Pina Picerno, Corriere della Sera 6/5/2014, 6 maggio 2014
IL PERCORSO POLITICO
Continuo a rivendicare — anche quando intellettuali come Aldo Grasso («Se nel carrello della spesa non c’è il senso del ridicolo», Corriere del 4 maggio) non concordano — gli 80 euro per i redditi medio-bassi come la prima volta in 36 anni in cui si aumenta il potere di acquisto netto delle buste paga dell’8,6%: il modo con cui l’ho fatto io non piace a Grasso,
ne prendo atto, ma è il merito del provvedimento che conta. E conta in maniera sostanziale per coloro che guadagnano meno di me, e decisamente meno di Grasso e di Piero Pelù. Nella sua rubrica Grasso ha poi voluto parlare del mio percorso politico con riferimenti che mi sono sembrati inutilmente maliziosi. Mi sono stupita soprattutto perché sono abituata a leggere un Grasso chiaro e diretto. Ma per la mia storia e il mio ruolo di responsabile Mezzogiorno e Legalità del Partito democratico non posso esimermi dal chiedere qualche spiegazione chiara su un passaggio. Quello in cui Grasso afferma: «Lei conosce come si fa politica dalle sue parti». Ritengo sia doveroso chiarire a cosa si riferisca Grasso. Intende evocare una facile sovrapposizione tra Sud e collusione? Oppure si tratta del solito, semplicistico e qualunquistico approccio, tendenzialmente razzista, nei confronti del Sud? Discutiamo su tutto, senza timore di dissentire. Ma attenzione a dare peso alle cose che si scrivono e si dicono sul Mezzogiorno. Sono disposta a sentirmi chiamare velina da Grillo, a subire l’ironia dei conservatori, a essere attaccata e perfino insultata per posizioni personali. Ma non posso sopportare che un giornale autorevole come il Corriere tratti in questi termini il Sud. Io so come sia difficile fare politica in contesti dove si deve presidiare con nettezza il confine tra illegalità e legalità. Ed è una difficoltà che, come ci raccontano le cronache, anche del Corriere della Sera , vale per il Sud come per il Nord del nostro Paese. Ma mi chiedo e chiedo a Grasso: avrebbe mai scritto, rivolgendosi a un politico settentrionale «come si fa politica dalle sue parti»? Il rischio, allora, è che non si abbia mai la capacità di cambiare abito – parafrasando Grasso – di abusare quindi degli stessi stereotipi che pare funzionino sempre, venendo meno al proprio ruolo, innanzitutto intellettuale, di capire e spiegare i fenomeni. Forse si dovrebbe cominciare a raccontare un Mezzogiorno diverso, che cambia, che combatte le sue battaglie di legalità spesso da solo.
Su Facebook mi sono permessa di ironizzare dicendo «sul Dolce Forno, da bambina degli anni 80, non si scherza, i giochi di infanzia sono una cosa seria». Temo che forse anagraficamente Grasso non solo dimostri di non saper raccontare questo (poco male) ma rischia di restare tanto indietro da non saper poi raccontare nemmeno l’idea di un Sud differente. E questo è decisamente più grave .
On. Pina Picierno, Pd
Da una laureata in Scienze della Comunicazione mi sarei aspettato una risposta più concisa e centrata. La storia dello scontrino da 80 euro e l’attacco a Piero Pelù per lesa maestà sono forme di politica pop (di retorica populista) non così distanti dalla soap opera. Andando in Europa, vogliamo volare un po’ più in alto? Quanto all’espressione «la politica fatta dalle sue parti», è stata usata in termini meramente geografici per sottolineare un parricidio simbolico avvenuto in loco: fare una tesi di laurea sul linguaggio politico di De Mita e poi attingere voti al suo stesso bacino elettorale mi sembrava una circostanza molto curiosa, anche dal punto di vista anagrafico. (a. g.)