ma non saprei come rintracciarlo». I magistrati lo informano che i carabinieri del Ros lo hanno rintracciato e soprattutto che l’uomo ha già ammesso di aver consegnato «buste dal contenuto sconosciuto a vari soggetti, alcuni anche ministri». Le case della «cricca » Tra loro ha fatto il nome dell’ex titolare delle Infrastrutture Pietro Lunardi che adesso dice: «Conosco Balducci e Anemone, ma con loro ho sempre avuto rapporti regolari». I magistrati appaiono interessati ad alcune operazioni immobiliari e in particolare ad un appartamento nel quartiere Monti, a Roma, che il figlio di Lunardi ha venduto a Claudio Rinaldi, il commissario per i Mondiali di nuoto indagato dai pm di Perugia con l’accusa di essere inserito nella «cricca». Vogliono chiarire i loro rapporti nell’ambito di un accertamento che riguarda tutti gli immobili gestiti dalla « cricca » . Quanto è stato scoperto sinora alimenta infatti il sospetto che in alcuni casi gli appartamenti siano stati utilizzati per ricompensare chi aveva consentito ad Anemone di aggiudicarsi appalti pubblici. L’attenzione si concentra su uno scritto, sequestrato a Balducci al momento dell’arresto, che sembra dimostrare come lo stesso Provveditore non sia in grado di giustificare alcune «entrate» finanziarie poi utilizzate per l’acquisto di immobili intestati ai figli. Case che, dice l’accusa, sono state comprate con il denaro messo a disposizione, almeno in parte, dall’imprenditore Diego Anemone. I finanziamenti occulti Nel giugno 2009 Balducci e gli altri scoprono che la procura di Roma sta indagando sulle concessioni per i Mondiali di nuoto e, come dimostrano le intercettazioni, cercano di approntare una difesa credibile. Il Provveditore contatta l’avvocato Patrizio Leozappa. Gli chiede un incontro insieme al commercialista Stefano Gazzani «in modo tale che noi abbiamo la possibilità di chiudere un documentino». Lo scritto, che doveva servire da promemoria interno, viene invece trovato dagli investigatori. La premessa è eloquente: «Le presenti note hanno l’obiettivo di illustrare in via di sintesi il quadro delle iniziative, aventi una certa rilevanza economica, intraprese nel corso degli ultimi anni dai componenti della famiglia dell’ingegner Angelo Balducci». Nel documento è scritto chiaramente come di alcune operazioni non ci sia traccia della provenienza dei soldi. Il primo capitolo sulle operazioni riguarda gli «Immobili intestati a Lorenzo Balducci», il figlio attore del provveditore alle opere pubbliche. Ed ecco l’annotazione: «Appartamenti di via della Pigna acquistati dalla società A.E.G. srl nell’anno 2004 al prezzo di euro 1.900.000 ( oltre Iva pari a euro 270.000). Furono pagati mediante mutuo bancario per euro 1.695.748 e con assegno bancario dell’ingegner Angelo Balducci per euro 270.000. La differenza di euro 204.251 deve essere giustificata. In atto non si forniscono indicazioni. Bisognerebbe consultare la venditrice A.E.G.. Appartamento di via Latina 43 con box in via Populonia 5 acquistato nel 2003 a prezzo di euro 86.000 da soggetti privati. Non c’è traccia nell’atto e nei conti bancari della famiglia di movimenti di tale cifra». Il secondo capitolo è invece dedicato agli «Immobili intestati a Filippo Balducci», l’altro figlio, socio di Anemone nel Salaria Sport Village. scritto: «Appartamento in via Aldo Manuzio 36, acquistato da privati nel 2000 al prezzo di 49.579 quietanzato in atto. Appartamento in via dei Cartari 11, acquistato al prezzo di 1milione di euro, del quale risulta pagato con assegno dell’ingegner Angelo Balducci solo euro 130.000. Il saldo fu corrisposto mediante assegni circolari tratti dal conto corrente dell’architetto Angelo Zampolini per complessivi euro 670.000. Di euro 200.000 a saldo dell’operazione non c’è traccia bancaria». Le modalità di questo acquisto sembrano ricalcare in fotocopia quelle seguite per acquistare l’appartamento intestato al ministro Claudio Scajola. Fiorenza Sarzanini DALLE SORELLE PAPA LA CONFERMA: LA FIRMA? IN VIA DELLA MERCEDE – La casa del ministro Claudio Scajola le due sorelle Papa l’avevano ereditata dalla mamma, Maria Fiamma Maione: una esuberante signora napoletana con esperienze nel cinema di cassetta morta il giorno dell’Epifania del 2003. Lì, a via del Fagutale 2, aveva sede la Mfm-cinetv srl società di doppiaggio, produzione ed eventi cinematografici, nata nel 1984 della Maione in società con le figlie Beatrice e Barbara. Il 31 gennaio del 2004 la società viene liquidata. A luglio l’incontro milionario con il cliente ministro e quel malloppo di assegni, 40 ciascuna, che le due versarono in banca facendo scattare l’allarme riciclaggio. Una decisione così lineare da sembrare naif in una storia ricca di scatole cinesi societarie, fondi neri e tante bugie. Il ministro ora è convinto che le Papa ricordino male. O mentano. Lo dice. Ma le due sorelle di quel rogito milionario hanno una memoria vivissima. E per tre volte mettono a verbale la verità imbarazzante per il titolare del dicastero dello Sviluppo economico: «Quegli assegni mi sono stati consegnati dal ministro Scajola». La maggiore, Beatrice, è il motore immobile dell’operazione. 46 anni, «disoccupata» di lusso, un appartamento suggestivo alle spalle di Piazza Farnese dove vive con il suo compagno, è lei a curare la vendita. Sua sorella Barbara, 42 anni, anche lei «disoccupata» e residente in una delle vie più esclusive della Capitale, dirà ai finanzieri del nucleo tributario di Roma: «Ho firmato solo carte». Beatrice la prima ad essere sentita il 23 marzo. «Riconosco i 40 assegni circolari che mi vengono esibiti in copia emessi dalla Deutsche Bank il 6 luglio 2004. Mi sono stati consegnati dal ministro Scajola che ha acquistato la nostra casa di famiglia per 1 milione e 700 mila euro». L’acconto, dice, «se non ricordo male mi fu versato nello studio del mio avvocato». Il 25 aggiunge: «Fu il ministro in occasione della stipula davanti al notaio Napoleone, scelto da lui, a consegnarmi gli assegni che mi avete mostrato mentre la restante parte mi è stata data in contanti». «Gli uffici dove ci siamo recati per la stipula erano in via della Mercede in una sala riunioni, penso, nella disponibilità del ministro». Barbara conferma. Qualche giorno dopo Beatrice rettifica: «La somma a me consegnata dal ministro era tutta in assegni». E cita come presente all’atto «anche il direttore dello sportello B della Deutsche Bank». Tutto verificabile. Tutte menzogne? Virginia Piccolillo