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 2014  maggio 06 Martedì calendario

Biografia di Erich Ludendorff

Kruszewnia (Prussia, attuale Polonia) 9 aprile 1865 – Tutzing (Germania) 20 dicembre 1937. Militare di carriera tedesco. Generale di brigata all’inizio della Prima guerra mondiale, vincitore a Liegi e a Tannenberg, dall’agosto 1916 e fino a pochi giorni prima dell’armistizio secondo solo a Hindenburg nella scala gerarchica dell’esercito tedesco, ma di fatto comandante in capo e principale stratega di quell’esercito. Teorico della guerra totale. «Grande solo nel momento del successo. Se le cose si mettono male perde la bussola» (il cancelliere Bethmann-Hollweg al responsabile della Marina presso il Kaiser nei primi tempi della guerra). • In fanteria dal 1883, tenente nel 1885, rapida carriera dal 1894 allo stato maggiore. Dal 1903 al 1914 diresse il settore mobilitazione e collaborò con Alfred von Schlieffen, autore del piano strategico che, partendo dal presupposto di una Germania schiacciata tra due potenze ostili, precedeva una guerra lampo contro la Francia per poi spostare l’esercito sul fonte orientale, contro la Russia.
• Generale di brigata allo scoppio della guerra in Europa, si distinse già dai primi mesi del conflitto per la spregiudicatezza e l’efficacia con cui metteva in pratica nuove tattiche e strategie. Quartiermastro della II armata, partecipò alla direzione delle operazioni vittoriose contro Liegi. Nell’agosto 1914 fu quindi mandato in Prussia orientale come capo di stato maggiore dell’VIII armata. Con l’anziano von Hindenburg, richiamato in servizio dal Kaiser Guglielmo II, fu l’artefice di tutte le grandi vittorie tedesche sul fronte orientale, prima fra tutte quella di Tannenberg che portò alla cattura di oltre 120.000 russi dell’armata del generale Samsonov e restituì la Prussia orientale alla Germania.
• Sempre al fianco di Hindenburg quando il feldmaresciallo fu chiamato a sostituire, nell’agosto 1916, il generale Erich Falkenhayn al comando supremo dell’esercito tedesco, fu sempre lui l’architetto della strategia militare tedesca durante la guerra: sostenitore della guerra sottomarina indiscriminata, fautore di una severa politica nei confronti di chi ipotizzasse la necessità di una pace negoziata (il cancelliere Bethmann-Hollweg fu forse la vittima più illustre della sua campagna). Il suo aiuto all’alleato austro-ungarico in difficoltà fu il più delle volte determinante: il successo, per gli imperi centrali, nello sfondamento delle linee italiane a Caporetto, nell’autunno del 1917, fu in larga misura merito delle sei divisioni scelte che aveva inviato sul fronte italiano per sostenere l’offensiva austriaca. Ebbe un ruolo chiave nell’accordo per l’armistizio di Brest-Litovsk che nel 1918 mise in ginocchio la Russia bolscevica.
• Anche le grandi offensive del 1918, che misero a dura prova la resistenza dell’Intesa, furono in larga parte opera sua. Era convinto che la Germania non potesse vincere la guerra, ma potesse ancora vincere la pace. A condizione di ottenere una grande vittoria sul fronte occidentale e trattare da una posizione di forza. E riteneva che la strada fosse quella di sconfiggere prima di tutto gli inglesi. Ma gli inglesi, sia pure a carissimo prezzo, tennero, e così pure i francesi, mentre si ingrossavano le fila degli americani, ormai impegnati anche in prima linea.
• «Il giorno più nero fu il 28 settembre (1918). Apparentemente privo di emozioni e dal fisico imponente, Ludendorff nascondeva, dietro a questa facciata, una profonda emotività. (…) Questa volta perse completamente le staffe dando la stura a una rabbia paranoica contro il Kaiser, il Reichstag, la marina e il fronte interno. I suoi collaboratori chiusero la porta dell’ufficio per soffocare il rumore delle urla fino a quando ritrovò, per la spossatezza, un atteggiamento più calmo. Alle sei emerse per scendere al piano inferiore del quartier generale dove si trovava la stanza di Hindenburg. Disse al vecchio feldmaresciallo che non c’erano alternative: bisognava chiedere l’armistizio (…) [H].
• Cambiò idea nei giorni seguenti, ritenendo eccessivamente penalizzanti le condizioni imposte dal presidente americano Wilson per l’armistizio. Arrivò a formulare un proclama, che diventò pubblico pur essendo stato bloccato da un ufficiale dello stato maggiore prima di essere diramato, che sfidava apertamente l’autorità politica, già pesantemente impegnata nel negoziato con Wilson, chiamando l’esercito a resistere e combattere fino alla fine. Fu la sua condanna: il 26 ottobre Guglielmo II, anch’egli irritato sentendosi scavalcato nella sua autorità, lo costrinse alle dimissioni.
• Rifugiatosi in Svezia dopo l’armistizio, scrisse numerosi articoli e libri che mitizzavano la condotta tedesca della guerra e attribuivano la sconfitta della Germania alla pugnalata alle spalle inflitta dalla sinistra interna all’esercito combattente. Divenne anche per questo, una volta tornato in patria nel 1920, un modello di riferimento per la destra revanscista e nazionalista. Fu a capo di un movimento di destra avverso alla Repubblica di Weimar ed ebbe frequenti contatti con Hitler nei primi anni Venti e fu coinvolto nel cosiddetto Putsch di Monaco, che fallì miseramente e per il quale fu assolto, unico tra gli imputati , dall’accusa di alto tradimento. Membro del Reichstag nel 1923 per il Partito nazional-socialista, si ritirò a vita privata dopo che, nel 1925, si vide sconfitto come candidato alla presidenza da Hindenburg, che gli era stato preferito dalle lobby militare e industriale.