Maurizio Piccirilli, Il Tempo 6/5/2014, 6 maggio 2014
TRENT’ANNI DI ORRORI E MATTANZE. IL MANIACO MAI SVELATO A PIENO
L’incubo del ritorno del «mostro» si allunga di nuovo, dopo trent’anni, sulle contrade fiorentine. Il Nightmare mai svelto appieno è «il mostro di Firenze» che nel lasso di sei lustri seminò morte con una brutalità degna di un film horror.
Sedici vittime del maniaco: tutte coppiette sorprese in luoghi appartati mentre, protetti dal buio e dalla vegetazione, si intrattenevano in tenere effusioni. Uccise da colpi di calibro 22 Long Rifle, esplosi da una Beretta divenuta la firma del mostro. Il quale non si limitava a uccidere. Mutilava le sue vittime: escissi con precisione maniacale e da mano esperta gli organi genitali femminili. Omicidi seriali che dal 1968 si sono succeduti a intervalli regolari fino al 1984. Un’ombra tenebrosa e sanguinaria si aggirava per le campagne di Scandicci, Signa, Borgo San Lorenzo, Calenzano. La paura serpeggiava in tutta la Toscana. Quando il sole cominciava la sua parabola e i suoi raggi arrossavano i viali di cipressi, gli stradelli di campagna diventavano neri stretti nell’abbraccio delle siepi di buxus, la gente si chiudeva in casa. Amanti e fidanzati evitavano gli incontri: non più per il timori di essere scoperti da parenti gelosi ma nel terrore di incappare nel maniaco che impugnava con una mano una pistola e con l’altra un bisturi. Un assassino che preferiva colpire sul finire della settimana, sabato e domenica giorni prediletti con alcune divagazioni truculente il giovedì e il venerdì. Da giugno a ottobre. Mai nel freddo inverno che spoglia gli alberi e quando le coppie evitano di appartarsi in campagna per il freddo e le strade fangose. Sedici vittime ma qualcuno arricchisce il tragico bottino con i delitti di prostitute e omosessuali dei quali mai sono stati individuati gli autori. È questo l’elemento che fa risvegliare la paura del mostro di Firenze e lega questo alle vittime del cimitero di Ugnano. Prostitute seviziate e crocifisse in un macabro rituale.
Qualcuno, però, può obiettare che, dopo anni di indagini a vuoto, di ipotesi fantastiche e suggestive, si è celebrato un processo, nei suoi tre gradi, e sono stati condannati tre uomini accusati di essere i «compagni di merende» autori di tanti massacri. Piero Pacciani, il Vampa, è il personaggio di spicco del trio delle «merende». Nel 1951 uccise un uomo che si era appartato con la sua fidanzata e dopo averlo massacrato costrinse la donna ad avere un rapporto sessuale con lui. Fu condannato a 13 anni e Pacciani li scontò per intero. E secondo gli inquirenti che lo accusarono dei delitti del mostro, con quegli omicidi il Vampa voleva rinverdire il ricordo e la soddisfazione del primo omicidio. Con lui fu condannata Mario Vanni, il portalettere inventore della definizione «compagni di merende«. Altro condannato Giancarlo Lotti, Katanga, unico reo confesso, costretto a partecipare alle mattanze perché ricattato per via del suo vizietto. Katanga fornì dettagli sugli omicidi così come fece un altro «compagno» di Pacciani, Fernando Pucci che pur essendo invalido era stato fatto partecipe di alcune aggressioni.
Ma la storia di questi personaggi presenta ancora molti lati oscuri e ancora più oscura è la morte, avvenuta un anno dopo l’ultimo omicidio attribuito al mostro di un medico perugino, Francesco Narducci, trovato morto nel Lago Trasimeno. Il medico fu collegato ai delitti del mostro da diversi indizi: telefonate anonime, intercettazioni. La figura di un dottore era stata ammessa dal Lotti che aveva dichiarato ai giudici che i feticci femminili espiantati durante gli omicidi erano stati venduti a un «dottore». Così prende corpo la pista satanica ma anche quella esoterica con frange della massoneria dedite a riti nel rispetto del simbolismo egizio e del culto di Mitra. A dare peso a questa ipotesi i cerchi di pietre trovati sul luogo del duplice omicidio di Calenzano, nel 1985, dove furono uccisi due turisti francesi. O la piramide di terracotta trovato sul luogo di un altro delitto del mostro.
Durante le indagini su Pacciani, poi, nella sua casa furono trovati alcuni libri satanisti, tanto da far pensare che i delitti rientrassero nella liturgia di una setta di cui Pacciani e Vanni facevano parte essendo frequentatori di «maghi e fattucchiere».
Altro elemento probatorio contro Pacciani fu la scoperta delle ingenti somme di denaro che il Vampa aveva ricevuto negli anni segnati dai delitti. Somme non più versate dopo l’ultimo omicidio del settembre 1985 in San Casciano Val di Pesa. Pacciani fu accusato solo nel 1991 per gli omicidi attribuiti al mostro. Da alcuni mesi era in carcere per aver stuprate le sue due figlie. Ma il Vampa, pur indagato resta libero e viene trovato morto nella sua casa di Mercatale il 22 febbraio 1998, in terra con i pantaloni abbassati e il maglione tirato su fino al collo, nel sangue un farmaco controindicato per chi, come lui, soffriva di cuore. Eliminato perché ormai non più utile e soprattutto pericoloso per i complici occulti dei delitti? Così anche la morte del medico Narducci un atto necessario per impedire di scoperchiare il vaso di Pandora del mostri di Firenze. E ora donne messe in croce, spogliate, violentate, seviziate con tagli e altro, il nastro adesivo a stringere polsi e gambe e chiudere la bocca. Il mostro si è risvegliato o ne è nato un altro nella contrada che vide dante partorire l’Inferno.
Maurizio Piccirilli