Il Messaggero 6/5/2014, 6 maggio 2014
CRISTINA E LE ALTRE, IN OTTO ANNI IL MANIACO HA COLPITO 5 VOLTE
FIRENZE Ha 46 anni, è italiana, è una prostituta. Ieri pomeriggio gli uomini della Squadra Mobile di Firenze l’hanno cercata per mare e per monti. Non perché la sospettino di qualcosa, né perché possa aver conosciuto Cristina, la rumena seviziata e uccisa sotto il viadotto di Ugliano. L’hanno cercata perché è la sola in grado di dare indicazioni capaci di mettere la polizia sulle tracce del maniaco assassino. Un anno fa fu vittima di una violenza assai simile a quella che ha ucciso Cristina, i suoi ricordi possono risultare decisivi.
LA RICOSTRUZIONE
Avvenne nella notte fra il 26 e il 27 marzo del 2013: «Era un tipo fra i 50 e i 60 anni, piccolo, tarchiato, con pochi capelli, parlava italiano, aveva una machina bianca» disse quando gli agenti andarono a interrogarla all’ospedale. Raccontò di essere stata caricata in macchina da quel tipo che la portò nello stesso posto dove ieri è stato trovato il cadavere della giovane straniera. Fece mettere a verbale di aver ceduto alle sue strane richieste in cambio della promessa di molto denaro: si fece spogliare e legare alla sbarra che segna la fine della strada e l’inizio dei campi.
Fu seviziata allo stesso modo, con un oggetto metallico, e malmenata. E anche allora il maniaco l’abbandonò portandosi via i suoi vestiti. Riuscì però a conservare le forze per urlare così forte da farsi sentire da una donna che abita nelle case vicine al viadotto. La soccorsero, la liberarono, la salvarono portandola in ospedale: venti giorni di letto e di cure, poi fu dimessa. L’inchiesta si arenò quasi subito. Ora sono tornati da lei sperando che il tempo le abbia restituito la lucidità necessaria per far riemergere nuovi ricordi.
LA TESTIMONIANZA
Uno sforzo di memoria viene chiesto, in queste ore, anche a un’altra prostituta finita nelle grinfie di un maniaco nel 2008. Stesso posto, stesso rituale, stesse sevizie. Quella volta la donna riuscì a liberarsi da sola, a raggiungere - nuda, tremante e sanguinante - una villetta di Strada del Cimitero di Ugliano. Le indagini portarono all’arresto di un uomo, un rom, che però all’udienza preliminare fu prosciolto con formula piena: aveva un alibi di ferro, e soprattutto la sua «figura fisica» era del tutto diversa dall’idenikit del «mostro» fatto dalla vittima. Nessuno, fino a ieri, aveva messo in relazione l’episodio del 2008 con quello dello scorso anno. Adesso che Cristina Zamfir è morta l’ipotesi che ci sia la mano di una sola persona dietro queste storie di violenza è divenuta la più credibile, la più probabile. Anche perché a queste vicende ufficiali se ne aggiungono altre, molto recenti, raccontate da Pasquale Checcacci e da altre persone che abitano nella zona del viadotto di Ugliano. L’ultima un mese fa: «In pieno giorno abbiamo trovato una ragazza legata a un palo, proprio a due passi da dove hanno trovato la romena».
Le sciolsero i nodi che la bloccavano, le diedero dei vestiti, lei raccontò che un cliente l’aveva legata per non pagarla. Non parlò di violenze, o no volle parlarne. Pregò i suoi soccorritori di non chiamare la polizia: si fece dare gli spiccioli per un biglietto dell’autobus, e si dilegò. Quattro mesi fa (era gennaio) un’altro episodio simile. Senza denuncia: «Bussò alla nostra porta, era giovane, straniera. Era confusa, le proponemmo di portarla in ospedale, lei si accontentò di qualche abito promettendoci di riportarli. Non l’abbiamo più vista».