Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci si chiede se Gennaro ‘a Carogna sia un alieno sbucato dal nulla, un fantasma che non ha niente a che fare con la nostra vita di tutti i giorni — la nostra vita pubblica, intendo — oppure se rappresenti qualcosa di cui dovremmo alla fine prendere atto, una maschera tragicamente buffa che ci dice una verità, qualcosa che non vorremmo ascoltare ma che ci viene ripetuta con sempre maggiore frequenza e di cui fatichiamo a prendere atto.
• Il fatto che, sotto sotto, siamo governati dalla malavita.Qualcosa di più. Certo, senza voler sposare le tesi di quelli che vogliono leggere tutta la storia del Paese come lo svolgimento puntuale di un patto tra politici e criminali, come non ammettere che mafia, camorra, ‘ndrangheta e quant’altro sono di fatto un interlocutore dei nostri poteri pubblici? E sabato sera questo s’è visto, senza dubbio. Gennaro ‘a Carogna non aveva problemi a mostrarsi a viso aperto, con la maglietta che inneggiava all’assassino di un poliziotto. Lo fotografavano? Meglio, questo avrebbe aumentato il prestigio tra i suoi, l’unico incasso morale che gli interessava. Gennaro, inoltre, non aveva paura delle cosiddette autorità. Casomai, poteva preoccuparsi dei suoi colleghi tifosi. Potere napoletano contro potere fiorentino o romanista. Ma le autorità? Il capo della polizia, il presidente del Senato, il presidente del Consiglio? Ce ne fottiamo tranquillamente.
• E a ragione, visto che le autorità sono rimaste paralizzate.
E questo è un altro punto. Renzi ha poi detto di essere rimasto allo stadio a vedere la partita, perché «io non fuggo, non lo lascio a loro, ai violenti». E tuttavia: a parte il gesto dimostrativo di alzarsi ed andarsene (sulla cui efficacia c’è da discutere), il capo del governo avrebbe potuto, per esempio, dare ordini al capo della polizia, prendere su di sé la decisione di sospendere l’incontro (ammesso che fosse giusto), provvedere al licenziamento di qualche funzionario che magari non si era mosso bene, insomma darsi da fare, scuotere i vertici dello Stato, chiedere conto in prima persona di quanto era successo? No, assolutamente. In Italia il capo del governo è un mediatore tra i responsabili dei dicasteri, ha un vago potere di indirizzo e poco più, non può nemmeno mandar via i suoi collaboratori, cioè i ministri, che peraltro non nomina lui, ma il presidente della Repubblica. Questa prudenza, questa debolezza, provocata dal terrore di un accumulo di poteri che potesse farci ricadere in un fascismo, ha però via via prodotto uno sfaldamento dell’autorità, la quale non si sa più dove risieda. Quando nessuno comanda, qualcuno però comanda, perché nelle tribù umane, alla fine, del comando non si può fare a meno.
• Ed ecco la Carogna. Non comandando nessun altro, comanda lui.
Qualcosa del genere. Ora, supponiamo che il capo del governo, colpito dalla gravità dei fatti di sabato, voglia, per esempio, sospendere i campionati, rivedere a fondo tutto il sistema, mandare in fallimento le squadre con i bilanci disastrati e liquidare quelle altre per poi ripartire da zero. Supponiamo che voglia fare qualcosa che somigli all’azione della Thatcher dopo l’Heysel.
• Potrebbe?
Ma figuriamoci. Lei lo sta dicendo per assurdo, naturalmente, per paradosso. Certo. Ma non potrebbe farlo neppure se fosse giusto: le varie autonomie del calcio gli si rivolterebbero contro, i padroni delle società, i dirigenti del squadre, i procuratori, quelli delle scommesse, e tutti gli altri. Ed è la stessa cosa quando vuole cambiare la legge elettorale o riformare il Senato. Indipendentemente dal fatto che le riforme siano giuste o sbagliate sembra comunque impossibile farle perché a cambiar qualcosa si colpisce sempre qualcuno e l’interesse generale — se uno sapesse con sicurezza cos’è — è sempre in contrasto con qualunque interesse particolare. È il sistema italiano delle tribù. Tribù dei magistrati, tribù dei poliziotti, tribù dei giornalisti, tribù dei burocrati. Tribù sempre in lotta tra loro e sempre pronte ad accordarsi, preferibilmente sottobanco. La tribù delle tribù, cioè lo Stato, è stato vuotato di senso e di autorevolezza. Chi, in un sistema come questo, vorrà correre il rischio di assumersi una qualche responsabilità?
• Quindi la sequenza di Gennaro ‘a Carogna che concede la disputa della partita ed evita con un solo gesto un possibile massacro è una metafora del nostro sistema.
Purtroppo sì. Non ha visto che, dopo, le dichiarazioni della Carogna («non c’è stata nessuna trattativa») sono identiche a quelle del capo della polizia? La mancanza di autorità, la fuga dalla responsabilità insegnano a far politica. Politica all’italiana, si capisce.
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